Di Alberto

Dopo la rivoluzione del 1979 e la conseguente trasformazione da “Stato Imperiale dell’Iran” a “Repubblica Islamica dell’Iran” con la deposizione del sovrano Reza Pahalavi, il paese degli ayatollah si è imposto come riferimento per tutti i musulmani sciiti nell’area mediorientale.

Negli anni infatti, ha formato, addestrato e finanziato svariate milizie sciite nei paesi limitrofi nell’ottica del progetto transnazionale della mezza luna sciita: un asse che parte dall’Iran e arriva in Libano, passando per Iraq e Siria. Il compito di addestrare e sostenere tali milizie ricade sui Pasdaran, i guardiani della rivoluzione islamica, un corpo indipendente delle forze armate iraniane, in particolare ricade sulla “Forza Quds” responsabile delle operazioni estere e comandata, fino al suo assassinio, da Qasem Soleimani.

Il primo, e forse più importante, dei gruppi affiliati a Teheran è Hezbollah (letteralmente “Partito di Dio“): nato in Libano dopo l’invasione israeliana del 1982 ha, negli anni, acquisito un potere e una forza tali da potersi considerare quasi uno stato all’interno dello stato; grazie alla propria organizzazione parastatale Hezbollah ha riscosso molti consensi soprattutto nel sud del paese dei cedri, dove si è negli anni enormemente rafforzata. Il suo ramo militare può considerarsi più forte dell’esercito regolare libanese, grazie all’addestramento e alla fornitura di missili e armamenti da parte dei Pasdaran.

Le milizie del “Partito di Dio” sono state ampiamente coinvolte nel conflitto siriano al fianco del legittimo governo di Assad e sono state fondamentali per la sconfitta dell’Isis. Nonostante questo, Hezbollah è considerato un movimento terrorista da alcuni paesi occidentali e Israele lo considera come la più grande minaccia estera alla propria integrità territoriale.

Parlando di Siria, l’Iran è ormai un alleato di lunga data poiché la famiglia Assad fa parte del ramo sciita degli alawiti ed è per questo che fin dalle prime fasi del conflitto Teheran ha sostenuto Assad nella sua lotta contro i ribelli islamisti inviando consiglieri militari e trasferendo uomini delle milizie affiliate a combattere sul campo. È sempre dell’Iran, e in particolar modo del generale Soleimani, il merito di aver coinvolto la Russia nel conflitto permettendo il volgere a favore del conflitto.

Passiamo quindi dalla Siria alla penisola arabica nel conflitto yemenita: qui il paese degli ayatollah è impegnato a sostenere i ribelli Houti (sciiti che sono concentrati nel nord del paese) contro il governo sostenuto dalle petromonarchie del golfo, dall’Egitto e dagli Stati Uniti. L’importanza che ha questo conflitto per l’Iran è enorme. Gli Houti, infatti, controllano la capitale San’a’ e la costa e ciò gli permette di tenere sotto controllo lo stretto di Bab el mandeb nel golfo di Aden dove transita una consistente parte del commercio mondiale. Il conflitto yemenita è diventato il maggior terreno di scontro indiretto fra Iran e Arabia Saudita che si contendono l’egemonia nell’area, anche per questo si contano svariati attacchi alle petroliere saudite in transito nelle acque del golfo di Aden.

Il paese in cui l’influenza iraniana si è fatta sentire più forte negli ultimi anni, invece, è sicuramente l’Iraq. Paese a maggioranza sciita, il peso del vicino ed ex nemico iraniano è cresciuto notevolmente dopo la caduta di Saddam Hussein. Ma è con l’avvento dell’Isis che l’influenza iraniana diventa forte come la vediamo oggi, soprattutto nel sud del paese dove nascono le “Unità di Mobilitazione Popolare”, milizie supportate e addestrate dai Pasdaran che hanno avuto enorme importanza nel conflitto a tal punto da essere integrati nelle Forze Armate Irachene. Attualmente la fazione interna alle PMU chiamata Kata’ib Hezbollah, si è resa protagonista di diversi attacchi verso l’ambasciata statunitense nella green zone di Baghdad, facendo salire alle stelle la tensione in medio oriente. Il presidente Trump ha affermato che se ci dovessero essere vittima americane l’Iran verrebbe considerato il diretto responsabile.

La mancata rappresaglia iraniana per l’anniversario della morte di Qasem Soleimani, però, non deve indurre a pensare che la tensione nella regione sia calata: navi da guerra americane incrociano nel Golfo Persico mentre l’Iran ha ripreso ad arricchire uranio, è probabile che il presidente uscente Trump voglia complicare i rapporti futuri di Biden con il gigante sciita e il pretesto potrebbe accadere proprio in uno di questi paesi.