Di Saturno

George Orwell fu uno scrittore inglese le cui opere lo fecero passare alla storia. I suoi due più grandi capolavori sono stati La fattoria degli animali e 1984. Quest’ultimo narra di un mondo distopico diviso in tre superpotenze che si fanno guerra costantemente ed allo stesso tempo sorvegliano i propri cittadini fin dentro le case e fin dentro i loro pensieri grazie alla moderna tecnologia, alla psicopolizia e all’indottrinamento delle persone. In 1984 lo Stato è un totalitarismo che riesce non solo a censurare il presente, ma anche il passato, modificando o eliminando all’occorrenza tutti i documenti ed oggetti che possono dimostrare l’esistenza di una storia che al governo non piace. L’obiettivo di questo governo è quello di consolidare ulteriormente il potere eliminando ogni identità cancellando la storia, modificando i nomi dei luoghi e sostituendo la lingua autoctona con la neolingua. Essa consiste in una lingua artificiale a cui il governo cancella le parole, lasciandovene sempre meno e tutte docili, quindi niente parole come ribellione, così da rendere più semplice (quindi stupido) il modo di pensare delle persone rendendole docili (non puoi fare una cosa che non riesci a pensare).

Per capire 1984 bisogna capire Orwell. Egli fu un marxista, tant’è che si arruolò dalla parte dei repubblicani nella guerra civile spagnola. Ma, guardando a ciò che era diventata la Russia dopo la rivoluzione bolscevica, la condannò scrivendo anche le due opere sopracitate. Quello che credette essere un’utopia si palesò sotto forma di totalitarismo, repressione, falsificazione, corruzione del linguaggio e perdita di memoria storica; questo è l’URSS e questo è 1984.

Sebbene sia un’opera di fantasia nata come critica ad una dittatura comunista, si possono fare parecchie inquietanti analogie con il mondo moderno. Se nel libro la sorveglianza dei cittadini avviene in nome del socing (che sta per socialismo inglese, l’ideologia del governo dell’Oceania, la nazione in cui si svolge la narrazione), oggi essa avviene in nome del capitalismo e del politicamente corretto.

Ma chi, come e perché ci spia? In primis le grandi multinazionali, come Google, Apple, Amazon, Facebook, ecc. Esse offrono servizi (social network, app per chattare e videochiamare, email provider, ecc.) che le persone usano costantemente dandogli loro stesse i propri dati personali, anche inconsapevolmente. Basti pensare agli assistenti vocali come Alexa che ascoltano anche mentre non gli si sta parlando così da registrare più dati possibili da mandare ad Amazon. Oppure a Google, che raccoglie dati da telefoni e pc: cosa cercate su internet, cosa scrivete nelle email, che posti frequentate, cosa comprate, etc. Tutti questi dati vengono raccolti ed elaborati come big data per fare profili psicologici di ogni persona, e qui arriviamo al perché. Lo fanno per guadagnarci sopra in quanto, dopo aver raccolto le vostre informazioni personali, le rivendono a terzi così che possano indirizzare meglio la pubblicità mostrandovi solo ciò che potrebbe interessarvi.

Ma oltre alle multinazionali, la sorveglianza di massa è praticata anche da alcuni Stati. Ma se non ci facciamo illusioni su stati autoritari come la Cina, il problema è quando a fare ciò è uno Stato (teoricamente) democratico, come gli USA. Gli Stati Uniti con la scusa del terrorismo spiano sia i loro stessi cittadini (grazie al Patriot Act del 2001), sia quelli di altre nazioni. Molte cose a riguardo le conosciamo grazie ad Edward Snowden, un americano che lavorava per la CIA e l’NSA (National Security Agency). Egli, resosi conto della follia di questa sorveglianza di massa, è scappato dagli USA rivelando al mondo intero la verità. Ma non c’è da stupirsi, gli USA hanno da sempre cercato di governare il mondo senza farsi scrupoli, basti pensare azioni come il finanziamento ai Contras in Nicaragua o ai colpi di stato come quelli in Iran (‘53) e Guatemala (‘54). Per gli USA, l’informatica è solo l’ultimo strumento per mantenere il proprio dominio imperialista sul resto del globo.

Ma immaginate se anche il governo italiano sfruttasse una qualche emergenza (reale o anche fittizia, come quella del razzismo) per sorvegliare i propri cittadini. Già con l’emergenza virus si sta parlando di un’app che ci sorveglia (obbligatoria da scaricare) e braccialetti (stile arresti domiciliari) per gli anziani senza smartphone. E non dimentichiamoci della commissione Segre istituita col compito di “monitorare sui fenomeni di intolleranza”. O anche di tutte le proposte (sempre del PD) di istituire commissioni (o task force) contro le fake news, stile ministero della verità in 1984, dove a decidere cosa è vero e cosa no è il governo.

Sulla corruzione del linguaggio, Rutilio Sermonti scriveva già dal 2003: “il parlare degli italiani di oggi è addirittura devastato dall’inglese americano, che si comincia ad usare addirittura nei documenti e comunicazioni ufficiali”. Chissà come avrebbe reagito all’odierno uso di anglicismi divenuto sistematico. Ma oltre la globalizzazione (causa di ciò), a lordare il nostro vocabolario è il neofemminismo, con il suo demenziale odio verso le parole di sesso maschile, basti pensare a personaggi come Laura Boldrini e Virginia Raggi che parlano usando termini inesistenti come sindaca e ministra. Poi ci sono anche gli idioti che sostituiscono l’ultima lettera di una parola con un asterisco, così da non specificarne il sesso. E a questa corruzione del linguaggio l’Accademia della Crusca non si oppone (eccezzion fatta per gli asterischi), lasciando quindi morire la lingua di Dante in un’agonia merdosa e petalosa.

Per la (artificiosa) perdita di memoria storica si deve guardare a ciò che più fa infuriare la classe dirigente sinistroide. La disoccupazione? Il sistema scolastico inadeguato? La povertà? Nulla di ciò, la risposta è il Fascismo. Organizzazioni come ANPI e PD vogliono, proprio come l’ISIS(e il governo in 1984), cancellare tutti i resti di un passato che non approvano. Emblematico il caso della grottesca proposta, del deputato PD Emanuele Fiano, di sfregiare l’obelisco al Foro Italico (a Roma) per cancellarvi la scritta DVX. Ma queste inutili polemiche si hanno puntualmente anche in paesini come Villa Santamaria, dove la scritta DUX sulla parete di una montagna è ricomparsa dopo un restauro, scatenando le ire del PD che ha subito proposto di cancellarla. Ma l’odio della sinistra non è esclusivo per i monumenti, bensì si ha per ogni cosa contraria alla narrazione storica della religione antifascista, sia essa la presentazione di un libro che parla di crimini commessi da partigiani, sia essa la commemorazione di un defunto diciottenne assassinato a colpi di chiave inglese da terroristi antifascisti solo perché missino. Sermonti dice a riguardo: “una nazione è la sua storia, come un essere umano adulto è il risultato della sua vita da bambino, […] pervenutagli attraverso l’educazione e l’esempio, buoni o cattivi che fossero“. Un concetto tanto semplice quanto ovvio, ma non abbastanza da entrare in testa alla sinistra; se poi il Fascismo sia stato educazione ed esempio buono o cattivo è un altro discorso. Poi Rutilio conclude: “falsare la storia nazionale o provocarne l’oblio […], sopratutto se ciò è al servizio di interessi estranei e di parte, è quindi un infame delitto di lesa Patria“.

1984 è un’opera di fantasia che narra di un mondo fittizio, ma il monito che lancia resta ancora oggi attuale. La nostra società sta diventando sempre più sorvegliata e controllata così da poter influenzare le persone ed inculcarle in testa cosa pensare e cosa no. Ma, a differenza delle persone in 1984, noi siamo ancora in grado di reagire e combattere contro questo sistema malato fatto di censure, mancanza di privacy e commissioni bavaglio; questo è il dovere di ogni uomo libero.