Di Alberto

È da poco rientrata nella sua base navale di Taranto la celebre portaerei, nonché nave ammiraglia della nostra marina, Cavour. L’ammiraglia è infatti, rientrata in porto dopo quattro intense settimane di addestramento negli Stati Uniti per una campagna denominata “Ready for Operation” col fine di acquisire la certificazione di impiego dei tanto discussi F-35 B.

L’obiettivo è ottenere la cosiddetta “Final operational capability” nel minor tempo possibile con un gruppo di volo basato sugli F-35 a bordo della Cavour. La marina italiana è diventata così la terza marina militare al mondo a poter operare con la versione navale del caccia di quinta generazione. Infatti al momento, oltre a noi, solo la royal navy britannica e la us navy statunitense possono vantare al momento questa facoltà. Con la sola differenza che mentre la nostra marina e quella inglese hanno in uso la versione “bravo” del veivolo, ossia quello a decollo corto e atterraggio verticale per le specificità delle proprie portaerei, la marina statunitense ha in forza anche la versione “charlie” a decollo e appontaggio convenzionale su portaerei.

Il fatto che l’Italia abbia voluto dotarsi di questa certificazione è di vitale importanza per gli interessi geopolitici del nostro Paese: infatti gli ormai obsoleti Harrier AV-8B sono prossimi al pensionamento e il mancato rimpiazzamento di tali mezzi avrebbe lasciato la nostra marina priva di un gruppo di caccia imbarcati. Questo deficit, per un paese a vocazione marittima come l’Italia, avrebbe sicuramente rappresentato un calo drastico nella proiezione di forza.

Per uno stato come il nostro, infatti, il mezzo più efficace per salvaguardare i propri interessi è la marina, ne è un esempio lampante la Turchia che negli ultimi due anni ha usato la propria come testa di ponte per espandere i suoi interessi nel Mediterraneo (a nostro discapito). Dal sostegno alla Libia passando per tensioni con la Grecia e Cipro e infine per le zone di estrazione delle risorse naturali.

Una futura strategia vincente per l’Italia dovrà necessariamente avere come primo obiettivo l’imposizione di una sfera di influenza nel Mediterraneo con lo sguardo rivolto ai mari contigui come il Mar Rosso e il Mar Arabico e sicuramente questo obiettivo sarebbe di improbabile realizzazione senza gli adeguati mezzi.

Ecco perché assume fondamentale importanza dotarsi di una portaerei con mezzi avanzati, su cui verrà imperniato il cosiddetto “gruppo da battaglia” con le relative fregate, cacciatorpediniere e navi appoggio. L’unico vero mezzo, se impossibilitati a percorrere la via diplomatica, per preservare i nostri interessi vitali nel mondo, abbandonando quella retorica pacifista che vorrebbe un Paese imbelle e inerme in ogni contesto di politica estera.