Di Lemmy

Che il web fosse ormai un posto non sicuro per il mondo “non allineato” alla narrazione del pensiero unico lo si sapeva da molto tempo, basti pensare alle molteplici censure subite dai militanti dei più disparati movimenti politici sui social. L’unico network dove ancora non vi era stata alcuna forma di censura in merito, perlomeno in modo non così plateale come la cancellazione senza appello di contenuti, era il cosiddetto “Tubo”. Fino ad oggi.

È infatti notizia recente il fatto che YouTube, il popolarissimo servizio di condivisione video di Mamma Google, abbia sospeso e rimosso i video e i canali di alcuni utenti, diventati famosi per aver condiviso e supportato alcune “teorie” che, seppur bislacche e talvolta completamente scollegate dalla realtà, instillavano dubbi sulla reale protezione dei vaccini. Non solo dei vaccini contro il Covid (che palle, in un modo o nell’altro sempre di questo si finisce a parlare – n.d.r.), bensì realmente di tutti i tipi di vaccini antinfluenzali.

Pertanto tolleranza zero contro chi diffonde presunte fake news sui vaccini anti Covid-19, anti morbillo e anti varicella. Chiamatela lotta alla disinformazione, chiamatela censura, chiamatela repressione intensiva del dissenso, fatto sta che l’effetto è stato la cancellazione immediata degli account di diversi attivisti diventati popolari sui social, come Joseph Mercola e Robert F. Kennedy Jr, sì esatto proprio il nipote di quel JFK.

Questa decisione dell’ampliamento della politica di YouTube, che aveva già bandito la disinformazione sui vaccini anti Covid lo scorso anno, eleva quindi a Vangelo le numerose dichiarazioni degli odontotecnici naturalizzati virologi. Non esiste altro Dio al di fuori “degli esperti delle autorità sanitarie locali, dell’Organizzazione mondiale della sanità” o della sua incarnazione nel Profeta, Antony Fauci.

In una recente dichiarazione, la stessa YouTube ha affermato che il divieto in questione ha portato alla rimozione di 130.000 video finora. Facendo un piccolo ragionamento, ipotizziamo che solo il 5% di questi video possa aver avuto un reale fondo di verità scientifica, con testimonianze reali di effetti collaterali avversi o spiegazioni clinicamente valide date da medici qualificati. Si tratterebbe di ben 6500 video con informazioni (plausibili, pertanto passibili di ulteriore approfondimento e verifica da parte della comunità scientifica) atte a smentire e far crollare la narrazione accolta acriticamente ad oggi, dalla maggior parte della popolazione.

Una decisione che ha smosso gli animi di numerosi utenti del web “non allineato”, e ha provocato un aumento vertiginoso delle iscrizioni a Sfero, piattaforma social italiana per ora immune alle mire del Grande Fratello. Si tratta infatti di un social network concettualmente diverso da quelli a cui siamo abituati.

Se dovessimo definire il social Blu come “orizzontale”, in quanto ogni profilo può collegarsi ad un altro tramite la richiesta di “amicizia”, Sfero ha una concezione dell’aggregazione sociale diametralmente opposta. Si basa infatti sui gruppi di discussione omogenei, che sicuramente i più stagionati paragoneranno al vecchio, ma sempre attuale Reddit.

Altri social invece non sono stati cosi fortunati da poter rimanere aperti e giungere fino a noi, ricordiamo ad esempio la breve parabola di Parler.

Se ne iniziò a parlare nel 2020, nel pieno della campagna elettorale americana. Donald Trump, bannato da Twitter aveva deciso di spostarsi proprio sulla piattaforma di Parler per continuare le sue dimostrazioni politiche sulle elezioni e, grazie a ciò, tale piattaforma è divenuta rifugio dei pericolosissimi seguaci di Trump e QAnon. Così pericolosi che vennero messi a tacere da una fulminea spazzata di coda del gigante Amazon, che aveva venduto l’hosting dell’intera piattaforma. Fine flashback.

Altri esempi? Si sta sempre più rafforzando ad esempio MeWe, piattaforma molto simile a Facebook, ma che vede la presenza di gruppi aperti (con annesso servizio di messaggistica) dove chiunque può scrivere liberamente di tutto. C’è poi Rumble, che si sta esaltando molto nei numeri visto che a differenza degli altri prevede la diffusione di video. Trattasi quindi di una piattaforma di streaming video alla pari di YouTube ma con standard decisamente più lassisti.

Già nel 2015 in tempi decisamente non sospetti, lo stesso Tim Berners Lee, il creatore del World Wide Web, lanciò una breve frecciata al popolo di Internet in occasione del 25° anniversario, che all’epoca nessuno prese né sul serio e né riuscì ad interpretare dal giusto punto di vista. La riportiamo di seguito, sia mai che qualcuno possa incorrere in qualche rivelazione mistica e possa finalmente capire in quale direzione folle e deprecabile si sta spingendo l’intero nostro mondo.

“Permetteremo ad altri di impacchettare e limitare la nostra esperienza online o proteggeremo la magia del web aperto e il potere che ci dà di dire, scoprire e creare qualsiasi cosa? Come possiamo costruire sistemi di pesi e contrappesi per ritenere i gruppi che possono spiare la rete responsabili nei confronti del pubblico?”

Tim Berners Lee