di Alessia

Con la parola terrorismo si definisce l’uso calcolato della violenza col fine di raggiungere obiettivi di tipo politico, religioso, tramite coercizione, sopraffazione, insediando il panico.

È oramai diventata una costante storica considerare terrorismo ogni azione rivolta all’Occidente, escludendo tutto ciò che i maggiori stati guerrafondai fanno mirando verso oriente.

Il terrorismo occidentale, che qualcuno provò a chiamare “guerra a bassa intensità”, un terrorismo che non risuona nelle televisioni europee, perché non si tratta della sede di Charlie Hebdo, né di Bruxelles, Londra, o Stoccolma. È una guerra silenziosa, che non scuote l’opinione pubblica, praticata in quei Paesi dove i civili e le istituzioni vengono imbavagliati e schiacciati senza che facciano rumore.

Per gli Stati Uniti il terrorismo è considerato una minaccia già a partire dalle prime amministrazioni degli anni ’80, come quella Reagan. Parliamo di una Nazione che considera il terrorismo islamico il male assoluto ma che fonda i suoi principali rapporti internazionali con il più grande Stato fondamentalista esistente, l’Arabia Saudita, dove ad esempio le donne hanno ottenuto il diritto di guidare solo nel 2017.

Queste sono Nazioni che promettono di estirpare la malata radice del terrorismo e al tempo stesso la alimentano seminando odio e prevaricazione.

Come poi non citare Israele, che durante l’Operazione Piombo Fuso in Palestina fece 1400 morti, impiegando munizioni al fosforo bianco mirando volontariamente civili, scuole, edifici. A chi non fosse noto, il fosforo bianco è un’arma chimica, utilizzata anche dagli Stati Uniti nella strage di Fallujah, di cui la convenzione di Ginevra vieta l’utilizzo perché data la sua composizione è in grado di fondere i tessuti, la carne, le ossa, oltre ad essere cancerogena e radioattiva per l’uomo e l’ambiente.

Un altro episodio di terrorismo occidentale è stato il bombardamento di Al-Shifa, quando l’amministrazione Clinton annientò il più grande impianto farmaceutico del Sudan, che forniva al paese il 90% dei prodotti a prezzo accessibile, che ebbe come conseguenza un aumento del numero di vittime sudanesi a causa dell’assenza di farmaci, il tutto nel silenzio generale.

La stessa amministrazione Clinton fu prima protagonista della devastazione della società irachena, per poi appoggiare Saddam Hussein nel massacro dei curdi. La guerra in Iraq portò alla morte mezzo milione di bambini per via delle sanzioni, giustificate dall’ex segretario di Stato, Madeleine Albright, che davanti a queste morti affermò “È stata una scelta difficile, ma quanto al prezzo pensiamo che ne valesse la pena”.

L’elenco dei crimini di guerra legati al terrorismo commessi dall’Occidente è vasto e ben distante dalla sedicente narrazione dei media tradizionali.

Va da sé che il terrorismo islamico sia nella maggior parte dei casi il prodotto di un terrorismo ancor più grande, la conseguenza indiretta di anni di oppressione e violenza, di chi attenta ai diritti e alla dignità dei popoli. Serve perciò prendere consapevolezza di quelle che sono le reali politiche estere dei Paesi occidentali e i sistemi di rapporti internazionali tra questi, per poter analizzare razionalmente i fatti. Ogni Nazione se attaccata ha diritto di difendersi: se ognuna di esse dovesse agire secondo la dottrina enunciata dalle potenze occidentali, allora Paesi come Nicaragua, Indonesia, Libano e Palestina avrebbero dovuto scagliare il loro risentimento con bombe e ordigni bellici contro le potenze che hanno stuprato e devastato i loro popoli.

Non possiamo allora che guardare con ammirazione a chi combatte per la libertà della propria terra, contro un terrorismo sanguinario dettato da sterili mire imperialiste.