Di Alberto

Qualche settimana fa è stata ufficializzata la vendita di due Fregate Europee Multi-Missione (FREMM) – costruite da Fincantieri e destinate inizialmente alla nostra Marina – all’Egitto.

Le FREMM sono frutto di un progetto italo-francese che prevedeva la costruzione di dieci navi per la Marina Militare e di otto per la Marine Nationale francese. Le navi hanno una concezione stealth per rendere minima l’individuazione da parte dei radar e sono dotate di sistemi di ultima generazione

La notizia della vendita all’Egitto, che ormai da anni sta modernizzando e ampliando il proprio apparato militare, è stato oggetto di accese polemiche tra chi ritiene impensabile fare accordi con l’Egitto dopo il caso Regeni e chi, dall’altra parte, sostiene che la vendita sia un opportunità visto che il paese arabo intende intraprendere altri accordi con l’Italia nel campo dell’industria militare (si parla di un ulteriore commessa all’Italia che comprende caccia, navi da guerra e addirittura un satellite).

In pochi però si sono chiesti cosa comporterà questa (s)vendita per la nostra Marina Militare.

È in atto già da tempo un processo di ridimensionamento di personale e mezzi per la Marina e privarsi di ulteriori mezzi limiterebbe non poco le nostre capacità militari.

È impensabile per una Nazione come l’Italia, circondata dal mare, depotenziare la propria componente navale, unico vero mezzo di proiezione per difendere e tutelare gli interessi nazionali nel Mediterraneo.

Una data parte politica, ormai da anni, vuole mostrare le nostre Forze Armate come uno strumento imbelle, relegato ad attività di polizia e di controllo dell’ordine pubblico.

La crescente limitazione dell’Italia nello scacchiere geopolitico si è vista in Libia, dove l’influenza italiana è stata sostituita in pochi mesi dalla Turchia, vero attore geopolitico che sta iniziando a fare da padrone nel Mediterraneo.

Se non avverrà un’inversione di tendenza, a breve l’Italia si troverà incapace di farsi valere a livello internazionale.