di Marco

Nel vedere le grandi città giapponesi, ricoperte oggi da strati di neon lampeggianti e vetrine colorate ricolme di videogames, verrebbe effettivamente da pensare che il paese dei severi Samurai abbia lasciato il passo alla modernità dimenticando, tra le altre cose, l’antica filosofia del Bushido: la via del guerriero che per secoli è stata invocata e onorata da una delle elites militari forse più affascinanti al mondo.

Quelli che hanno avuto modo di vedere il film “L’ultimo samurai“, del resto, si sono potuti fare un’idea del conflitto interno che da secoli attanaglia il Giappone. Chi, tra coloro che hanno guardato quest’opera cult, può dire di non essersi commosso nemmeno un po’ nel vedere uno sparuto gruppo di eroici Samurai caricare spada in pugno, consacrandosi alla morte, una modernissima armata dotata delle più feroci armi da fuoco (e sostenuta dai soliti politicanti in salsa USA)?

Il conflitto tra l’etica guerriera e la modernità si dimostra oggi più che mai universale e sarebbe sciocco pensare che riguardi solo il Giappone. Ne “L’ultimo samurai” è proprio un ufficiale USA a dimostrarci come la via della spada possa essere intrapresa da chiunque faccia propri quegli splendidi e severi principi di fedeltà, coraggio e onore, senza dimenticare però la cortesia, la compassione e l’onestà.

Al giorno d’oggi seguire il Bushido può sembrare un’ambizione modaiola orientalizzante, come definirsi Buddhista per poi ubriacarsi nella movida di ogni sabato sera. Effettivamente noi giovani occidentali siamo così assuefatti dalle bellezze di casa nostra che sentiamo il bisogno intrinseco di cercare nuovi stimoli, prendendo le bellezze altrui e storpiandole in caricature, un po’ come i coloni del Far West che organizzavano spettacoli comici tingendosi la faccia imitando i pellerossa.

Ma se si decide di interiorizzare seriamente la “via del Guerriero“, si ha l’occasione di riscoprire una realtà sopita anche nel nostro popolo. È la realtà di quei popoli di poeti e guerrieri, di strateghi e monaci, di filosofi e guerrieri arditi, e chi può affermare che questa descrizione non racchiuda al meglio sia lo spirito Giapponese che lo spirito Europeo e in particolare Italico?

Vivere il Bushido dunque, viverlo dentro di sè senza inutili esternazioni modaiole, ma come? Un aiuto ce lo da Alexei M. Russel nel suo “Manuale per il samurai del XXI secolo“. Tramite gli scritti del ronin Miyamoto e del generale Tsunetomo (autore dell’Hagakure) passando per Mishima e Dogen, questo studioso riesce a dare qualche spunto su come riuscire a vivere anche oggi seguendo i principi del Bushido, o quanto meno provandoci.

Il samurai è innanzitutto un guerriero, ed un guerriero dal fisico debole è un guerriero inutile, ecco quindi un punto concreto da cui iniziare: l’allenamento. La cura del proprio corpo non può essere lasciata al caso ma va cresciuta e sviluppata quotidianamente tramite sport e attività fisica, un corpo tonico ed efficace è la miglior arma per un guerriero, arma che va usata per difendere e aiutare e mai per opprimere, ma difendere con ferrea fermezza.

Difendere cosa però? Qui entra in gioco un secondo punto da interiorizzare, quello della Fedeltà. Il samurai è legato indissolubilmente al suo signore ed è pronto a difenderne la vita e l’onore. Difendere la famiglia o la propria comunità, difendere la Nazione, difendere un’Idea, questi sono i signori che abbiamo e questi sono i signori che dobbiamo essere pronti a difendere e a cui consacriamo la nostra fedeltà.

Concetti unicamente giapponesi? Per niente! Fides e Honor, Fedeltà e Onore, erano divinità estremamente care anche nelle legioni romane.

Ma il corpo è nulla se non se ne ha la padronanza, e la padronanza del corpo si esercita con l’allenamento della mente. In concreto la lettura quindi, lettura, riflessione e comprensione. Attraverso la lettura non solo accresciamo la nostra conoscenza e il nostro spirito ma acquisiamo anche delle doti pratiche: la dote del parlare bene e, talvolta, dello scrivere bene. La parola è essenziale per il Guerriero, prima della spada si sguaina la parola e l’utilità della scrittura è testimoniata dalle opere che grandi samurai come Miyamoto e Tsunetomo ci hanno lasciato, ma anche qui si può cercare riscontro di questi valori ben più vicino a noi: mentre Cesare combatteva in Gallia infatti, scriveva il ‘De bello Gallico’. Nella storia Romana troviamo anche molti altri personaggi che furono uomini ‘di spada e di penna’. Plinio il vecchio e lo stoico imperatore Marco Aurelio, ad esempio, non mettevano da parte la passione per la scrittura nemmeno durante le più dure campagne militari e le loro opere hanno lasciato un segno nella cultura classica Europea che perdura tuttora.

In conclusione, questa quarantena ha dato ai giovani molto tempo libero. Impiegarlo in allenamento, riflessione, lettura e aiuto alla propria comunità, è ciò che farebbe un seguace della “via del Guerriero”. Lo scrittore Dominique Venner affermava la necessità di essere ‘Samurai d’Occidente‘, di riscoprire le proprie tradizioni ribellandosi ad un mondo che ci vorrebbe snaturati e senza legami.

Interiorizzare il Bushido e farlo proprio non è impresa impossibile, è impresa che richiede volontà e fermezza. Se il piccolo grande Harukichi Shimoi è diventato Ardito d’Italia e legionario a Fiume bhè, allora un giovane Italiano può senz’altro diventare Samurai.