Di Cippa

Passiamo le nostre vite concentrandoci sul presente, rendendo eterni e cosmici i problemi che ci affliggono nel quotidiano, ed è giusto perché siamo umani: se non lottassimo per il nostro futuro nel nostro presente non saremmo nel giusto; l’uomo che non lotta perché “il mondo è sempre andato così” non ha spessore, nel nostro piccolo siamo tutti tenuti a combattere per ciò in cui crediamo, senza scusanti.

Tuttavia, talvolta estraniarsi dal moderno e dal quotidiano e pensare al passato può insegnarci molto e aprirci a degli enigmi tanto affascinanti da poterci perdere il sonno. Ad esempio, che Cleopatra sia nata più vicina nel tempo al McDonald che alla Grande Piramide di Cheope è un dato comune e noto a molti di noi. Quello che però non tutti sappiamo è che se il grande volto di Chefren, inciso nella pietra della Sfinge, è contemporaneo più o meno alla Piramide la base del corpo di leone, invece, è stata fatta risalire addirittura fino al 10000/12000 a.C.

Diecimila avanti Cristo: una scultura di simili proporzioni.

La prima domanda che sorge spontanea a questo punto è come hanno fatto a stabilire questa datazione. Tutto è partito dallo studio sull’ erosione della pietra: la parte inferiore, il corpo della Sfinge, appare ad uno stadio di erosione molto più avanzato della testa. Sembra risalire ad un’epoca in cui per la Valle dei Re non era insolita la pioggia e la vegetazione rigogliosa e verdeggiante. Altro punto che avvalla questa ipotesi è la sua posizione: la Sfinge nella corrispondenza tra volta celeste e posizione delle Grandi Tombe dei Faraoni stona. Non avrebbe stonato però nel 10500 a.C. quando la costellazione del Leone si sarebbe trovata in esatta corrispondenza con il monumento che probabilmente anziché il volto umano aveva proprio una testa di Leone.

Insomma, abbiamo un colossale Leone di 20 metri scolpito in perfetta corrispondenza di una costellazione nella sua posizione di 12500 anni fa. Quale civiltà avrebbe potuto scolpire questo enorme monumento 8000 anni prima della nascita di Cheope?

Si tratterebbe di una civiltà che precede le migrazioni indoeuropee e l’urbanizzazione della Mezzaluna Fertile di cinque millenni. Se osserviamo con un atlante storico i confini dei regni nel 3000 a.C. noteremo la civiltà Egizia, quella Mesopotamica, quella Minoica. In centro Europa ci sono popolazione a cui oggi viene assegnato il nome per le forme dei vasi.

Settemila anni prima di tutto questo troviamo invece una scultura di un Leone di 20 metri in perfetta corrispondenza con una costellazione. Se ci dovessero essere ancora dubbi sull’autenticità dell’ipotesi c’è un’ulteriore prova, tuttavia non ritenuta autentica da tutti gli studiosi, a sostegno di questa: Chefren, lo storico costruttore della Sfinge, fu il figlio di Cheope. Cheope, suo padre appunto, scrisse nella Stele dell’Inventario che sulla Sfinge operò una grande opera di restauro: come può quindi aver restaurato qualcosa che non era ancora stata edificata sotto il suo Regno?

Spostiamoci in Anatolia sempre attorno 12000/10000 a.C e nello specifico a Gobekli Tepe, il più antico esempio di Tempio in Pietra appartenente ad una cultura di religione sciamanica senza un pantheon organizzato come quello Sumero. Nel sito troviamo costruzioni megalitiche con rappresentazioni scolpite di animali situate su una collina artificiale di una ventina di metri. Abbandonato attorno all’8000 a.C. e sepolto volontariamente da tonnellate di terra portate dall’uomo per motivi a noi sconosciuti. Da quando il sito di Gobekli Tepe è stato datato senza ombra di dubbio attorno al 10000 a.C. non è più così improbabile l’ipotesi della datazione della Sfinge.

Ci troviamo quindi di fronte a civiltà perdute che abitavano queste terre ed avevano la tecnologia per creare queste opere magnifiche che sono giunte fino a noi. È naturale quindi che dietro a questi monumenti e ad altri simili, come quelli delle civiltà prenuragiche della Sardegna ad esempio, si siano create leggende di ogni genere. L’esistenza di una stanza segreta all’interno della Sfinge, la costruzione di determinate opere da parte dei Giganti e molti altri miti.

Certo è che sono passati talmente tanti millenni che forse non sapremo mai la verità sull’origine della Sfinge, sepolta per anni tra le sabbie d’Egitto, di Gobekli Tepe e del suo misterioso abbandono, di Moheinjo Daro, la città perduta d’India, distrutta da un cataclisma che ad alcuni è parso un’esplosione nucleare. Tutti questi misteri “dimenticati” sono tutt’ora, e forse resteranno per sempre irrisolti.

Immergendoci in questo passato, tra le creature nelle storie del ritorno di Ulisse, tra le leggende che dai nostri avi sono giunte fino a noi, tra i miti che ricorrono nelle religioni del mondo. Lì troviamo l’origine della civiltà, i timori che ancora nel profondo ci affliggono e, forse, validi insegnamenti del passato da poter applicare al nostro presente, per la nostra quotidiana lotta.