Di Alberto

L’ultimo mese ha visto l’acuirsi delle tensioni fra le autoproclamate Repubbliche filorusse di Doneck e Lugansk e il governo post-rivoluzionario ucraino, rispettivamente sostenuti da Russia e Nato.

Il conflitto scoppiato nel 2014 non ha visto l’intervento ufficiale della Russia che tuttavia ha sostenuto i separatisti anche con l’invio di mercenari del gruppo Wagner mentre l’Occidente, soprattutto gli Stati Uniti, ha da sempre spalleggiato l’Ucraina nelle sue rivendicazioni sulle province più orientali.

Nonostante al momento nel Donbass sia vigente una tregua internazionale, la linea di contatto fra truppe ucraine e milizie filorusse è molto calda: ambo le parti si accusano a vicenda di violazioni sebbene sembri che siano le forze ucraine a provocare la controparte con ripetuti colpi d’artiglieria, non è raro, infatti, trovare in rete video di colonne corazzate e motorizzate ucraine che viaggiano su treni speciali verso l’est del paese. Il tutto avviene mentre il governo di Kiev ammassa truppe e richiama i riservisti in vista di una possibile offensiva e le repubbliche filorusse arruolano per l’addestramento ragazzi nati fino al 2003.

Se da una parte gli ucraini si mobilitano pare che i russi facciano lo stesso: ormai sono all’ordine del giorno spostamenti di truppe russe verso i confini occidentali del paese, la cosa che desta attenzione è che parte delle truppe mobilitate provengono dal distretto militare centrale in cui prestano servizio soldati professionisti altamente addestrati al combattimento. In questo già articolato risiko di truppe che si muovono senza ancora attaccare apertamente sembrerebbe aver preso parte anche la Bielorussia che a sua volta ha convogliato diverse colonne di blindati e truppe sul confine con l’Ucraina.

Il fermento è decisamente aumentato a seguito delle infelici dichiarazioni del presidente statunitense Biden sul suo equivalente russo, Putin, che hanno fatto precipitare i rapporti diplomatici fra i due paesi. Non che ci sia da stupirsi dell’atteggiamento americano verso la Russia, se si pensa che l’attuale presidente Biden e il segretario di stato Blinken furono i principali artefici delle sanzioni e in generale i primi promotori della politica ostile iniziata durante l’era Obama.

Nel quadro di queste tensioni potrebbe rientrare poi anche la recente “spy story” tutta all’italiana, avvenuta con un tempismo che, quantomeno un dubbio lo può lecitamente suscitare. Fra i documenti passati ai russi, infatti, sarebbero esserci anche file riservati riguardanti la Nato.

In ogni caso i russi hanno deciso di rispondere alle accuse di stare provocando l’Ucraina dicendo che all’interno dei confini nazionali hanno tutto il diritto di muovere le truppe a propria discrezione. Mentre dall’altro lato non si è fatto attendere il sostegno europeo e americano all’Ucraina con telefonate tra il presidente Biden e il suo corrispettivo ucraino Zelensky. Infatti, se l’Europa nel sostenere gli ucraini ì è rimasta, fino ad oggi, stabile sul piano puramente diplomatico lo stesso non si può dire degli americani. È notizia di qualche giorno fa l’avvistamento di aerei C-17 (adibiti al trasporto militare tattico) atterrare sul suolo ucraino con carico al momento sconosciuto e aerei spia U-2 sono stati trasferiti dagli USA in Inghilterra per l’impiego in Europa orientale e infine corazzati e truppe sono stati stanziati in Moldavia per delle esercitazioni.

In ultimo va anche detto che nonostante la Russia venga apertamente accusata di voler riaccendere la miccia del conflitto, ciò non sembrerebbe essere nel loro interesse per vari motivi: la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 in nord Europa e che gli Stati Uniti osteggiano da anni potrebbe essere la maggiore tra queste dato che nel caso di ulteriori sanzioni oltre a quelle già in vigore per l’annessione della Crimea non ci sarebbe la possibilità di completare il progetto.

Insomma, qualsiasi dovessero essere gli sviluppi pare proprio che il futuro dei rapporti tra oriente e occidente si decideranno nel Donbass. A questo punto solo la storia saprà dirci se ci troveremo di fronte ad un graduale miglioramento o un irreversibile deterioramento e la non così fantasiosa rinascita di un clima da Seconda Guerra Fredda.