Di Andrea

Il 14 settembre è la data scelta per la riapertura delle scuole. Nonostante la proclamata fermezza e sicurezza del ministro Azzolina la situazione non sembra essere sotto controllo e i vari presidi hanno espresso le loro perplessità e preoccupazioni: ritardo della consegna degli ormai famosi banchi monoposto, assenza di aule e professori già dal primo giorno, vista la mancanza di migliaia di supplenti e rischi di contagio.

Diverse regioni hanno già richiesto ed ottenuto il rinvio della riapertura per fine settembre, visto che in più di sei mesi di tempo il MIUR non è riuscito a tenere fede alle promesse fatte e ora agli studenti di tutta Italia vengono cancellate anche quelle poche e uniche certezze che erano in loro possesso.

In questi mesi si è parlato in modo incessante sulle condizioni che avrebbero dovuto avere le scuole durante il nuovo anno scolastico e dopo i mesi di emergenza sanitaria maggiore, dove la DAD ha lasciato molte perplessità non essendo riuscita ad arrivare a tutti e una Maturità che fino all’ultimo ha messo gli studenti in una situazione di disagio, venivano chieste risposte ferme e decise ma in realtà si è creata solamente confusione dato che nessuno studente o professore saprebbe dire con esattezza come verrà strutturata l’intera durata dell’anno scolastico.

Attuando gli ultimi riferimenti normativi, le scuole diventeranno dei luoghi asettici nelle quali agli studenti sarà vietato ogni contatto, trasformandole in luoghi da mascherina, dove addirittura si parla di effettuare eventuali test sierologici a campione sui ragazzi, luoghi che nulla hanno a che fare con la cultura e l’istruzione ma più che altro con ospedali e strutture sanitarie.

Ci sarà anche la possibilità di dividere le classi con alcuni studenti in presenza e altri con la DAD, o addirittura lasciare a casa intere classi in determinati giorni, ricreando così le problematiche già riscontrate durante i mesi precedenti.

Ma l’aspetto più preoccupante è il clima che si verrà a creare con queste restrizioni e le ripercussioni che avrà sugli studenti: le scuole sono sempre state luoghi liberi, di dibattito, di dialogo e di passione dove la gioventù ha avuto la possibilità di far sentire la propria voce e di organizzarsi, ora invece si cerca di azzerare tutto questo in nome della sicurezza. Il problema scolastico riflette la situazione di un governo il quale da quando si è insediato ha fatto dell’inefficienza e dell’incompetenza un proprio modus operandi, su due settori essenziali come la sanità e l’istruzione, dai quali si evince il grado di una civiltà, ha fallito su tutti i fronti.

 Le nuove generazioni, proprio perché sono state quelle su cui effettivamente hanno pesato di più gli effetti del lockdown e che adesso sono dimenticate e sottomesse, dovranno avere la forza di ribellarsi a questa “cura” che viene imposta a forza e far sentire la propria voce oltre la mascherina che ci opprime.