di Moro

Come è sempre stato, la grande massa manca di una visione profonda, sistematica e coerente del tutto. In quei posti ancora non toccati dal progresso, la religione riempie questo vuoto, mentre nelle nazioni più ricche si tenta inutilmente di riempire questa voragine esistenziale con false emozioni, vizi e consumi. Spesso gli individui per cercare di spiegare gli eventi del Divenire si affidano ad un’ipotetica “volontà suprema” in un’ottica extrareligiosa, in quei posti in cui “Dio è morto”, superstizioni come l’oroscopo e il destino, o in alternativa uno spirito nichilista e autodistruttivo, consolano l’essere umano che, come una bestia, è incapace di esprimere una volontà all’infuori di quella atta a soddisfare i suoi desideri e bisogni.

Sotto questo punto di vista, la formazione della società di massa ha portato l’ambito di ricerca filosofico a retrocedere. Se prima la filosofia era roba da università e da corti imperiali, la “democraticizzazione” delle grandi “visioni del mondo” ha portato ad emerge non tanto quei pensatori dotati di pensieri audaci ed originali, ma quelli che più di tutti potessero offrire al volgo un motivo per non disperare. Come il cristianesimo delle origini, così tutta quella retorica del “male di vivere” e del “non poteva essere diversamente” ha offerto il perfetto farmaco per quegli individui che, dotati di un minimo di profondità d’animo, non potevano affogare il loro senso di alienazione nell’invece più comune logica del consumo e dell’ottimismo.

Comunque la si veda, sia la logica dello Spleen sia quella del YOLO rappresentano in realtà un comune cancro: quello della remissione al destino.

In nessuno dei due casi c’è quella nietzscheana Volontà di Potenza, propria degli individui capaci di imprimere le proprie aspirazioni al divenire. Piuttosto, vi è quell’atteggiamento atto a farsi trascinare verso il baratro via via sempre più profondo della storia. Nessuna alternativa viene fornita alla decadenza, bensì solo un potente analgesico contro un vuoto che renderebbe gli individui meno produttivi. Così, il moderno concepimento del dolore altro non è che solo un insieme di vuoti pretesti poetici atti a porre una sublimazione, più che una cura o un indirizzamento.

In questo modo, la rarità di individui capaci di avere una visione chiara del Logos non viene più valorizzata e al loro posto vengono elette piuttosto “menti” che non forniscono un reale progresso alle scienze filosofiche, ma solo un’illusione di esso, un’illusione che poi altro non è che un prodotto di larga distribuzione. Non abbiamo più i Nietzsche, i Kant, i d’Annunzio e i Pound, ma banalissimi musicisti, registi, attori, personalità, scrittori dal marcato accento commerciale e – nonostante quello che vogliono farci credere – privi di una reale ed organica visione del mondo. E non importa se essi abbiano o meno espresso qualche pensiero dal vago accento poetico, la poesia non fornirà mai una visione chiara e organica del mondo.

Eppure, la moderna deriva poetica riesce a conquistare le menti di un numero sempre più elevato di gente. Questo capita se un individuo riesce ad alzarsi dal torpore che caratterizza la massa dei consumatori ma non riesce ad elevarsi fino ad avere un’idea generale del tutto, come pure quando una persona si rende conto della volgarità delle persone che la circondano ma vi pone rimedio abbracciando una presunta profondità artistica da strapazzo, basata su concettualità ed espressionismi privi di un reale senso di verticalità. Così, esattamente come i “semicolti”, si può oggi riscontrare nel mondo una sempre più vasta classe di “semiconsapevoli”, rimasti fermi ad una filosofia impura e sentimentalista.

Questo accade perché molti individui oggi ritengono di riuscire ad avere una forte comprensione dei fenomeni semplicemente leggendo alcuni aforismi, o guardando un film, o in base ad alcune idee, spesso opinioni, maturate in base a simpatie o sensazioni. Come se per avere una visione coerente del tutto bastasse leggere un romanzo, o riportare quelle poche cose che ci si ricorda delle lezioni scolastiche di filosofia. Distinguersi dalla massa non basta per poter vantare una visione universale, per farlo bisogna leggere, isolarsi, filosofare fino a rinnegare il proprio essere. L’umana percezione è limitata e comprendere l’universo non è questione di sensazioni, ma di una razionalità pura e capace di trascendere il mondo dei fenomeni.

Si deve leggere l’opera dei grandi filosofi della storia, senza pregiudizi o preferenze. Cartesio, Kant, Nietzsche, Voltaire, Stirner, Gentile, Plutarco, Machiavelli, Heidegger, Hobbes, Hegel, Seneca, Aristotele, come anche Newton, Freud, Pound, Galilei… Capita a ciascuno di avere in antipatia un filosofo, o uno scienziato, o di annoiarsi anche solo al pensare ai mattoni scritti da ciascuno di loro, tuttavia essi forniscono il solo materiale affidabile per poter sviluppare una visione coerente e razionale dell’umanità, della storia, dell’universo. E per quanto un buon romanzo, una buona poesia o un film possano essere piacevoli, solo ed esclusivamente la ragione, le scienze e la filosofia possono redimere gli esseri umani dal loro vuoto, tutto il resto è unicamente un pretesto poetico o una banale illusione.