Roma, 1 luglio – Mentre il governo vara un decreto flussi che prevede 500.000 ingressi regolari in tre anni, i giovani italiani restano esclusi da ogni progetto di rilancio, ignorati da una politica che continua a parlare di “mancanza di manodopera” e “occupazioni poco attrattive”, senza mai chiedersi perché quei lavori non siano più sostenibili per chi è nato e cresciuto in Italia.

Decreto flussi: un modello funzionale ad interessi economici speculativi

Sono mesi che denunciamo la direzione intrapresa: dalle prime dichiarazioni di Urso e Lollobrigida ai progetti di formazione in Ghana sponsorizzati da Confindustria, è chiaro il disegno di chi vede nell’immigrazione non un’emergenza da gestire, ma un modello permanente e funzionale ad interessi economici speculativi. Il risultato è una concorrenza diretta ai lavoratori e agli studenti italiani, una svalutazione del lavoro resa sistemica, che cancella ogni investimento sulla formazione interna. Eppure, in una Nazione con oltre due milioni di giovani inattivi, la priorità dovrebbe essere un’altra: riformare la scuola valorizzando una formazione integrale e rendere il lavoro non un orizzonte di sfruttamento – come accade con i Pcto – ma un futuro degno di essere scelto.

Nessun compromesso con la sostituzione etnica dei popoli europei

Il Blocco Studentesco ribadisce la propria opposizione a questo modello. Perchè non si tratta solo di numeri, ma di scelte politiche e culturali che rimettono in discussione la nostra identità e il ruolo stesso della nostra generazione nella società: gli studenti italiani devono essere al centro del progetto italiano. E dichiariamo da subito di essere pronti a lottare contro qualsiasi tipo di rilancio dello “ius scholae” a settembre. Nessun compromesso con la sostituzione etnica dei popoli europei.

Blocco Studentesco