Di Elena

Dopo due anni di pandemia, il sistema sanitario nazionale non sembra essersi ripreso dalla brutta batosta che si è visto piombare in casa. Il personale sanitario, di molto ridotto rispetto agli altri stati europei, sgomita per riportare il livello di assistenza sanitaria ad una condizione più accettabile.

Lo studio europeo denominato ‘’Lo stato della salute in Europa’’ portato avanti dalla Commissione europea ci informa che l’Italia è il paese che già prima del Covid-19 spendeva meno in ambito sanitario. La sua era una ‘’crescita moderata’’. Insomma, i due settori cardine per la crescita di un paese quindi sanità e istruzione sono i più trascurati in Italia. Di conseguenza l’economia non può che procedere a rilento.

I neolaureati sono in calo anno dopo anno, specialmente dopo gli ultimi tagli importanti risalenti alla legislatura 2008-2011 (Berlusconi IV). Si cerca di tamponare questa evidente penuria di personale creando nuove figure professionali che servirebbero da tramite tra la popolazione e i pochi medici a disposizione. Figure come ‘’l’infermiere di famiglia e comunità’’ che durante la pandemia aveva ed ha tutt’ora il compito di monitorare la salute dei positivi che sostengono la quarantena in casa, al fine di evitare ricoveri. Naturalmente anche questi si sono fatti garanti della campagna vaccinale dato che in Italia è considerata la prima arma per combattere il Coronavirus. La verve nel convincere la popolazione in maniera più o meno lecita non è mancata, sfuggono però i risultati di questo immane sforzo.

Mentre lo stato spende soldi nella ormai celebre campagna vaccinale, ora leggermente accantonata in favore della guerra russo ucraina che ha canalizzato l’attenzione pubblica tanto che ora siamo circondati da politologi e non più da virologi, l’Italia rimane un paese dove l’accesso nelle scuole agli studenti con disabilità non viene sempre garantito.

I tagli alla sanità non hanno permesso che si risolvessero i problemi relativi alle evidenti barriere architettoniche che ostacolano l’ingresso nelle scuole ai diversamente abili. Secondo i dati ISTAT al 2019 gli studenti portatori di handicap sono circa 284 mila, numero non sottovalutabile soprattutto ora che la scuola è tornata finalmente in presenza dopo la DAD.

In Italia solo il 18% delle scuole è totalmente accessibile ai portatori di handicap (che sono circa il 3.3% degli studenti italiani). L’ingresso degli istituti presenta scale e assenza di ascensori, per non parlare della quasi totale assenza di bagni per portatori di handicap. In merito a questo, la risposta della Commissione europea è che i fondi che questa stanzia potrebbero essere orientati diversamente così da garantire maggiore inclusività (parola stra-abusata). In maniera del tutto incoerente suggerisce anche che per i ragazzi portatori di handicap sarebbe opportuno garantire un tipo di formazione più privata, emarginandoli di fatto ancora di più. Si sa, non è questa la categoria acchiappa consensi, non merita di finire sotto l’ombrellone protettivo di mamma Europa.

Nonostante i decreti e le leggi che tutelano il diritto allo studio, che dovrebbe essere garantito a tutti, si continua a chiudere un occhio su una buona fetta di popolazione, di giovani che un domani potrebbero entrare a far parte della nuova classe dirigente.

La Valle d’Aosta è l’unica regione in cui le scuole accessibili sono più della metà, si parla del 68 % circa. All’ultimo posto troviamo la Campania con una percentuale del 23,98%. È bene specificare che questa è una classifica ISTAT a cui non tutte le scuole hanno risposto, a Trento per esempio, il 55% delle scuole ha preferito tacere, non garantendoci i conseguenza una visione a 360 gradi della situazione nazionale.

In Europa e in Italia non possono esistere categorie che vanno tutelate perché sponsorizzate da celebrità o perché sono macchine da soldi, mentre altre vengono completamente dimenticate e abbandonate perché non bucano lo schermo. La salute di un paese che cresce passa anche dal grado di umanità che mostra nei confronti dei più deboli e dimenticati. Basterebbe solo capire chi sono e di cosa hanno bisogno per non essere lasciati nell’oscurità dell’ignoranza e del menefreghismo collettivo.