di Saturno

È da circa 2 anni che il tema dell’ambientalismo ha di colpo preso importanza nel dibattito politico mondiale (e italiano). Tale tematica è stata silenziosamente ma rapidamente monopolizzata dalla sinistra liberista che, stando da tempo perdendo consensi nella classe media e soprattutto nel proletariato, cerca di compensare allargando il proprio elettorato ad altre “categorie” come: immigrati, omosessuali, transessuali (e tutte le altre categorie LGBT+), speculatori finanziari che privatizzerebbero anche l’aria e quella borghesia che per aumentare il proprio margine di guadagno vorrebbe eliminare sempre più diritti e tutele dei lavoratori (leggasi “aumentare flessibilità e competitività”). Ed ora essa si è eretta anche a rappresentante degli ambientalisti.

Mentre la sinistra si appropriava di tale tematica, la destra è rimasta stupidamente zitta, sottovalutandone l’importanza e/o magari anche per prendere le distanze dal “fenomeno Greta Thunberg”, sfruttato economicamente dal suo entourage e politicamente dagli antifascisti.

Quindi se sei ambientalista devi votare a sinistra, mentre se sei di destra (o comunque sovranista) devi snobbare tale tematica o addirittura negare sistematicamente l’esistenza stessa dei problemi che l’ambientalismo vorrebbe risolvere, come fanno alcuni politici d’oltreoceano; o perlomeno questa è la situazione come la descrivono i media mainstream.

Per comprendere quanto questa narrazione sia presuntuosa e stupida è necessario prima capire cosa sono l’ambientalismo ed il sovranismo. Per ambientalismo si intende una politica a difesa dell’ambiente naturale dall’inquinamento, dal degrado e dallo sfruttamento umano. Solo persone intellettualmente disoneste e politicamente faziose possono avere l’indecenza di dire che ciò può essere esclusivo solo di una parte politica rispetto alle altre.

Per sovranismo si intende una posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale (che ricordiamo essere il potere d’imperio di un popolo sul suo territorio). Come si fa quindi a dire che un sovranista non può essere anche ambientalista? Se uno vuole che la propria nazione esca dalla NATO e dalla UE, non può anche volere l’aria pulita e gli spazi naturali tutelati? Secondo molti giornalisti ed opinionisti di sinistra no, perché essere sovranista per loro equivale ad essere oppositore dell’ambientalismo, come se quest’ultimo non fosse un valore universale.

Ma l’ambientalismo non è semplicemente compatibile con il sovranismo, esso è la naturale conseguenza del perseguimento delle politiche di quest’ultimo. Mi spiego meglio, la sovranità nazionale può essere categorizzata in de jure e de facto. Una nazione legalmente indipendente, ma le cui forniture di beni indispensabili (come l’energia elettrica) dipendono totalmente da importazioni estere, è una nazione sovrana de jure ma non de facto. Questo perché legalmente può sì fare ciò che meglio crede in politica interna ed estera, ma di fatto no, perché se facesse qualcosa che chi gli fornisce quei beni indispensabili non approva, o se non facesse qualcosa che chi gli fornisce quei beni gli comanda di fare, essi potrebbero semplicemente chiudere il rubinetto delle esportazioni verso quella nazione e per essa sarebbe un disastro.

Una nazione più è dipendente dalle importazioni e più è ricattabile, quindi meno è sovrana.

Un’economia totalmente autarchica è qualcosa di utopico per una nazione povera di materie prime come l’Italia, ma le importazioni potrebbero essere comunque fortemente limitate con un’economia protezionista.

Sì, ma che c’entra questo con l’ambientalismo? Ci sono nazioni da cui importiamo che non hanno leggi per tenere a bada l’inquinamento avanzate come le nostre, o che non le fanno rispettare (lo stesso discorso vale per i diritti lavorativi), quindi produrre in quei Paesi costa meno, non perché hanno tecnologie più avanzate ma perché possono permettersi di inquinare di più, facendoci quindi una concorrenza economica scorretta. Oltretutto, poi molte di queste merci arrivano in Italia con enormi navi mercantili ed aerei che di certo non vanno ad energia solare.

Con un’economia protezionista si darebbe una frenata a questo sistema malato, incentivando le fabbriche ad aprire in Italia dove abbiamo avanzate leggi sulla protezione dell’ambiente, anziché in Paesi del secondo e terzo mondo dove l’ambiente possono sfruttarlo (insieme alla manodopera); così si farebbero anche diminuire i non ecologici mercantili dai mari ed aerei dai cieli.

Uno dei beni più importanti per una Nazione è l’energia elettrica, l’Italia attualmente ne importa circa il 12% di tutta quella che consuma, ma di fatto (in parte) dipende dall’estero anche per quella che produce da sé, visto che per produrla si fa ancora ampio uso di combustibili fossili che l’Italia non ha e che deve quindi importare. Con una politica per l’energia sovranista (e quindi autarchica) si cercherebbe di ridurre (e qui sì anche eliminare totalmente) la dipendenza dall’estero per la produzione elettrica.

Essendo la penisola italiana povera di combustibili fossili, si dovrebbe per forza ricorrere alle energie rinnovabili per raggiungere l’autosufficienza. Lo stesso discorso vale per la benzina, ottenuta dal petrolio che in Italia scarseggia, ma sostituibile con l’energia elettrica. Un altro punto di contatto fra ambientalismo e sovranismo è quello del riciclaggio. L’Italia, per quanto possa provare ad essere autosufficiente, avrà sempre materie prime da dover importare, come i metalli, poiché non sufficientemente presenti nel sottosuolo della penisola. Ma appunto poiché costretti a dover necessariamente importare alcuni materiali, l’unica politica sovranista applicabile in questo senso è quella del riciclo; incentivare il riciclo dei materiali così da doverne importare il meno possibile.

Si potrebbe anche andare oltre ed arrivare ad una capacità di riciclaggio dei rifiuti così elevata che le altre nazioni potrebbero offrire di pagare l’Italia per smaltire i loro rifiuti, che noi poi riutilizzeremmo come preziose materie prime nella nostra economia.

Inutile dire che queste politiche andrebbero a beneficiò della nostra economia oltre che dell’ambiente.

Ma per le ideologie metapolitiche identitarie (quindi qualcosa più che semplice sovranismo) come il Fascismo, la tutela dell’ambiente è una tematica ancora più importante e fondamentale per motivazioni che vanno oltre a quelle economiche, perché il Fascismo non è una ideologia materialista.

Il fascista ha un legame sacro con la propria terra che è la patria, la terra dei padri per cui i suoi antenati hanno combattuto. Per nulla al mondo un fascista oserebbe permettere che tale terra sia lordata e sfregiata, soprattutto se per sterili motivi capitalistici. Oltretutto quella è la terra dove egli deve proseguire la stirpe, anch’essa qualcosa che considera sacra, quindi che interesse avrebbe nell’inquinare o anche solo nell’accettare che altri inquinino?

Questo non vuol dire che un fascista possa quindi permettersi di lordare le patrie altrui, sia perché l’inquinamento è un problema che va oltre i confini nazionali, ma soprattutto perché per quante trame possano inventare gli antifascisti, Fascismo e sciovinismo sono due cose ben diverse.

Sul legame fra Fascismo ed ambientalismo si può concludere dicendo che, con buona pace dei compagni che cantano “bella ciao” ai cortei del “fridays for future”, in Italia è stato proprio il Fascismo il grande anticipatore dell’ambientalismo.

Nel ventennio fascista, periodo in cui gli studenti venivano mandati a piantare alberi (mentre oggi vanno mandati a “scioperare per il clima”), sono stati istituiti per la prima volta in Italia i parchi nazionali (a partire da neanche un anno dopo l’inizio del governo Mussolini) e fu istituita la “Festa dell’Albero” (21 novembre) ideata da Arnaldo Mussolini, fratello minore del Duce. Per non dimenticare poi gli intellettuali fascisti ed ambientalisti di allora, del calibro di Mino Maccari ed Ardengo Soffici, che, già all’epoca, portavano avanti battaglie ancora oggi attuali come la tutela dell’ambiente e del combattere gli scempi edilizi.