di Elena

La scalata alla conquista dei diritti delle “minoranze” comincia con i fuochi d’artificio nel 2023.
Il 4 gennaio, in Missouri ha avuto luogo la prima esecuzione di una persona transgender.
Trattasi di tale Amber McLaughlin che nel 2003 uccideva l’allora fidanza Beverly Guenther. All’epoca dei
fatti, la nostra eroina era ancora un eroe e rispondeva al nome di Scott. Amber ha infatti terminato il
percorso di transizione in carcere.
Alla giuria dello stato americano è stato taciuto lo stato di salute mentale della prigioniera. Da quanto
emerso dal quadro clinico, Amber è stata vittima di depressione a causa di abusi sofferti da adolescente
e questo ha causato in lei manie suicide e, a quanto pare, picchi di violenza gratuita.
In Missouri non serve l’unanimità per decidere della vita di un uomo, per questo ad Amber è toccato
morire in carcere, 20 anni dopo l’omicidio della fidanzata ma finalmente nel corpo di una farfalla e non
più di un uccellino.
I movimenti a sostegno dell’abolizione della pena di morte sono rimasti delusi, ma oggi la comunità
LGBTQ..eccetera, ha un martire in più. Dopo aver conquistato la possibilità di partecipare alle
competizioni sportive, oggi possono guadagnarsi un posto in paradiso.
I giornali, statunitensi e non, trattano infatti la McLaughlin come un vittima. La vita difficile della neodonna
doveva frenare la follia omicida dello stato.
Il lieto fine di questa macabra storia sta nel fatto che la comunità arcobaleno si è conquistata il diritto
alla pena di morte, come noi comuni mortali. Ora possono dimostrare che davanti alla morte siamo
tutti egualmente nudi.
Gioite genti, un’altra bandiera è stata issata!