Di Emilio

Purtroppo sì, viviamo in un paese dove nel giorno della nostra unità nazionale e della vittoria della prima guerra mondiale la quotidianità procede come se niente fosse, ma tutto invece viene sospeso nell’irrealtà della festività proprio nel giorno in cui in sostanza invece la guerra l’abbiamo persa (25 Aprile). Allo stesso modo il 2 giugno, giorno che probabilmente ad oggi è ricordato ed atteso solo per la parata e che mai ha unito il popolo ( il referendum per la repubblica fu tutt’altro che un plebiscito semi-unanime). Senza sminuire la fine della monarchia, lo scarso significato del 2 Giugno trova riscontro nel fatto che molta gente ad oggi neanche sappia a quale ricorrenza coincide. Non ne sto facendo un discorso ideologico, si tratta della concreta percezione della gente.

Ma la follia istituzionale del 17 marzo non è finita qua, la giornata dell’unità nazionale è stata concessa solo nel 2012:

«La Repubblica riconosce il giorno 17 marzo, data della proclamazione in Torino, nell’anno 1861, dell’Unità d’Italia, quale «Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera», allo scopo di ricordare e promuovere, nell’ambito di una didattica diffusa, i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché di riaffermare e di consolidare l’identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica.»

(Parlamento italiano, art. 1, comma 3, legge 23 novembre 2012, n. 222)

Ma almeno nelle vostre scuole il 17 marzo si è mai fatto qualcosa? Nella mia ovviamente no. L’attuale governo ha parlato di renderla festa nazionale ma si tratta di una mera proposta di legge che, come molte altre, resta da vedere come possa andare in porto.

Per il 4 novembre invece la storia è già diversa, fino al 1976 esso è stato a tutti gli effetti un giorno festivo, poi fu soppressa e ora è la giornata delle forze armate. Rimane apprezzabile riscontrare che per lo meno dal punto di vista mediatico qualche iniziativa istituzionale è stata comunque portata avanti negli ultimi anni.

In attesa di vedere come e quando lo Stato italiano inizierà a dare il giusto peso alle sue date storiche, sta a noi portare avanti la memoria e le gesta dei nostri antenati, attribuendo il giusto valore a questi giorni speciali.