di Bologna

O meglio, sarebbe da dire che non vi abbiamo mai creduto più di tanto, ben riconoscendo le menzogne che il giornalismo ha sempre seminato tra i lettori per puntellare il potere del Sistema. Certo per chi ha intrapreso una strada di militanza politica, o magari da stadio, questa verità è ormai data per scontata visti i grandi torti che il mondo dell’informazione ha sempre riservato a questo ambiente, ma dai dati si evince che anche la gente comune ormai ha smesso di affidarsi ai giornalisti per ricevere la propria dose giornaliera di ‘verità’.

Non parliamo qui solo dei giornali fisicamente reperibili nelle edicole, basta una brevissima ricerca per rendersi conto del calo drastico che tale format ha registrato nelle vendite negli ultimi due anni a prescindere dalla parte politica che il giornale in genere esprime.

Anche i giornali online infatti stanno decisamente vedendo ridimensionate le proprie interazioni. Se andiamo a prendere infatti un post medio da una qualsiasi pagina social di un quotidiano locale vi troveremo ben pochi like (salvo un paio di articoli al giorno massimo, particolarmente d’impatto) ed i tipici commenti in stile tifo becerissimo sul tema espresso.

Un esempio? Se andiamo a leggere un articolo sulla guerra in Ucraina di ‘Open’ (il quotidiano online di Enrico Mentana) vi troveremo decine di commenti che sostengono la ragione Ucraina e quasi nessuno a difesa dell’operato russo, in piena linea con le notizie del giornale. È la morte del dibattito da sempre scaturito dai giornali nei momenti quotidiani di socialità (pensate ai vecchi al bar sport del vostro paese): la vittoria della Narrazione sull’Informazione.

Si evince da ciò che persino nel Web, sicuramente in crescita rispetto al mondo del giornalismo cartaceo, le pagine professionali d’informazione stanno lasciando sempre più il posto a blog o canali privati che spesso, nel servizio offerto, si dimostrano ben più affidabili e meno “nauseanti”.

Ed è proprio la guerra in Ucraina, preceduta sicuramente da due anni imbarazzanti di narrazione covid da parte del mondo giornalistico, che sta dando il colpo di grazia alla credibilità dei professionisti dell’Informazione. Nessuna cautela sui temi espressi, nessuna verifica o certezza delle fonti, i nostri quotidiani si limitano a riprendere delle notizie sparate dalle fazioni in lotta (chiaramente in termini propagandistici come ci si aspetterebbe in qualsiasi guerra) per poi darle in pasto al grande pubblico che non vede l’ora di spettegolare e litigare su particolari beceri e cruenti, in questa sorta di fascinazione per l’orrore.

Sfido qualsiasi persona dotata di un briciolo di raziocinio a non aver provato un senso di fastidio guardando sui propri social i grossi titoloni dei giornali riguardanti il conflitto che vede impegnato l’Oriente Europeo. Continuamente ci vengono propinate palesi balle o semi notizie ingigantite, e questo a prescindere dalla parte coinvolta nel conflitto, ognuno ha le sue ragioni, ognuno la sua propaganda, ognuno il suo modo di “vincere la battaglia” dell’opinione pubblica.

Ecco perché viene naturale un sorriso quando si legge del crollo economico delle testate giornalistiche, accompagnato da un sonoro «E grazie al cazzo!» magari. La misera fine di un mondo che ha scelto di diventare altrettanto misero (salvo rare e virtuose eccezioni).