Di Rocco

Nelle ultime settimane il dibattito politico si è concentrato sulla prossima elezione del Presidente della Repubblica.

Anche se mancano ancora diversi mesi, la rosa dei papabili nomi è già stata stilata, e la salita al Quirinale è più agguerrita che mai.

Il più discusso dei nomi è quello di Silvio Berlusconi, che alla soglia della fine della sua carriera politica, sembrerebbe ambire ad essere il successore di Mattarella. La candidatura, pur sostenuta dal centrodestra in pompa magna, non sembra possa giungere ad una positiva conclusione, nonostante si vociferi dell’appoggio sotto banco di Italia Viva. La stessa Giorgia Meloni, alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, ha affermato che il Cavaliere potrebbe fare un passo indietro, considerato che il PD non lo voterà, ma assicura che il centrodestra sarà compatto e il prossimo Presidente sarà “amico della Costituzione”. Potrebbe essere questa l’occasione per riscattarsi dall’ultima sonora sconfitta alle amministrative, dato che all’apparenza i numeri sembrano esserci, e si spera che il centrodestra riesca a unirsi e trovare una quadra.

Tra gli altri nomi pronosticati ci sono Rosy Bindi, che si è autoesclusa dalla candidatura, proprio come fatto da Liliana Segre. Un altro nome che aleggia è quello dell’attuale Ministro della Giustizia Marta Cartabia, di cui però non si hanno indiscrezioni ulteriori. Segue a ruota l’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e non ultimo anche l’ex DC Pierferdinando Casini, quest’ultimo pronosticato sia dal direttore di Libero, Alessandro Sallusti e da quello dell’Espresso, Marco Damilano, nonché da Floris a “DiMartedì”.

C’è stata la suggestione di un Mattarella bis, il quale però ha subito chiarito che non ripeterà il mandato, come fatto unicamente nella storia dal suo predecessore Giorgio Napolitano, declinando la proposta, anche quella di andare avanti per i prossimi due anni.

La Costituzione prevede che l’incarico del Presidente della Repubblica duri 7 anni, tempo originariamente considerato adeguato alla carica, ma non vieta un secondo mandato, quindi di per sé la manovra sarebbe da considerarsi lecita. Quest’ultima, tuttavia, rimane sempre una questione poco chiara, dal punto di vista etico e politico, sulla quale non si è mai trovata realmente una vera risposta.

È giusto che il Capo dello Stato possa restare in carica 14 anni fila? Negli Stati Uniti d’America la carica dura per due legislature della durata di 4 anni, dopodiché il candidato non può più ripresentarsi. Non sarebbe forse il caso di rivedere con fermezza le regole della nostra Costituzione?

Sullo sfondo aleggia infine l’ombra dell’onnipotente Premier in carica, Mario Draghi, che potrebbe essere il primo nella storia a traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale, e sembra essere davanti agli altri al momento. Il nome è ovviamente sostenuto dall’establishment, visto che accontenterebbe un po’ tutti (anche Giorgetti della Lega ha confermato questa ipotesi).

Tuttavia la possibile elezione dell’ex Presidente della BCE al Colle scatenerebbe uno scenario temutissimo dal centrosinistra, ovvero le elezioni anticipate. Sarebbe, infatti, impossibile proseguire la legislatura fino al 2023. Per ora Draghi osserva sornione, e pur dichiarandosi concentrato sui prossimi tavoli di governo, è difficile capire cosa pensi, anche se è plausibile credere che l’idea possa stuzzicarlo.

Insomma, l’incertezza regna sovrana, i nomi fatti fino ad oggi sono i soliti mestieranti della politica, nulla di nuovo che non sia stato già visto dal popolo, che invece, molti di questi li ha già bocciati in passato. I partiti pare che non abbiano colto la risposta dei cittadini, ovvero la diserzione di massa alla chiamata alle urne, e le manovre segrete dei palazzi non fanno altro che aumentare i dubbi e il distacco tra elettori e politica, Il fatto che Draghi sia in vantaggio per essere il nuovo Capo dello Stato ne è la riprova.

L’attuale Premier era già intervenuto per colmare un vuoto, che a distanza di un anno si è ricreato, ma pensare che possa essere proprio lui la soluzione ad ogni problema, come fosse il Messia venuto a ricondurci sulla retta via, denota l’incapacità della classe politica di occuparsi seriamente delle questioni preferendo i sotterfugi, nonché una toppa provvisoria destinata a cedere.