Di Saturno

Nell’odierna società c’è il comune credo (falso ed antistorico) che i romani siano stati gli autori (o quantomeno i complici) del deicidio di Gesù Cristo, colpa che viene attribuita specialmente alla figura di Ponzio Pilato, mio corregionale abruzzese all’epoca governatore della Giudea.

Al tempo del processo di Gesù, la Giudea non era ancora una provincia romana annessa all’Impero, ma era foederata, cioè alleata di Roma da un trattato (foedus). Il rappresentante del proconsole (quale era Pilato) aveva quindi giurisdizione politico-militare solo sui delitti di infedeltà a tale trattato (e quindi a Roma), mentre per gli altri di delitti (come quelli di sacrilegio contro la legge di Mosè degli antichi israeliti) ad occuparsene era la locale autorità ebraica, cioè del Sinedrio di Gerusalemme (un organo ebraico, e non romano, che gestiva la giustizia ed emanava leggi).

Ed infatti ad arrestare Gesù non furono i soldati romani, bensì le guardie del Sinedrio, che poi lo portarono da Pilato per cercare di farlo condannare a morte. L’accusa che gli mossero contro non era quella di sacrilegio contro la legge di Mosè, ma di sedizione contro Roma, questo perché, come già detto, il rappresentante del proconsole aveva giurisdizione solo sui delitti di infedeltà al foedus. Pilato ha interrogato l’imputato per poi sentenziare che “io trovo quest’uomo immune da colpa”. Dopo le insistenze degli accusatori che affermavano che Cristo si sarebbe proclamato re, Pilato rispose semicitando Cristo stesso “ma il suo regno non è di questa Terra”. Pilato, sentendo che tale delitto si sarebbe compiuto in Galilea, rispose che egli non aveva autorità su quel territorio e che quindi loro si sarebbero dovuti rivolgere a Erode Antipa, tetrarca (re) di Galilea. Re Erode aveva fino a quel momento cattivi rapporti con Pilato, ma dopo essersi rifiutato anche lui di condannare a morte Gesù “in quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c’era stata inimicizia tra loro” (citazione di Luca 23,6-12).

Arrivato il giorno della Pasqua ebraica, si sarebbe svolta la tradizione di far scegliere alla folla fra due imputati quale dei due sarebbe stato amnistiato dalla condanna a morte. Pilato, sapendo che Gesù era molto popolare (motivo per il quale il Sinedrio lo odiava), decise di ricorrere al popolo per farlo liberare (rispettando la legge). Il Sinedrio, a cui di certo non mancava malizia, fece riempire in anticipo la piazza con servitori e clienti. E fu così che, inaspettatamente, la piazza scelse di liberare Barabba (ladro e assassino) al posto di Gesù. Dopo la condanna del popolo (e non di Pilato), egli non aveva più nessun mezzo giuridico per impedire l’assassinio di Cristo, disse quindi “io sono innocente del sangue di quel giusto”.

Dopo la condanna popolare, Pilato fece la famosa lavata di mani, gesto (ed anche modo di dire) oggi visto ed usato negativamente col significato di volersi estraniare dalle proprie responsabilità. Per i romani questo gesto aveva tutt’altro significato, esso veniva effettuato con un’acqua definita lustrale (purificatoria) e fatto per purificarsi da qualcosa di indegno, impuro, sporco; Pilato, probabilmente, lo fece in pubblico per recare offesa alle persone presenti, come a voler dire che lui non vuole essere contaminato da loro e dal loro gesto ingiusto.

Come ultimo gesto di Pilato verso Gesù, egli ordinò che sulla tabella del patibolo venisse scritto “Gesù il Nazareno, Re dei Giudei” (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum) e quando il Sinedrio chiese di cambiare la scritta in “preteso re”, lui rifiutò rispondendo “quello che ho scritto, ho scritto” (Quod scripsi, scripsi).

Nei vangeli non si trova nessuna affermazione di Pilato che non sia in difesa di Cristo, che ha sempre ritenuto innocente e che ha sempre difeso al limite delle sue possibilità politiche. Fu il Sinedrio, e non i romani o nello specifico Ponzio Pilato, a condannare a morte Gesù. I romani sono stati il più civile dei popoli al mondo, con un sistema di leggi e diritti sofisticatissimo, non proprio dei matti che davano pene di morte a destra e a manca (specialmente per motivi religiosi). Concludo dicendo che Ponzio Pilato, nella Chiesa ortodossa etiope, è chiamato San Ponzio in quanto è stato da loro canonizzato nel VI secolo a livello di Santo.