Di Andrea

Questo inizio anno ha già mostrato le avvisaglie di un periodo buio e inarrestabilmente in discesa. Ormai siamo immersi in un vero e proprio conflitto che sta attraversando l’Europa e il mondo, un conflitto di idee con enormi ripercussioni nell’esistenza concreta. Il pensiero dominante sta eliminando fisicamente in modo inesorabile ogni concezione ideologicamente non allineata che potrebbe contrastarlo, mentre gli organismi civili assoggettati alle sue logiche arrestano, censurano e chiudono indiscriminatamente con giustificazioni assurde.

La libertà di esprimersi e di pensare in modo non conforme è il nemico principale di questi demolitori.

La sinistra sembra voler incarnare in pieno questo ruolo, con l’intenzione di avviarsi verso un pieno e indisturbato controllo sociale.

Le radici filosofiche di queste attitudini si ritrovano nella cosiddetta società aperta, ideata da Bergson verso l’inizio degli anni ’30 del secolo scorso riprendendo la distinzione durkheimiana tra statica e dinamica sociale e in seguito sviluppata da Popper. Il nostro periodo storico è segnato dal dominio di una società aperta globalizzata fortemente neoliberista che ha visto concretizzarsi il trionfo della democrazia moderna ormai assunta come una condizione dogmatica, quasi religiosa, di intoccabilità e acriticità che con lo specchietto per le allodole dei diritti civili (un astrattismo universalista compiacente soltanto delle logiche di mercato utili alla sopravvivenza della società aperta) in realtà ha portato ad un aumento spropositato delle disuguaglianze, la distruzione dei diritti sociali e di conseguenza a peggiori condizioni di vita. I processi della società aperta democratica identificano sempre meno lo stato con la dimensione economica, autonomizzando sempre di più le élite economiche dominanti dalla collettività e trasformando la legge del mercato in unico criterio dell’esistenza.

Oggi alla sinistra globalista e neoliberal si affiancano le grandi società private e i grandi ricchi del mondo come agenti attivi, le uniche entità che ricevono benefici dalla società aperta, dove la dimensione economica autosostentata divora chi non ha i mezzi adeguati. Abbiamo visto come Facebook e Twitter, democratici censori, esercitano il loro potere e come certe parti politiche imprigionano le ultime voci di libertà. Fa riflettere come coloro che si ergono a difensori della democrazia e della tolleranza, che si oppongono contro la violenza e l’autoritarismo, siano sostenuti dai propagatori delle più infami violenze contro i popoli. Questa è la conseguenza della società aperta: in una società dove l’economia assume una dimensione sostanziale autonoma autoregolamentatrice e dove lo stato viene portato via via sempre più verso la completa dissoluzione, si vengono a formare grandi società private mosse solamente dal profitto e dall’esigenza di mercato.

I complici di questi subdoli meccanismi si difendono affermando che “una società privata può fare quello che vuole” ed è proprio questo è il problema fondamentale. Società private decidono ogni aspetto della nostra vita, dal mutuo di una casa a cosa possiamo bere o mangiare, speculando sulla vita stessa in base ai loro interessi. Siamo arrivati alla completa sovrapposizione tra società aperta e società privatizzata, nella quale stati, nazioni e identità sono soltanto ostacoli all’atomizzazione di una società sempre più liquida soggetta alla “mano invisibile”.

L’intero modello sociale democratico odierno è deleterio e porterà all’annullamento totale dell’essere umano.

Lottare, ponendo sempre lo sguardo verso la Vittoria, è l’unica possibilità per dare senso alla vita.