Di Andrea

Il nostro è indubbiamente un periodo storico cruciale, crocevia di cambiamenti radicali, all’apparenza inarrestabili e del consolidarsi di certe tendenze che agiscono ideologicamente su gli individui, trovando tra i giovani e nelle scuole il veicolo più performante di questo nuovo paradigma. Uno dei temi più caldi è sicuramente quello che abbraccia tutta la sconfinata diatriba sul genere, i cosiddetti gender studies.

Per questa volta tralasceremo altre forme interconnesse come ad esempio fenomeni di migrazione massiccia, sorveglianza coercitiva, censure sui social, etc… le quali sono tutte diverse espressioni dello stesso processo in atto, che ha come unico obbiettivo la disumanizzazione del cittadino, l’asservimento totale dell’individuo ad un sistema che lo vuole senza radici e ciò avviene quotidianamente con attacchi mirati da più fronti, specialmente dal punto di vista culturale.

Prendendo come spunto gli ultimi fatti di cronaca, dove in diverse scuole piccoli gruppi di studenti maschi hanno manifestato indossando abiti femminili (come Milano, Monza e altre) scagliandosi contro la “mascolinità tossica” o per sodalizzare con il gentil sesso in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, possiamo delineare il percorso di queste tendenze, le quali riescono a creare un eco abbastanza forte pur essendo in realtà incarnate da una minoranza. Partiamo nell’analisi da un fatto che non subito salta all’occhio: queste iniziative creano un vero e proprio cortocircuito per chi si fa portatore delle teorie gender fluid: significa forse che l’identità femminile sia delineata semplicemente da gonne e rossetti? Si dimostra chiaro come già in partenza l’equiparazione dei due sessi, nel tentativo di eliminarne le differenze è una sfida persa in partenza e che non porterà nessun vincitore.

Il punto fondamentale è piuttosto la violenta colonizzazione dell’immaginario che sta avvenendo nella nostra società, il maschio deve essere devirilizzato, femminilizzato e colpevolizzato per ogni suo comportamento; il vero obbiettivo non sembra quindi essere più la parità di genere ma la distruzione del maschio in sé e conseguentemente l’arrivo ad un nuovo status di cui già si sente parlare, appunto la fluidità di genere.

Le scuole non possono diventare luoghi dove il dibattito e il pensiero critico vengono annullati in nome del politicamente corretto, uno degli strumenti più micidiali utilizzati dalla fazione mondialista per trionfare nello scontro culturale cui abbiamo accennato e che sta caratterizzando questo periodo storico. I giovani non devono essere relegati a cani da guardia di una civilizzazione ipocrita, di un sistema che sempre più abbraccia misure restrittive (fisiche e ideologiche) contro i propri oppositori, ma devono invece essere il vettore di una controtendenza, di una ribellione a questa logica del grande villaggio globale dove l’identità (etnica, di genere, etc) non trova più spazio. Come farlo? Infuriandosi e scagliandosi contro questa nuova morale imperante.

Il resto, sono solo chiacchiere.