Di Lemmy

Dalla redazione di Milano, oggi apriamo una piccola rubrica mensile riguardo la musica. Parleremo di tutto ciò che riguarda la nostra area culturale, riguardo band, dischi in arrivo, progetti musicali, album vecchi e nuovi.

E visto che non ci piace usare troppe parole, iniziamo subito con l’analisi di un gruppo che nonostante la “giovane” età possiamo ormai già definire storico.

Prima di parlare degli ZetaZeroAlfa, che approfondiremo in una delle prossime puntate, oggi parliamo dei Bronson.

Come sicuramente chiunque che stia leggendo questo articolo sa, il nome Bronson è indissolubilmente legato a Charles Bronson, altresì noto con il nome Michael Gordon Peterson.

Questo baldo giovane baffuto, la cui immagine viene riproposta a più riprese sul web e sul grande schermo grazie anche all’interpretazione di Tom Hardy nell’omonimo film, è considerato dalla stampa inglese “il più violento prigioniero britannico vivente”.

Charles Bronson nasce a Luton, nel Bedforshire nel 1952, e nel ’74 venne condannato a sette anni di reclusione, raddoppiati per colpa della condotta tenuta in carcere, non proprio esemplare.

Considerato in modo eufemistico un prigioniero problematico, venne spostato 120 volte tra le varie prigioni del Regno Unito, trascorrendo la maggior parte del tempo in cella di isolamento. Venne rilasciato il 30 ottobre del 1988, per poi essere arrestato nuovamente dopo meno di 70 giorni di libertà.

Pugile a mani nude nell’East End londinese, Bronson incarna la personalità indomabile dell’uomo fuori dalla società, colui che non riesce a piegarsi davanti al mondo grigio che lo circonda.

L’omonimo gruppo, fondato a Roma nel 2012, si rifà a sonorità tipiche del Hardcore-Punk, con elementi e tratti melodici. I ragazzi pubblicano l’album d’esordio (“Bronson”) nell’anno di fondazione della band, che riscuote un grande successo nell’area di riferimento.
Il ritmo è tosto, con chitarre taglienti e sostenute da una batteria e un basso semplici ma d’effetto. Il risultato finale è una serie di singoli che negli ultimi 8 anni hanno infiammato i palchi di tutte le maggiori città italiane ed estere.

Esatto, perché i Bronson non si limitano a suonare in Italia, ma hanno molto seguito anche oltreconfine. Nel maggio del 2018 hanno organizzato un tour americano, che ha toccato gli stati dal Canada al Sud America.

È proprio il nostro essere indipendenti e fuori dagli schemi, sia da quelli della convenzionale musica italiana ma anche da quella di un determinato ambiente ad essere il nostro punto di forza” – racconta Manuel (voce) ai microfoni di AffariItaliani.it – “Ci conosciamo da sempre e suoniamo da 10 anni insieme con Marco ed Andrea.

Poi nel 2012 decidiamo di formare i Bronson, con Simone alla voce e Lorenzo (che allora suonava nei Blind Justice) per i primi due dischi (l’omonimo Bronson e Roma Tiger Punk).

Quest’album (riferito a Brucia, uscito il 24/03/2018, ndr) è un evoluzione totale, e il cambio di formazione, con me in prima linea (al posto di Simone, ndr) porta a un adattamento nel genere, nell’interpretazione. Mentre i testi, anche se un po’ più ermetici e intimi, parlano sempre del nostro quotidiano

Ma conosciamo meglio i nostri ragazzi, tutti originari delle periferie romane e con una cospicua dose di rabbia interiore. Alla registrazione dell’ultimo album, la formazione era la seguente:

  • Andrea, al basso, lavora nell’azienda di famiglia che tratta e-commerce,
  • Lorenzo, storico batterista, attualmente fa magazziniere e arrotonda dando lezioni di musica,
  • Marco, chitarrista, laureato e disoccupato a tempo pieno
  • Manuel, voce, chitarra all’occorrenza e bartender sempre, che “prepara cocktail a piccoli stronzi viziati di Roma nord” (parole sue, ndr).

Il loro veicolo artistico è la musica, attraverso la quale esprimono i moti dell’animo tormentato di una gioventù schiacciata da una società crudele e cinica. La canzone che più di tutte mi colpì per il suo messaggio di rivalsa arriva direttamente dal 2015, brano che ormai 4 anni fa, ascoltai appena iniziai ad avvicinarmi a questo mondo. Sicuramente lo conoscete tutti a memoria, è Roma Tiger Punk, dell’album omonimo.

Se volessimo andare ad analizzare il testo di questa canzone, ci renderemmo conto di quanto sia profonda e introspettiva fin dalle prime battute.

Il brano attacca con questa immagine, come se fossimo davanti ad uno specchio, svegliati alla mattina dalle note cattive dei Bronson; guardandoci allo specchio, voltando pagina e tagliando completamente i legami con la persona piatta che eravamo prima, come se fossimo stati vittima di una metamorfosi interiore ed esteriore, per diventare “un uomo ormai cambiato”.

Una metamorfosi dovuta all’ascolto di “queste parole, che colpiscono i pavidi nei freddi animi”, trasformandoci in soldati, con il sogno di un futuro migliore.

Senza finire nella becera retorica buonista che ci asfissia da anni ormai, cerchiamo di capire qual è il futuro che si immaginano i Bronson.

Analizzando la situazione attuale, senza girarci troppo intorno, ci rendiamo conto che sta crollando ogni cosa. Vuoi per colpa dei virus, vuoi per colpa delle dinamiche sociali che vediamo emergere, vuoi per la pressione imposta che arriva dalla sottile zona grigia, che identifica i cosiddetti “poteri ombra”.

Il punto è che mentre tutti restano a guardare il mondo che brucia, noi possiamo e DOBBIAMO reagire.  Il destino “fermo al bivio aspetta solo te” proprio come dicono, ancora una volta con una lungimiranza incredibile, i Bronson. Le due strade che possiamo percorrere sono filosoficamente e diametralmente opposte.

Possiamo scegliere di rimanere impassibili, fermi nel caos, mentre tutto intorno cade a pezzi, sommersi dal rogo di una civiltà in rovina, oppure scegliere di combattere con coraggio, audacia e determinazione contro ogni sfida che ci si para davanti, con l’aiuto dei nostri fratelli.

È sempre presente poi il concetto di rivalsa, insieme a quello di comunità, che trovano entrambi espressione nella seconda strofa, quando Manuel canta di come ci si senta a casa solo con i propri Fratelli, in mezzo al pogo dei concerti.

Ed è proprio la Fratellanza un simbolo, un argomento chiave di tutta la discografia dei Bronson, l’unità della comunità di Fratelli che insieme vivono ogni giorno, ogni avventura, ogni notte come un concerto, un “pogo maledetto” dove trovare la propria Libertà, unica via di fuga da un mondo moderno che non capisce, né capirà mai i testi di queste poesie.

Bronson – Roma Tiger Punk