Di Sembe

Tra le tante notizie di questi mesi infuocati dal conflitto russo ucraino, saltano sicuramente all’occhio le accuse (da parte della stampa mainstream) verso il presidente Putin per l’uso di una compagnia privata di contractor, la Wagner.

Leggendo un articolo dell’Huffpost o guardando La7, questi mercenari ci vengono dipinti come brutali sicari o sanguinari assassini e chi più ne ha più ne metta, ma questo non ci riguarda.

In un nostro precedente articolo abbiamo già analizzato la sua struttura e i suoi compiti ma con l’inizio della guerra in Europa sono stati schierati anche su questo fronte. Prima invece, ricordiamo, erano utilizzati per gli interessi geopolitici del Cremlino in Africa e Medio Oriente.

Lungi noi dal giudicare il loro operato (oltre al fatto che non lo sappiamo avendo il culo al caldo e non in prima linea sotto piogge di proiettili) vogliamo però far notare come l’occidente che sta condannando Putin per l’uso di queste compagnie private abbia fatto lo stesso decenni appresso.

In Iraq infatti, la coalizione a guida statunitense per controllare il territorio in balia del caos scatenato dal vuoto lasciato dalla caduta di Saddam, accompagnato dalla povertà e dalle diverse correnti fondamentaliste, ha impiegato l’utilizzo della compagnia privata divenuta tristemente famosa, la Blackwater.

Questa compagnia di sicurezza è diventata celebre alla cronaca principalmente per un incidente di fuoco a Baghdad in cui persero la vita civili iracheni per mano dei contractor americani, oltre alle accuse generalizzate di far uso di metodi pericolosi e aggressivi sulla popolazione. Infatti ad oggi la compagnia ha dovuto cambiare nome in Academi.

Come detto prima, lungi dal giudicare vivendo nel mondo “civile” del benessere, la volontà è semplicemente far notare come anche i “buoni” che ora accusano la Russia per l’uso di questi uomini abbiano fatto la stessa identica mossa in passato.

È logico per una potenza usare compagnie private per difendere i suoi interessi all’estero così dal non partecipare direttamente mettendoci la faccia col rischio di sporcarsela. Fa parte del gioco della geopolitica. Non stiamo quindi a piangerci sopra come dei paladini benpensanti, ma è una sveglia la nostra per non lasciare che ci si lasci (come sempre) abbindolare dalla solita narrazione a senso unico.