Di Michela

Nel corso del Novecento, accanto alla produzione professionale, si sviluppa anche la produzione di film amatoriali, ovvero pellicole girate da non professionisti, o cineamatori, spesso per uso personale. Rientrano in questa categoria i film di famiglia: film muti, girati generalmente in formato substandard (9,5mm Pathè Baby, 16mm, 8mm, Super8) e che documentano momenti di vita familiare come le vacanze, la nascita e la crescita dei figli, i compleanni, ma anche attività lavorative, manifestazioni sportive, manifestazioni politiche, avvenimenti pubblici e privati di varia natura.

L’importanza del cinema durante il Ventennio

Durante il Ventennio, quindi, accanto alla grande cinematografia promossa dallo Stato con Cinecittà, il Centro Sperimentale e i cinegiornali del LUCE, nasce anche una via italiana al cinema amatoriale.
Il fascismo incoraggia questa tendenza e soprattutto lo fa creando i Cineguf, sezioni cinematografiche dei Gruppi Universitari Fascisti, che mettono in mano ai giovani strumenti, corsi e concorsi per imparare a usare la cinepresa e raccontare il Paese con occhi nuovi.
Ad oggi, i Cineguf sono considerati una delle più originali formule associazionistiche della storia del cinema italiano che ha dato vita al cosiddetto “cinema sperimentale”.
In quel periodo esistevano anche molte riviste di settore, come Cinema o Il Cine-Dilettante, che davano spazio a rubriche e consigli per cineamatori.

Oggi, grazie agli archivi e ai restauri digitali, questi film tornano a vivere. Non sono solo ricordi di famiglia, ma tracce di memoria collettiva, strumenti per riflettere sul rapporto tra privato e pubblico, tra intimo e politico.
L’ICAR ha promosso un progetto nazionale per censire e valorizzare questi archivi, tra cui quello della Cineteca Sarda di Cagliari, che conserva anche il fondo di Francesco Vodret.

La figura di Francesco Vodret

Francesco Vodret nasce a Cagliari nel 1893. Dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale, si laurea in Chimica e inizia una lunga carriera da insegnante e dirigente scolastico. Si iscrive al PNF nel 1923, diventa ufficiale della Milizia e poi Console della Legione S. Efisio. Fascista convinto, è anche un promotore dell’istruzione tecnica e scientifica nell’isola, fondando un laboratorio per la produzione di farmaci negli anni del dopoguerra. Ma oltre al lavoro e alla politica, Vodret coltiva anche una grande passione: la fotografia e il cinema.

Tra i film girati da Vodret, uno dei più importanti è quello sulla cerimonia del 1934 per la traslazione di 37 caduti squadristi nella Basilica di Santa Croce a Firenze, alla presenza di Mussolini. Il filmato mostra la stessa scena ripresa anche dal Cinegiornale Luce. Ma lo sguardo di Vodret è diverso: è uno sguardo privato che però si fa comunità. Si vedono i momenti prima dell’inizio della manifestazione, le pause durante la marcia, i particolari delle uniformi, la folla che si raduna, l’attesa. È la testimonianza di chi non si limita a seguire la storia, ma la vive e la racconta dal suo punto di vista.

Oggi il fondo Vodret ci offre uno spaccato unico di come il fascismo fosse vissuto anche nella vita quotidiana di una famiglia italiana. La componente sociologica è forte: si esce dal contesto della propria casa e il privato si interseca con la sfera pubblica e politica. Riscoprire questi film significa dare valore a una memoria alternativa, spesso dimenticata.

Blocco Studentesco