di Saturno

In una società dove pressoché tutti hanno accesso ad internet e a prodotti d’intrattenimento come film, libri, videogiochi e fumetti, era inevitabile che si creasse un rapporto tra cultura di massa, identità nazionale, politica e geopolitica, per comprenderlo prenderò il caso nello specifico l’esempio del famoso personaggio fumettistico statunitense Capitan America.

Il concetto di egemonia culturale teorizzato da Antonio Gramsci, intellettuale marxista, consiste nel vedere la società divisa in classi ma con al vertice solo una di esse (la borghesia), la quale non detiene il potere solo con la forza, ma soprattutto col consenso. Ciò è possibile, secondo Gramsci, in quanto la classe dominante ha il totale controllo dei mezzi per influenzare la cultura popolare (la scuola, i giornali, la religione, ecc.) e di conseguenza il modo di pensare delle persone. Chi detiene l’egemonia culturale può creare una narrazione e dei sentimenti condivisi da tutta la società, diffondendo dei valori che fanno sembrare il dominio della classe attualmente al vertice come un fattore favorevole anche alle classi subalterne.

Tralasciando il discorso su quanto effettivamente sia vera la retorica marxista (specie oggi) della società divisa rigidamente in classi in lotta tra di loro, questo concetto di egemonia culturale può essere usato per diffondere sentimenti e modi di pensare che non hanno niente a che fare con la “lotta di classe”, ad esempio può essere usato per costruire artificialmente narrazioni volte a formare identità nazionali attraverso l’influenza esercitata da cose banali come i prodotti d’intrattenimento: film, romanzi, canzoni e fumetti (come Capitan America), i quali apparentemente sembrano apolitici ma in realtà contengono messaggi politici che influenzano la la società.

Ciò ha fatto particolarmente comodo agli USA in quanto essi non hanno, a differenza degli stati europei, millenni di civiltà alle spalle a cui rifarsi per la diffusione di un’identità nazionale che faccia da collante tra persone estremamente differenti (gli USA sono etnicamente molto disomogenei). La cultura popolare è uno strumento perfetto per diffondere sentimenti comuni in quanto essa è pensata per le masse, non per le piccole élite.

Uno dei prodotti d’intrattenimento apparentemente apolitici ma di fatto utili a questo scopo è Capitan America. Trattandosi di un personaggio dei fumetti, è stato pensato per un pubblico molto giovane. Esso viene mostrato come il tipico eroe che i ragazzini sognano di diventare[1], ed è proprio il suo essere rivolto ai giovani che gli ha permesso di influenzare più facilmente la società, in quanto i giovani sono la parte della popolazione più ideologicamente e culturalmente influenzabile, la quale quando cresce porta con sé i valori, i concetti e il modo di pensare che ha appreso durante l’infanzia e l’adolescenza.

Capitan America non viene rappresentato solo come un banale “supereroe buono che combatte i cattivi”, ma come la personificazione della nazione americana. Ciò è esplicitato dal nome stesso dell’eroe (Capitan AMERICA) e dal modo in cui è vestito (ha un costume e uno scudo che richiamano lo stile e i colori della bandiera statunitense)[2].

Creato nel 1940 durante la seconda guerra mondiale (ma prima dell’entrata in guerra statunitense) il fumetto di Capitan America parlava in origine di “un’America che ama la pace” minacciata dai “guerrafondai senza scrupoli d’Europa”, i giovani sono chiamati alle armi a difendere la patria e ad uno di loro viene iniettato un siero che lo trasforma in un super-soldato dotato di grande forza che diventerà poi Capitan America.

Di conseguenza chi (specie da giovane) fruisce di questo fumetto, associa inconsciamente il concetto di America a quello di eroe giusto e coraggioso che combatte i cattivi. Le persone influenzate da Capitan America e da altri prodotti d’intrattenimento con messaggi simili, quindi, finiscono per vedere il mondo in modo simile a com’è presentato su tali prodotti. La visione dell’America buona, prospera e libera che viene minacciata da nemici esterni, al punto da giustificare uno scontro violento contro di loro, viene normalizzata nella mente degli americani. Ma questo modo di vedere gli Stati Uniti va anche al di là dei confini nazionali visto che gli USA hanno fortemente influenzato la cultura popolare di tutto l’Occidente.

Il modo di vedere il mondo e i suoi spazi, quindi, viene distorto in funzione americano-centrica, ci sono gli Stati Uniti (i “good guys” per eccellenza), i Paesi filo-americani (“buoni” solo in quanto amici degli USA) e i Paesi “cattivi” troppo diversi e ostili (o percepiti come tali) all’America, contro cui è giusto fare guerre.

Difatti questa retorica fortemente americanista di Capitan America è comunissima nei prodotti d’intrattenimento statunitensi, ad esempio nei film di Hollywood gli Stati Uniti vengono ritratti spessissimo come “i buoni” che salvano qualcuno o qualcosa (tipo il mondo intero), e ciò non avviene per caso, dato che spesso i film che mostrano un’immagine positiva degli USA sono finanziati dal governo statunitense stesso. Per citare solo un esempio, il governo degli Stati Uniti ha aiutato a girare film della serie Tranformers, un becero film con robot giganti che si menano, in quanto esso metteva in buona luce le forze armate statunitensi.

Banali fumetti, videogiochi, serie TV e film vengono quindi trasformati in strumenti politici e geopolitici dagli Stati Uniti inserendovi i concetti di “destino manifesto” ed “eccezionalismo americano” così da naturalizzarli e renderli “normali” all’interno della cultura popolare americana ed occidentale. Questo è uno dei motivi per cui, ad esempio, il fatto che gli USA bombardino qualche posto del mondo ammazzando civili sia un fatto ignorato perché percepito come normale, mentre se a fare la stessa cosa sono altri stati si grida invece si genera indignazione popolare.

In sintesi, a governare la società è chi gestisce la cultura perché è chi ha in mano le redini della cultura a poter diffondere nel popolo la convinzione di cosa sia accettabile e cosa no, di cosa è il bene e cosa il male, di cosa è giusto e cosa è sbagliato.

[1]A favorire l’immedesimazione di un ragazzino nella lettura di tale fumetto c’è sicuramente anche il fatto che Capitan America non ha superpoteri strani come i raggi laser sparati dagli occhi, ma una “semplice” super forza (dovuta alla crescita di massa muscolare) oltre che un grande coraggio e senso del dovere che qualunque persona può ambire di raggiungere.

[2]Questo genere di simbologia americana personificata da qualcuno è oggi comune nella cultura popolare americana, non solo grazie a Capitan America, ma anche ad altri prodotti d’intrattenimento come il wrestling trasmesso in TV. La World Wrestling Federation (oggi W.W.E.), vero e proprio fenomeno di massa, ha creato molti personaggi che si rifanno a questa simbologia, i più famosi dei quali sono sicuramente Hulk Hogan e John Cena.