Una formula antica, medievale. Cosa centra con il Futurismo? Tutto.

Il Futurismo è morto ieri, la sfida alle stelle si è esaurita nella corsa all’Apple store, le grandi folle agitate dal lavoro hanno smesso di lavorare per restare a casa sul divano, le industrie chiudono, le città che dovevano slanciarsi verso il cielo hanno ceduto al passo alle anonime caserme alveare, il tempo è scaduto sul Futurismo e ora trova rifugio solo negli odiati musei, esiliato tra i corridoi anonimi di qualche mostra curata dai beni culturali.

L’arte ha disertato le vite e si trova solo in pillole di goduria istantanea offerta dai social, la ricerca dell’arte nella vita si è esaurita nelle domeniche al museo o nel merdoso merchandise turistico che offre a bulimici e sudati americani l’occasione di indossare un paio di mutandoni con i genitali del David di Michelangelo. Il turismo ha ucciso la vita delle città, sopprime i centri storici sotto la cappa dei B&B, gli artigiani hanno lasciato il posto a rivendite di marijuana legale e agenti di cambio. Se il Futurismo esaltava l’eroismo, il futuro ci preannuncia un informe mondo di larve, legate agli smartphone come a catene da schiavi.

Ma il Futurismo non è un concetto storico, non è una parentesi terrena, è la chiave di lettura che può portare la visione di un altro mondo, oltre quello che ci si presenta davanti agli occhi. Il mondo ha senso solo se lo costringi ad averlo“, ecco cosa significa essere Futuristi oltre il Futurismo. Quando troviamo un senso su cui indirizzare le forze della nostra giovinezza. Troppo spesso i ragazzi che incontriamo tutti i giorni sono spenti sotto il peso di un meccanismo fatalista, terribile, che li vuole cavie dei peggiori esperimenti che la società moderna può partorire: gender, psicanalisi, droga facile, divertimento take-away ed amore effimero. Vite che si possono accartocciare come lattine di coca cola sotto il peso dello stress, la depressione, l’anoressia e l’obesità. Malattie mentali che non sono dell’uomo, non sono di un giovane. Il Futurismo non voleva questo, ma è morto prima di vedere ciò che oggi il futuro ha portato.

Siamo noi a dover riprendere in mano la corona di Marinetti, il Re morto dopo la campagna di Russia. Lanciarsi ancora una volta contro un mondo grigio ed informe e capire che non c’è nessuna differenza tra passato, presente e futuro. È solo un’illusione “dannatamente persistente”. Coesistono nel qui ed ora tutte le azioni compiute e da compiere. Dalla mia azione di oggi, dipende ciò che sarà subito dopo quel momento, che è già passato. Immaginarci costruttori del presente dona linfa vitale e spinta per le vite di tutti i giorni. Immaginarci precursori di un mondo che potremo non vedere mai, ma che è frutto del nostro primo impegno. Non obbedire alle leggi del fatalismo ma solo a quelle del fato, che è la nostra natura. La nostra natura ci impone di non restare a guardare, di muoverci seguendo il filo rosso gettato nel labirinto dagli eroi che ci hanno preceduto e portarlo ancora più avanti. Il nostro dovere è ora, non ci sarà un’altra possibilità.

Lunga vita ai Futuristi!

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