Di Luca

Il termine cultura appartiene a quella innumerevole serie di parole delle quali oggi più che mai si abusa e viene mistificata, espropriata del suo significato, quello ancestrale, più puro e identitario.

La parola cultura deriva infatti dal latino colĕre ovvero coltivare, prendersi cura; nelle civiltà arcaiche faceva riferimento alla coltivazione stessa di un terreno per ottenerne frutto.

Questa parola assunse in seguito un significato molto più alto ovvero di formazione dell’uomo con l’obbiettivo dell’affinamento dello spirito.

Da coltivare prende anche origine un altro termine con significato sacrale culto inteso come cura verso gli Dèi.

La cultura simboleggia in una chiave fortemente identitaria quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume; i greci definivano la cultura come paidéia, cioè l’educazione proveniente dalle buone arti. In particolare, la filosofia che permetteva all’uomo di concepire la realtà del mondo che lo circonda e creare una comunità intesa come la più grande estensione dell’individuo in cerchio verso esseri a lui spiritualmente affini, con i quali condivide una serie di interessi comuni, la storia e, come direbbe Marinetti, coronati “da una stessa colorazione di orizzonti” cioè dalla loro presenza in un dato territorio con un destino da compiere unitamente.

Quindi la parola cultura, un tempo, aveva un significato molto più profondo di quello che gli si attribuisce al tempo odierno; era ciò che di fondamentale serviva all’uomo per crescere spiritualmente, concepire il mondo e soprattutto per far sì che potesse darsi una direzione, un orientamento che lo possa guidare, non solo con fini pratici nel lavoro o in qualunque altra attività, ma nella vita di ogni giorno.

Che forma assume al giorno d’oggi la cultura?

Il mondo è degenerato in un folle decadimento materialista e consumista, non possiamo sperare che inevitabilmente non si sia trascinato con sé anche la cultura.

Nel delirio del mondo moderno fra i mass media e l’egemonia culturale globalista prende vita una nuova forma di cultura o per meglio dire, sottocultura, che possiamo definire come cultura di massa.

La cultura di massa non è altro che un prodotto di una, come già detto, egemonia culturale, la quale, dotata di potentissimi mezzi di informazione riesce ad imporre la propria visione distorta del mondo alle masse, eliminando le culture già esistenti e le loro diversità per creare una piatta e grigia sottocultura globale.

Guarda caso, l’idea di cultura di massa va a braccetto con tutte le dottrine universaliste e mondialiste che mirano ad eliminare ogni sorta di identità, a partire dal marxismo fino al globalismo e alla open society di oggi.

Purtroppo, questa realtà si sta realizzando con molta facilità.

Le armi in sua dotazione sono formidabili, questo regime in cui ci ritroviamo detiene il controllo su tutti gli aspetti culturali a partire dall’istruzione, passando poi alla stampa ed ai media mainstream, alla televisione, al cinema, oggi anche ai social network, che potremmo definire, parlando in termini bellici, come un vero e proprio arsenale di testate atomiche dedicate alla guerra culturale.

Il loro esercito è composto da molte figure quali: presentatori TV, i Registi e gli sceneggiatori dei film, gli insegnati indottrinati sessantottini fino agli influencer i quali rappresentano oggi vere e proprie figure di riferimento per la gioventù, la quale prende loro come esempio ed i loro messaggi che sono chiaramente orientati con il fine di creare questa forma di sottocultura spicciola e priva di veri e sani valori.

Persino le stesse battaglie intraprese da queste masse asettiche sono futili e globalizzate, come abbiamo ben visto con l’avvento dei fridays for future, proteste prive di proposte concrete senza colori e distinzioni politiche, senza confini e completamente distaccate dalle ben più necessarie lotte per il riscatto nazionale di un popolo, un vero e proprio pericolo identitario che rischia di ricostruire qualcosa sulle macerie del loro mondo decaduto.

Tutto questo a quale scopo? Un appiattimento ed una cultura alla quale tutti si devono conformare, un nuovo stile di vita che tutti devono intraprendere.

Privi di ogni identità che li accomuna ad individui a loro affini, gli uomini dimenticheranno il concetto di comunità, non dirigeranno più le loro azioni per il bene e per il destino di essa, ed inizieranno a vivere esclusivamente per loro stessi in mezzo alle masse atomizzate, ingorde, in una società dedita all’individualismo, al materialismo ed al consumismo più sfrenato, senza etica e principi morali dove ognuno tira l’acqua al suo mulino.

Orwell scrive in 1984 “chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”, un riassunto della macchina del bispensiero.

Questo concetto, nonostante 1984 non fosse un manuale delle istruzioni, è il modus operandi principale di chi detiene oggi, specialmente in Italia, una egemonia culturale.

I principali obbiettivi sono i seguenti: il primo mira a creare una sovrastruttura nella storia dove viene attribuito in modo oserei dire fiabesco il ruolo del buono e del cattivo di turno dove il male, chiaramente, è impersonato da chi si fa promotore in qualunque epoca storica di valori e principi senza tempo che sono in netto contrasto con il mondo che vogliono creare.

Nei testi storici, per esempio, raccontando solamente fatti apparentemente negativi omettendo le ragioni di tali avvenimenti o azioni e limitandosi a spiegare che erano frutto di lavaggi del cervello, fanatismo e odio.

Così facendo colpevolizzano le persone del loro passato fino a farle arrivare al punto di aberrarlo e di vergognarsene, molto spesso, così tanto da non volerlo nemmeno approfondire.

In secondo piano, ma non meno importante, è il metodo di insegnamento di questo passato: la storia viene spoliticizzata e spogliata di ogni sentimento, le guerre romantiche, cavalleresche ed eroiche diventano inutili massacri; gli scultori ed i pittori, solamente gente abile con le mani; gli autori più importanti diventano personaggi con grande fantasia che sapevano mettere insieme le parole; delle poesie non si studia più il significato intrinseco, politico e spirituale, tantomeno si citano gli appelli che autori come Dante, Leopardi e D’Annunzio volevano lanciare alla gioventù.

Un insegnamento puramente nozionistico e scientifico che rende asettico qualunque argomento che viene così trattato e si perdono tutti quegli insegnamenti che realmente possono essere utili per affinare il proprio spirito, rinforzare il proprio pensiero e, non meno importante, per concepire una visione limpida e critica del mondo e dei suoi trascorsi.

Il motivo per il quale la loro dottrina attecchisce così bene nella società e viene accolta dai molti senza troppi problemi è semplice, al contrario di quella Fascista per esempio dove si parla di sacrificio, coraggio e volontà di combattere: il borghese medio preferisce vivere in un mondo governato dal denaro dove al posto di conquistare bisogna limitarsi ad acquistare, un mondo dei balocchi dove si può soddisfare ogni pulsione terrena e carnale; se ti va male la giornata ti perdi in un trip di allucinogeni, se ti va male con le donne puoi provarci con gli uomini o diventare donna perché no? Un mondo dove non devi rendere conto a nessuno: sei bella anche da grassa, piena di peli, con i capelli corti e fucsia assieme al tocco di classe della macchietta di sangue mestruale sui tuoi calzoncini bianchi.

Nulla di inventato, queste sono solo alcune delle lotte intraprese dai paladini del grigio frutto del parto di questo mondo moderno.

E se qualcuno prova a dire una parola fuori dal coro? Nessun problema, verrà emarginato e bollato come un hater.

In sostanza puoi fare ciò che vuoi e nessuno ti può giudicare.

Gli stili di vita propinati sono sostanzialmente semplici: non devi crescere e non devi migliorarti.

Il tuo status? Sarà composto da ciò che indossi e la tua vita sarà, senza alcun preconcetto morale, una grande corsa incontro ai falsi orizzonti di mode da seguire e di oggetti must have da possedere che si spostano sempre più lontano.

Per paura di essere emarginato da questa massa, l’uomo in quanto animale sociale, non vuole essere escluso dal gregge, preferisce conformarsi anche se sa di doversi abbassare ad un livello inferiore.

Il conformismo è proprio alla base della cultura di massa, che per diventare tale necessita di quest’ultimo.

La piovra fa scivolare i suoi tentacoli in ogni ramo della società, lavora nell’ombra per distruggere ed annebbiare le menti di milioni di persone facendoci ingoiare però la pillola giorno dopo giorno, con un po’ di zucchero per addolcire l’amaro boccone.

L’individuo perdendo il legame con il suo passato che definisce la sua identità o, ancora peggio, percependolo in maniera distorta, non sarà in grado di capire chi è, ne sarà in grado di rispettare i suoi fratelli e sorelle, dal nord al sud dell’Italia nel nostro caso, con i quali condivide una storia comune.

Dove vai se non sai da dove vieni? infatti è uno dei punti fondamentali del programma del Blocco Studentesco.

La cultura assume allora in questo mondo moderno anch’essa una forma analoga che rispecchia i bis-valori di questo mondo consumistico tanto da degenerare in un puro titolo personale e bagaglio da sfoggiare, come un vero e proprio status symbol, accoppiato ad un paio di occhiali davanti ad una bella ragazza per fare colpo.

La cultura viene resa oggi quantificabile, diventa un mero numero di libri che si sono letti, non importa se non si è capito niente da essi o se provengono da qualche moderno scrittorino di poco conto; diventa un numero di nozioni che si sono apprese, non importa se non hanno applicazioni pratiche.

Proprio da questo modo di vedere la conoscenza nasce la figura dell’intellettuale, tanto disprezzata da Giovanni Gentile che definisce il letterato come “un prodotto indesiderato del Risorgimento”; l’intellettuale è colui che lascia le fumose barricate della strada per salire alla balconata e guardare tutto dall’alto senza prendere posizione, limitandosi a contemplare ed a giudicare l’operato degli uni e degli altri.

Mishima condannava anche la figura dell’intellettuale che pensa solamente ad accrescere la sua conoscenza e tralascia la cura del corpo, il quale deve essere l’immagine dei valori che incarna lo spirito.

Parlava di questo in Sole e acciaio, della persona, nello specifico dell’io come un edificio, una casa e del corpo come il giardino che lo circondava. 

Parla di coltivare se stesso con il sole e con l’acciaio che identifica come il materiale della zappa e della falce necessario per curare il giardino che circonda il suo io, acciaio che diventa la ghisa dei pesi che utilizzava per allenarsi e forgiare il suo corpo forte e sano, degno di un destino eroico.

Un altro dei punti fondamentali del Blocco Studentesco è infatti Semper Adamas, ovvero l’aumento di educazione fisica nelle scuole per avere una Mens sana in Corpore sano.

Il pensiero è molto diverso dalla conoscenza, il pensiero è un qualcosa di dinamico, è un qualcosa che si realizza e che è in grado di realizzare.

È proprio il pensiero che guida l’azione.

Il Prof. Gentile vedeva l’atto del pensiero già come una costruzione di qualcosa, il pensiero allora è esso stesso azione, poiché con il pensiero ho creato qualcosa.

Leggere tanti libri, studiare la filosofia e la storia solamente per riempirsi il cervello di nozioni da sfoggiare per sentirsi migliori di fronte alle masse stolte è completamente inutile e nocivo.

“Con la trigonometria non si sbaragliano gli eserciti nemici minaccianti i confini della Patria; ma senza la trigonometria non si regolano i tiri delle artiglierie. La polemica si rivolge contro tutti gli uomini che esauriscono la loro vita spirituale dentro l’esercizio di attività intellettuali astratte e remote dalla realtà, in cui ogni uomo deve sentire piantate la propria esistenza; e quindi contro certi atteggiamenti che in cotesti uomini assume l’esercizio della vita spirituale” afferma Gentile in Pensiero e Azione.

La cultura fine a se stessa è inutile. È utile solo se ha fini pratici.

Essa trova una applicazione pratica solamente dal momento in cui questo studio affina il pensiero e lo spirito, creando un orientamento per le azioni e per la vita di ogni giorno.

Il pensiero senza l’azione è vano, ma lo è anche l’azione priva di un orientamento, la quale se scaturita dall’istinto e dalla impulsività si annullerà con se stessa, poiché priva di ogni presupposto costruttivo.

È come studiare teoria della scuola guida senza mai poi mettersi al volante, ma vantarsi ugualmente di sapere guidare una macchina.

Gentile fa poi un’altra critica che ogni Fascista degno di questo nome deve tenere bene a mente: “Antiintellettualismo non vuol dire, come crede il più ignorante Fascista gongolante di gioia, quante volte si sente autorizzato dal Duce a infischiarsi della scienza e della filosofia, non vuol dire che davvero si neghi ogni valore al pensiero ed a quelle forme superiori della cultura in cui il pensiero si potenzia”.

Lo Stato ha il compito di forgiare e temprare lo spirito della nazione.

L’attuale regime si preoccupa di servire la solita minestrina pronta in salsa antifascista volta a riempire la calotta cranica degli individui di dogmi e nozioni, troppo spesso completamente incoerenti con la realtà dei fatti, per far sì che gli studenti nemmeno debbano ragionare su ciò che raccontano.

Lo Stato Etico Fascista, al contrario, proponeva una dottrina con la quale ogni individuo può poi dirigere il suo pensiero e le sue azioni nel rispetto e nell’interesse di una comunità che va oltre a quello di ogni individuo e gruppo di individui che la compongono.

È nostro compito ergerci come colonne di marmo in questa sudicia palude di cultura spicciola, ma non è cosa facile.

La guerra che affrontiamo ai nostri tempi non si fa con fucili e pallottole ma si combatterà con altri metodi altrettanto letali.

Se un libro è una pistola carica lo è anche nelle mani del nemico.

La battaglia culturale che affrontiamo giorno dopo giorno è resa più difficile dalla censura mediatica, e non solo, alla quale siamo sottoposti: per esempio, basti pensare ai fatti del Salone del Libro di Torino dove alla casa editrice Altaforte è stato revocato l’invito e gli è stata impedita la partecipazione.

Tutto questo accanimento da parte di una certa classe politica deve farci riflettere: siamo scomodi e facciamo paura. Il luogo comune, secondo il quale i Fascisti sono ignoranti e bruciavano i libri, che da anni viene propinato alla società non regge più all’evidenza dei fatti: la formazione culturale è il fulcro della nuova giovinezza e guida la nostra azione, come gonfie vele che ben orientate dirigono inevitabilmente la nostra nave verso un orizzonte di vittoria.