Di Luca

Sono passati pochi giorni dal verdetto delle ultime elezioni che dal mattino del 26 settembre sta facendo piangere e strillare la compagine progressista e antifascista di tutta Italia (che goduria!).

Fra gli strilli ed i deliri di chi trema per il ritorno del Fascismo e grida al Medioevo, di certo non si alzano i nostri canti di gioia… D’altro canto chi ha vinto queste elezioni non rispecchia minimamente la nostra visione del mondo ma soltanto l’altra faccia della stessa medaglia di cui fanno parte anche i principali partiti di centrosinistra.

Quali sono i progetti della coalizione vincente per la scuola e l’università? Saranno loro a portare il cambiamento del quale milioni di studenti hanno bisogno?

Chi è disposto a piegarsi ed accettare i vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea difficilmente metterà in campo ciò che serve per un cambiamento radicale ed una definitiva risoluzione delle problematiche, in particolare quelle infrastrutturali, che da anni affliggono gli istituti italiani. Si limiteranno ad interventi superficiali, giusto per tenere in piedi le cose, ma alla fine, per far tornare i conti, a pagare saranno sempre gli studenti. 

L’istruzione sarà il primo settore a subire i tagli dei fondi che la catapulteranno in fondo alla classifica europea per quanto riguarda la scuola pubblica, agenda Draghi docet.

Dopotutto sono gli stessi che hanno votato la riforma Gelmini…

Dando uno sguardo ai programmi vediamo chiaramente quanto siano distanti le loro proposte dalla rivoluzione che vuole il Blocco Studentesco, scritta nero su bianco nel manifesto della “Socializzazione Scolastica”. Nulla di ciò che scrivono si avvicina al cambiamento radicale che serve per rifondare e far tornare protagonista una volta per tutte la scuola in Italia.

Si concentrano molto su aspetti secondari, ad esempio, nel programma di FDI si chiede a parità di monte ore di ridurre di un anno il percorso di studi dei ragazzi, così che si possano diplomare ed anticipare l’inizio del percorso universitario di specializzazione o l’ingresso nel mondo del lavoro. Anticipare a che scopo, se la scuola rimane com’è ora? Come si pensa di combattere la dispersione scolastica lasciando gli studenti in pasto al nozionismo di questa scuola dai programmi stantii e priva di ogni slancio e stimolo?

Fra le proposte spicca la volontà di aumentare le ore dedicate alle materie scientifiche come fisica e matematica negli istituti, senza considerare che gli studenti non sono tutti uguali e, per quanto una base di queste materie sia necessaria, sta alla scuola permettere allo studente di trovare ciò che più gli piace e dargli la possibilità di approfondire le sue conoscenze nei campi in cui è più portato e dove trova un maggior interesse.

Nei programmi del centrodestra, in particolare quello della Lega, si parla di una trasformazione della scuola in istituti di formazione specializzata, meno nozionismo e più pratica. Su questo siamo  d’accordo, ma l’unico obiettivo della scuola non deve essere quello di produrre giovani formati per sopperire alla richiesta delle aziende. La scuola non deve modellarsi alle esigenze di mercato, ma allo studente, al quale deve essere permesso di specializzarsi nel settore che preferisce e dove possa eccellere. Sia esso umanistico,  artistico, tecnico o scientifico, solo così sarà in grado di dare il 100% delle sue capacità e garantire una realizzazione personale di sé, oltre a portare beneficio trovando il suo posto nella comunità nazionale.

Non una azienda né un luogo di esclusiva formazione professionale, la scuola che vogliamo è una comunità organica attiva e vitale, laboratorio di idee e forgia di uomini e donne che sappiano un domani prendere le redini della Nazione. Ora non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà, nel frattempo ci vediamo davanti alle scuole.