Di Leonardo

Vi siete mai chiesti da dove arrivi la plastica negli oceani?

È una domanda che la cara Greta Thunberg (o più corretto dire chi manovra le sue campagne) non vorrebbe vi poneste.

I dati recuperati dal ricercatore olandese Lourens Meijer infatti mostrano come ben l’80% dei rifiuti di plastica presenti nell’oceano arrivino dai fiumi (il restante 20% è materiale da pesca abbandonato e relitti di navi).

Dei ben 100mila corsi d’acqua studiati si ha avuto un risultato molto indicativo, ben l’80% dell’inquinamento marino tramite corsi d’acqua arriva dall’Asia.

Per essere più precisi, il triangolo dei fiumi inquinanti è formato da Filippine (in testa alla classifica mondiale) seguito poi dall’India ed infine dalla Cina.

Il secondo continente più inquinante è l’Africa ed infine il centro-sud America.

I tre fiumi più inquinati e di conseguenza inquinanti al mondo sono il Pasig (filippine, da solo è responsabile per il 6,43% dell’inquinamento marittimo mondiale) il Kiang (Malesia) e l’Uthas (India). In molti si saranno stupiti a non trovare nell’infelice podio il celeberrimo fiume Gange ma questo ha in realtà una posizione molto più bassa in quanto è più usato per scopi ritualistici piuttosto che come discarica a cielo aperto (anche se ha un apporto di inquinamento marittimo del 0,63%, quantità comunque imponente).

Nonostante ciò che ci viene propinato dai media e dalla nuova paladina del verde Greta, l’Europa e il Nord America sono i continenti che inquinano di meno il mare. L’Europa ottiene addirittura un risultato strabiliante: ha un apporto di inquinamento degli oceani dello 0,6% (il solo fiume Pasig inquina dieci volte tanto il nostro continente).

Tutto ciò ci mostra come la retorica dell’uomo bianco brutto e cattivo che inquina il mondo con la sua incuranza del problema inquinamento sia totalmente inventata e falsa.

Sono invece proprio i paesi vittima, secondo la retorica “gretiana”, della nostra incuranza ad essere i primi inquinatori e antagonisti del fragile benessere ambientale del nostro pianeta.

Questo a cosa è dovuto? Sicuramente una mancanza di sensibilizzazione civile al rispetto dell’ambiente gioca la sua parte, in secondo luogo una grande responsabilità è certamente imputabile alle politiche dei governi a cui interessa sicuramente più il profitto che mantenere il pianeta in buone condizioni. Un altro dato molto importante da tenere in considerazione è l’incessante aumento di popolazione nei continenti inquinanti che aggrava la situazione drastica già presente.

La natura, l’ambiente, il pianeta sono certamente un bene inestimabile, verso il quale l’uomo dovrebbe provare un sentimento radicato di appartenenza. Ciò è ben radicato nella cultura Europea fin dai tempi più antichi: un esempio su tutti? Basti pensare al ruolo giocato dalle divinità Naturali nell’Iliade. È infatti il fiume della piana troiana Xantos ad impedire ad Achille di continuare la strage di avversari dopo la morte di Patroclo.

Senza il nostro territorio naturale, a cui sentirci legati, perderemmo indiscutibilmente valore e scopo, per questo l’Europa non deve essere presa come un oggetto a cui scaricare le colpe dell’inquinamento ma anzi come esempio della buona condotta che andrebbe imposta ai paesi asiatici, africani e Sud Americani. Dobbiamo valorizzare i nostri risultati e le nostre eccellenze, dei sensi di colpa ingiustificati possiamo tranquillamente fare a meno.