di Bologna

Per gli estimatori dei poemi Omerici la figura di Diomede non suona certo nuova. Nell’Iliade egli è uno dei più famosi re Achei che compaiono al fianco di Agamennone nella feroce guerra sotto la città di Troia.

I poemi di quell’epico scontro ci mostrano Diomede come un grande e ferocissimo guerriero. Il sovrano greco sconfisse in duello il poderoso Enea che si salvò solo grazie all’intervento della propria madre divina, Afrodite, ferita anch’essa dall’eroe greco con un colpo di spada. Afrodite non fu tuttavia l’unica divinità colpita dalla furia dell’Acheo; anche Ares infatti, il tremendo dio della guerra, venne affrontato in duello poco dopo e costretto a fuggire dopo le ferite inflittegli da quell’uomo ormai inebriato da sangue e vittoria.

Solo Apollo riuscì a fermare il massacro tremendo di Diomede, ricordandogli la sua natura mortale ed esortandolo a non osare oltre contro gli Dei olimpici.

Un guerriero formidabile fu dunque il nostro, nonché grandissimo amico e compagno di avventure dell’astuto Ulisse, con il quale affrontò secondo i racconti missioni rischiose, infiltrandosi dietro le linee nemiche e compiendo sabotaggi ed omicidi.

La grande storia di Diomede tuttavia non si limita al valore sul campo durante la guerra di Troia. Dopo la vittoria fece ritorno in patria, ad Argo, solo per scoprire il tradimento della moglie Egialea, decisa a liberarsi del marito con un’imboscata per poter governare la città con un nuovo amante. La stessa sorte toccò ad un altro grande re Acheo, Agamennone, che però non riuscì a salvare la vita sotto i colpi della moglie Clitemnestra e del suo amante Egisto. Diomede dovette quindi riprendere il largo con i propri fedeli e fuggì dal suo stesso regno, veleggiando verso Occidente.

Gli Achei di Argo, sotto la guida del loro potente re, peregrinarono dunque per mesi sulle sponde dell’Adriatico. In varie occasioni si incontrarono con i popoli indigeni, a volte combattendoli e altre, ci dicono i racconti, tessendo legami di amicizia e di scambio di beni molto solidi, tanto che in alcune città Adriatiche ancora in epoca romana erano presenti altari e luoghi di culto dedicati ad un Diomede benefattore e “civilizzatore”.

Esempi di ciò li ritroviamo ad Ancona, che in certe narrazioni vanta di Diomede come il proprio fondatore e nella città di Pola, ora in Croazia, dove le cronache ci raccontano fosse presente un vero e proprio tempio dedicato all’eroe.

Diomede fondò infine una nuova città dal nome di Siponto, oggi localizzata nei pressi di Manfredonia in Puglia. Fu proprio a Siponto che lo raggiunsero gli ambasciatori di Turno e dei Rutuli per invitarlo a riprendere le armi contro Enea, il suo antico nemico.

Diomede, ormai evidentemente stanco di battaglie e di guerre, rifiutò di prendere parte all’ennesima guerra e consigliò di fare lo stesso ai Rutuli, che infatti subirono una tremenda sconfitta da parte degli esuli Troiani nel Lazio.

A Siponto Diomede continuò a vivere pacificamente per il resto dei suoi giorni proteggendo i propri uomini da nuovi scontri e macchinazioni, completando così la metamorfosi che da ferocissimo e temibile guerriero lo aveva portato infine a diventare un sovrano saggio ed amato.