Di Andrea

Da poco più di un mese stiamo vivendo uno dei periodi più bui della nostra storia. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin il mondo sembra essersi fermato, tutti gli occhi sono ora puntati sui confini del continente dove si sta compiendo una guerra fratricida che sta insanguinando le strade di decine di città, generando conseguenze dolorose e catastrofiche per un popolo intero. Tralasciando tutti dati della campagna intrapresa dallesercito della Federazione Russa, le città conquistate, la resistenza ucraina e tutta quella miriade di informazioni che intasano in questi momenti qualunque media, televisione o social network (creando soltanto, di proposito, un marasma indecifrabile di fake news e commenti da bar), l’intento di questo scritto è quello di focalizzarsi il più possibile sulla condizione di sfondo, sul disegno generale che questo ennesimo conflitto sta rafforzando.

Una precisazione in termini pratici però è d’obbligo,

dal momento che la guerra è innanzitutto pragmaticità ed esperienza della realtà: il tifo da stadio al quale il dibattito pubblico viene volutamente ridotto è funzionale al sistema, così come la reductio ad hitlerum nei confronti di un determinato personaggio o schieramento specifico, i buoni e i cattivi nella storia non sono mai esistiti. Il dato oggettivo è che una nazione sovrana indipendente è stata aggredita e invasa, e la condizione venutasi a creare, come già detto, sta avendo conseguenze disastrose. La questione politica sulle cause dello scatenarsi delle ostilità ha moltissime ramificazioni e preludi che certamente non si esauriscono a questi ultimi anni, ma che possono essere riscontrati in periodi ben più lunghi. Ciò che sta avvenendo è uno scontro tra superpotenze globali, NATO da una parte (USA e sottoposti) e Russia dall’altra, tutto questo sulla pelle di un popolo e di una terra, l’Europa, che ancora una volta viene martoriata e lacerata da una guerra che non le appartiene.

L’Europa è al centro di questa riflessione, una terra occupata militarmente da una potenza straniera fin dal termine della seconda guerra mondiale, una terra sfruttata e manovrata a piacimento, data in pasto al nemico dai propri stessi governanti. Ad oggi in gioco ci sono due imperialismi, facce diverse della stessa medaglia, gli stessi che, uniti, soggiogarono i popoli europei con delle catene che ancora adesso hanno ai polsi. Per questo la posizione deve essere di opposizione sia alla NATO sia alla Russia (intesa come schieramento nell’ormai storica lotta bipolare delle superpotenze), ma solo per l’Europa, una lotta per fare tornare potenza la culla della civiltà. Qualunque tentativo di invasione (militare, ideologico, migratorio) va combattuto affinché non avvenga quel “naufragio” della bella ninfa figlia di Agenore.