Di Clara

Pochi giorni fa, la cantante americana Demi Lovato, conosciuta ai più per gli esordi su Disney Channel e successivamente “celebre” per grossi problemi di dipendenza da droga e disturbi alimentari, è tornata a far parlare di sé non certo per la sua musica ma per una gran campagna mediatica in cui si è fieramente dichiarata al mondo come “non binaria”.

A chi suonasse estraneo questo termine, in un contesto legato alle persone e non ai numeri o la musica, nel 2021 bisogna aspettarsi di tutto: “non binario” è un termine che riguarda le persone che non si riconoscono e non vogliono essere catalogate come uomini né come donne, attenzione però a non farsi trarre in inganno, questo non significa che siano per forza omosessuali, la faccenda deve appena iniziare a complicarsi ulteriormente quando arriva l’ora di provare a definire l’orientamento sessuale di questi soggetti non binari.

In ogni caso, anche se si dovesse arrivare al punto di eliminare completamente questi due concetti, si creerebbe comunque la paradossalità dell’essere vincolati entro certi parametri, si potrebbe quasi dire che anche il politicamente corretto ha le sue restrizioni: posso non essere nessuno dei due, ma se mi sento pienamente donna oppure uomo e non cerco niente di più, sono probabilmente un retrogrado eterosessuale. Tutti sono ben accetti nella comunità LGBTQ+ (mi scuso se ho dimenticato qualche lettera ma non sono del mestiere), ma si guardano male coloro che non si definiscono bisex, queer, intersex, pansessuali e via dicendo perché ciò che c’è sempre stato gli basta. 

Tornando però al caso specifico della Lovato, nel dichiarararsi “non binaria” attraverso il suo profilo Twitter ha anche annunciato che per riferirsi a sé stessa, utilizzerà il pronome personale “loro” (inteso ovviamente come them/they in lingua). Tutto ciò non ci sorprende: ormai sembrerebbe un trend molto in voga trovare alternative fantasiose alla grammatica tradizionale, considerata un retaggio patriarcale e maschilista.

Sembrerebbe ormai accettato (non da noi) in un linguaggio informale, anche se con grande ribrezzo si può già timidamente trovare in qualche comunicazione anche più istituzionale, l’uso dell’asterisco al posto della a/o. In questo modo, qualcuno potrà pensare, di aver finalmente posto fine al problema del genere.

Assolutamente no. 

Basti pensare che in Spagna lo stesso asterisco viene sostituito dalla chiocciola, quindi notiamo già una differenza per la scrittura del “non genere”. Ecco che nella penisola iberica sorge il “chic@s” per sostituire il “ragazz*”. Chi si aggiudicherà il premio per miglior “imparzialità di genere”?

Dove non ci sono più scuse per “litigare” con la normalità pare si cerchino pure guerre intestine al movimento pur di avere sempre un qualche nemico oppressore.

Tornando però ancora una volta al teatrino di “Loro” (si segnala dell’ironia da cogliere), in risposta all’affermazione della cantante, Michela Giraud ha commentato scherzosamente l’accaduto dicendo che Demi Lovato vuole più che “non binaria” si sente come il Mago Otelma per via del pronome “loro”. Questa affermazione però non è assolutamente piaciuta ai paladini dei diritti che hanno subito iniziato il linciaggio mediatico, costringendola a rimuovere il tweet incriminato per cercare di salvare il salvabile. Ma nemmeno questo ci sorprende, ormai dovrebbe essere risaputo che non si può scherzare su qualcuno o qualcosa un motivo c’è. 

Quello che si vuole rimarcare è il fatto che nessuno sano di mente e principi ha interesse nel criticare l’orientamento sessuale o di genere, a patto che questi non venga additato e messo al rogo per essersi semplicemente riconosciuto tra coloro che hanno scelto di essere “binari” e che non desiderano avere un * sulla qualifica della propria professione. In quel caso magari qualcosa da ridire la potrebbe avere.

Perché da quella che sembra essere la direzione irreversibile, ci troveremo nel mondo delle diversità imposte, più che una conquista dei diritti sembrerebbe più una vendetta verso gli eterosessuali binari.

Detta in un altro modo: l’assenza di un’identità e di una libertà di pensiero che ormai vorrebbero che sia sempre orientata. Ergo, non libera.