Di Jennifer

È di qualche giorno un articolo della Lines, importante marchio italiano di assorbenti e igiene intimo per lo più femminile, sull’orientamento sessuale e l’identità di genere che ha dato spazio a varie polemiche. Sostanzialmente, nel post si allude ad una ideologia filo transgender, sottolineando che anche gli uomini possono avere il ciclo mestruale. Dietro queste parole si cela il ridondante ritornello di quella battaglia ideologica, senza capo né coda, secondo la quale alcune persone non stanno bene nel loro corpo.

Così, anche la Lines, si allinea all’infiocchettata ideologia gender proiettandoci in un mondo in cui il concetto di maschio e femmina sono sempre più stereotipati ed un tabù.

Il primo punto insignificante di tale articolo è l’ostentazione di un mainstream democratico: si nega che si possa nascere o maschi o femmine a sostegno del fatto che l’identità si possa scegliere nel corso della vita seguendo le nostre pulsioni. Tutto molto bello, se fossimo nel Fantabosco.

La frase che però lascia più a desiderare, che sa veramente di buonismo finto, una recitazione fatta male di una parte imposta dall’ideologia di mercato è questa: “Così come ci sono donne che non hanno il ciclo, ci son uomini che lo hanno anche non sentendosi donne.”

A questo punto è facile capire come questa battaglia sia inconsistente perché priva di principi e sostenuta forzatamente da chiunque deve mostrare quanto sia politicamente corretto ma in realtà pensa solo a vendere. Anche chi produce assorbenti ora ci viene a dare lezioni di moralismo e tutto questo rientra nel grande progetto di automatizzare le menti, attraverso la televisione, i social e attraverso la degenerazione del sistema di educazione scolastico.

Una battaglia che, insieme a quella femminista, mina i costumi e le peculiarità femminili ridicolizzandoli come successo con la campagna #bepositive, con la lotta contro la tampon tax, con le manifestazioni pro aborto.

Il genere esiste, è un fattore biologico, fisico e mentale e non può essere affossato in lode di un ciarpame ideologico insensato – soprattutto se privo di fondamento – ma sostenuto da bandierine arcobaleno e dai grandi marchi che non vedono l’ora di apparire pieni di principi che siano slegati dalle mere logiche di vendita.