di Sembe

Stepan Bandera: dall’invasione della Russia torna ad essere l’uomo più discusso della sua terra.

Assassinato negli anni ‘50 del secolo scorso per mano di un sicario sovietico, è uno di quegli uomini che per merito delle proprie azioni sul corso della Storia rimangono impressi nella memoria di un popolo.

Oggi Bandera imbarazza tutta quella frangia liberal-occidentale che vede l’Ucraina solo come carne da macello nella lotta a Putin fin dai tempi degli scontri di piazza Maidan, quando dalle barricate sventolavano le bandiere rosso-nere dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), ala militare dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini durante la seconda guerra mondiale, che Bandera guidava come leader politico.

Le stesse bandiere rosso-nere che oggi sventolano insieme alla bandiera nazionale Ucraina sulle trincee scavate al fronte. Nel secolo scorso quei colori occupavano lo stesso posto di ora, svettavano al fianco dei tedeschi nella guerra sul fronte Est, contro il bolscevismo. L’Esercito Insurrezionale Ucraino fu infatti creato da Bandera stesso per opporsi alle truppe di Stalin quando queste penetrarono nel territorio Ucraino.

Torniamo indietro però, per meglio capire questo personaggio. Nel caos del primo dopoguerra i nazionalisti ucraini si ritrovarono ad Est in guerra con la neonata URSS che aveva invaso le regioni orientali Ucraine (esattamente come un secolo più tardi), e con l’espansionismo polacco a Nord-Ovest.

Nasceva quindi l’OUN, l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini appunto. Un’organizzazione politica e militante che fu tra le prime sigle fuori dall’Italia a richiamarsi direttamente al Fascismo. L’OUN versò il sangue dei suoi giovani in una guerra a tutti gli effetti, se pur non dichiarata ufficialmente, contro l’occupazione polacca e mandò in tutta Europa i suoi migliori intellettuali per trovare un appoggio alla causa Ucraina.

La Germania e l’Italia furono i suoi alleati per vocazione. La prima già storicamente con la vicinanza dell’Ucraina alla sfera d’influenza degli imperi centrali. Rosenberg, ministro degli esteri tedesco, più di tutti sostenne la creazione di uno Stato nazionale ucraino, nonostante l’iniziale linea contraria del Führer (si parlava infatti delle terre che sarebbero dovute far parte dello spazio vitale tedesco) mutata solo dopo aver visto l’eroismo in guerra delle legioni ucraine arruolate nelle linee dell’asse.

Nel ‘39 nell’invasione della Polonia tra le forze della Wehrmacht si trovava già la prima unità straniera nella macchina da guerra tedesca: una legione di volontari Ucraini.

Poi con l’espandersi del conflitto in tutto l’Est-Europa e l’arrivo dell’armata Tedesca in Ucraina (accolta spesso come liberatrice dall’oppressione polacca prima e sovietica poi) i nazionalisti Ucraini formeranno la divisione SS “Galizia”. L’appoggio dei nazionalisti alla guerra dell’asse è totale, Bandera vuole far entrare l’Ucraina a pieno titolo nel Nuovo Ordine Europeo che si prospetta prossimo a sorgere.

Ma per la sua volontà di creare uno Stato ucraino venne arrestato e tradotto in Germania. Governatore delle regioni Ucraine diventò Koch, burocrate tedesco per nulla ben voluto dal fiero popolo slavo, a causa della spietata repressione, spesso affatto giustificabile, nei confronti della popolazione civile. L’UPA di conseguenza cominciò ad insorgere contro l’alleato Tedesco, ponendosi l’obiettivo di uno stato Ucraino indipendente da ogni ingerenza, nel frattempo, ricordiamo, la guerra contro i sovietici russi procedeva sanguinaria.

Con il successivo avanzare dell’Armata Rossa la situazione cambiò. Bandera e i suoi ufficiali furono liberati, l’UPA e l’OUN-B (la frangia nazional-rivoluzionaria di Bandera) giurando fedeltà al Führer combatterono fino alla fine al fianco delle truppe tedesche, ancora una volta. La fine di Bandera è già stata descritta all’inizio di questo breve articolo, ma vale la pena citare il fatto che i servizi segreti statunitensi provarono a servirsi della sua figura e del suo movimento durante la guerra fredda in funzione anti-sovietica. Bandera non accettò mai.

Ricordiamocelo sempre, mentre i burocrati parlano a versare sangue oggi per la propria terra sono gli eredi dei camerati dello scorso secolo, e non combattono certo per difendere Zelenski e l’Unione monetaria. Fuori dai discorsi geopolitici si è dimostrato ancora una volta chi è sempre in prima linea nei momenti di maggiori difficoltà per la sua nazione.