Di Sergio
Il nuovo Decreto Sicurezza è stato approvato alla Camera con 201 voti: 39 articoli, 14 nuovi reati, 9 aggravanti. Una stretta che, sulla carta, dovrebbe garantire ordine, legalità, controllo. Nella realtà, è solo l’ennesimo strumento nelle mani di un potere che finge di cambiare pelle, ma resta sempre fedele a sé stesso. Uno Stato che predica rigore ma agisce con doppiezza. Che reprime a senso unico. Che si arma per colpire i soliti noti: chi resiste, chi non si piega, chi alza la testa contro l’ideologia dominante.
Una repressione selettiva, beneducata, tutta “democratica”
Il decreto punisce chi occupa, blocca, protesta, dissente. Pene più dure per manifestazioni considerate “ostili”, anche se pacifiche. Sgomberi lampo, divieto alla cannabis light, aggravanti per reati commessi vicino a stazioni o metro. Eppure, non è la norma a fare paura. È chi la applica. Prefetti, questori, giudici: apparati che da decenni parlano con la voce della sinistra culturale. Quella stessa sinistra che oggi finge scandalo, inscena la solita pantomima contro l’autoritarismo, ma sa bene che questi strumenti saranno usati come sempre: contro di noi. I centri sociali possono dormire sonni tranquilli. Gli studenti identitari, i militanti non allineati, i cittadini che sfidano il pensiero unico… loro no. Per loro il pugno duro sarà reale. E peserà.
Città allo sbando, ma a finire nel mirino è chi si oppone
Bodycam opzionali, più telecamere nelle carceri e nei cortei, sorveglianza potenziata. Ma non per colpire lo spaccio, le bande etniche, l’illegalità di strada. Le città governate dalla sinistra continueranno a soffocare nel degrado multietnico, nel caos globalista, nella criminalità impunita. Quello che si colpisce, in realtà, è chi rappresenta un’altra visione. Chi rivendica un’identità. Il divieto alla cannabis light è una foglia di fico per tranquillizzare l’elettorato perbene. Ma la radice del disordine, quella vera, resta intoccata.
La sinistra si scandalizza, ma è solo teatro
Fa ridere – o fa rabbia – l’indignazione di chi per decenni ha controllato scuole, media, procure, università. Ora si atteggiano a vittime del “regime”. Eppure, quando sarà il momento di colpire davvero, sarà chiaro da che parte starà lo Stato. Nessuno arresterà gli ecologisti del sistema, né i soliti figli di papà col cappuccio rosso. A finire in cella saranno gli studenti che parlano di identità, i giovani che osano difendere la patria, i cittadini che denunciano l’islamizzazione o che chiedono la remigrazione.
Un CSM compiacente rafforza il sospetto
Anche il Consiglio Superiore della Magistratura si è espresso. Rilievi tecnici, qualche nota di stile. Ma nessun vero ostacolo. Nessun grido al golpe, nessuna difesa delle libertà. Lo stesso CSM che si straccia le vesti per ogni riforma che sfiori il suo potere, stavolta tace. Perché questo decreto non limita il potere giudiziario: lo potenzia. E lo orienta – ancora una volta – contro chi non si allinea.
Una “sicurezza” al servizio del pensiero unico
Non si tratta di misure “di destra” o “di sinistra”. Si tratta di potere. E chi oggi governa, illudendosi di ristabilire l’ordine, in realtà sta solo rafforzando le catene. Perché a controllare l’applicazione di queste leggi saranno gli stessi che, da sempre, reprimono il dissenso non conforme. Chi ha vissuto sulla propria pelle la persecuzione per un volantino, una bandiera, un’idea, lo sa bene: lo Stato non è neutrale. E ora ha un’arma in più.
Blocco Studentesco
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