di Sembe

Fino a pochi anni fa vedere l’intero mondo Occidentale agli arresti domiciliari a causa di una pandemia e vedere il ritorno della guerra in Europa sarebbe sembrato completamente irrealistico, e invece eccoci qui.

A ciò, un nuovo ingrediente si aggiunge all’attuale deriva distopica ed è l’avvento dell’intelligenza artificiale. Non entreremo con questo articolo nello specifico della sua applicazione. Tutto ciò è stato già evidenziato dalla nostra redazione in un’intervista proprio ad una IA.

É tuttavia da tenere conto sicuramente l’impatto che avrà sulla realtà lavorativa della popolazione mondiale. Sarà certamente buona per i lavori più duri, l’uomo non dovrà più così rischiare la vita nelle miniere o fare i lavori più rischiosi, ma ciò vuol dire che allo stesso tempo in qualsiasi lavoro l’aspetto umano potrà essere sostituito dalla macchina, come già in parte é successo.

Ma se fino ad oggi davanti ad un processo di automazione robotico il fattore umano era comunque necessario per permettere l’andamento del flusso di lavoro, ora che anche le macchine acquisiranno (il piano almeno è questo) le capacità intellettuali che erano uniche della nostra specie cosa rimarrà all’uomo?

I social e la tecnologia (per quanto in determinate circostanze si rivelino utilissimi) in questi ultimi 20 anni hanno reso più pigro e meno attivo l’uomo, se ci verrà tolta persino l’applicazione lavorativa della nostra mente, il destino da schiavi lobotomizzati è assicurato.

Una notizia di quest’anno che ha confermato i timori su questa nuova IA sono le dimissioni di Geoffrey Hinton da Google, che altro non era che il padre dell’intelligenza artificiale. É uscito dal suo vecchio mondo dicendo “Me ne sono andato per poter parlare dei suoi pericoli”, ad ognuno le sue conclusioni.

Attenzione, quest’articolo non vuole essere certo un allarme paranoico e apocalittico, ma piuttosto uno spunto di riflessione sulla direzione verso cui questo mondo ci sta portando, che sicuramente non ci pare la più adatta alla Natura dell’Uomo.