Di Clara

È passato qualche giorno dal famoso concerto di Salmo ad Olbia, ora che le acque si sono un attimo calmate cerchiamo di fare un punto della situazione. I “90 minuti di applausi”, come scrive lo stesso rapper in una sua canzone, ma in questo caso sembra non siano stati per congratularsi. È stato infatti pesantemente attaccato dai soliti buonisti, in pole l’immancabile Fedez, al quale si è aggiunta Alessandra Amoroso (forse per cercare di un minimo di pubblicità, dato che presumibilmente non si sentiva parlare di lei dai tempi di “Cantante Italiana” di Marracash e Gué Pequeno). Tutto questo appunto per via del concerto organizzato, alla presenza di migliaia di persone senza mascherine e senza il distanziamento di un metro.

«Mi sono battuto per cercare di andare contro a delle regole ridicole… Battetevi per qualcosa che vi interessa, la musica, ma il problema è che a voi della musica non ve ne frega nulla

Ha affermato l’artista sardo salendo sul palco, spiazzando così tutti i benpensanti e le istituzioni che fino a poco prima erano convinte di trovarsi davanti uno sconosciuto DJ Treeplo e i suoi pochi amici al seguito.

Che sia stata una negligenza delle istituzioni o un accordo tra le parti, Salmo ha scatenato le ire di tanti personaggi, anche di alcuni che per fortuna avevamo dimenticato da secoli ma soprattutto sembrerebbe aver destato un interesse comune: com’è possibile che dopo due anni non si possa fare un concerto che fino a febbraio 2020 era la normalità?

La colpa è del cantante o di chi, per mascherare la sua incapacità, ancora ci vieta di poter andare ai concerti, allo stadio oppure anche solo di entrare in un ristorante? La soluzione avrebbe dovuto essere il green pass, ma a quanto possiamo vedere tutte le altre restrizioni permangono e non sembrano volersene andare.

Inoltre, questa certificazione è valida oggi, 30 agosto, ma chissà se nella follia di questi tempi non dovesse diventare obbligatorio tra qualche giorno un “blue pass” o chissà che altro colore, a seguito di una terza, quarta o quinta dose, seguendo lo “stile Zingaretti” per capirci.

Spostiamoci quindi in Spagna: a fine marzo, quando la situazione era teoricamente peggiore, venne fatto l’esperimento di un concerto con 5000 persone (al chiuso!) a Barcellona nel quale tutti dovevano essere dotati di tampone. Solo 2 furono i contagi legati a tale evento nelle due settimane successive. Difficile da credere eh?

Chi ama il calcio poi avrà sicuramente sentito la notizia secondo cui in Francia, durante la partita Nizza-Marsiglia, a causa del lancio di alcune bottigliette in campo e della conseguente invasione dello stesso da parte dei tifosi, la sfida è stata sospesa e il giudice sportivo ha chiuso la curva per 4 giornate. Ora vi chiederete, cosa c’entra con il nostro argomento? Avete per caso visto le immagini della curva? La Francia, che si è tanto vantata di aver attivato tutte le regole a favore del green pass anche nei luoghi pubblici, a quanto pare però sembrerebbe proprio aver dimenticato di farlo in un luogo, ovvero proprio la curva del Nizza. La paradossalità è proprio questa, e qui arriviamo al punto: dato che per l’accesso alla maggior parte delle attività e dei luoghi pubblici è richiesto obbligatoriamente il vaccino, pur non essendo quest’ultimo globalmente obbligatorio (la ripetizione vuole evidenziare la follia), allora perché c’è bisogno di un tale distanziamento? Il problema è la curva francese o l’inadeguatezza delle norme?

Altro posto dove fino a qualche tempo fa ci sembrava ridicolo stare seduti (se non per coloro che avevano pagato la poltronissima in velluto al teatro dell’Opera) erano proprio i concerti. L’estate 2020 è stata caratterizzata dalla completa assenza di questo genere di eventi, musicali o artistici in generale, persino all’aperto. Quest’anno invece è stato concesso, a portata decisamente molto limitata, di esibirsi ma con i fruitori esclusivamente seduti e distanziati.

La follia sta nel voler far credere che poi questo accada veramente. Davvero pensano sia credibile la favoletta secondo cui in tutti i concerti svolti durante quest’estate, siano sempre stati tutti seduti comporti e in silenzio? Ah giusto nella maggior parte dei casi chi parla sui media di grande portata “non vive nel nostro stesso mondo”, peccato che noi ai concerti ci siamo stati e conosciamo la realtà dei fatti.

Dato che con il vaccino saremmo stati liberi, perché mai oggi non potrebbe andare bene partecipare ad un concerto in piedi senza mascherina? Forse qualcosa non va nei vaccini? O forse qualcosa non va nel cervello di qualcuno? Oppure magari entrambe le risposte. 

Ma ciò che lascia davvero allibiti sopra a ogni possibile ragionamento costruttivo si possa fare, sono i due pesi e le due misure avuti per i due casi emblematici di questo agosto: da una parte il concerto sopracitato, dall’altra il rave illegale sul lago di Mezzano, in provincia di Viterbo, il quale nella sola notte di Ferragosto ha registrato diecimila partecipanti.

Ovviamente questo grande numero rappresenta solo la punta dell’iceberg, non è niente in confronto a tutto ciò che è accaduto durante quei giorni: tra camper e roulotte con persone ammassate come sardine, decine di cani morti per il caldo e la confusione, qualche partecipante morto e addirittura un parto nel pieno del party

Probabilmente, in questo momento non sarebbe stato opportuno realizzare nessuno dei due eventi (anche se al concerto ci sarei andata volentieri, giusto per sentire un po’ di normalità), ma com’è possibile tutto questo accanimento verso un concerto durato due ore e del quale ancora non si sono riscontri negli aumenti di contagio, mentre ci si gira dall’altra parte per non vedere un rave illegale durato giorni. Il quale per giunta non ci ha lasciato contagiati ma bensì direttamente morti, feriti e (per sicurezza lo ripetiamo) addirittura un parto! 

Pensare che sia gli abitanti della zona, che il proprietario stesso del terreno occupato abusivamente avevano denunciato a più riprese e con insistenza la festa alle autorità competenti a partire dal primo giorno… forse, viste le vacanze, sono riusciti ad intervenire solo sei giorni dopo. O forse è meglio fingere che sia così, ignorando dichiarazioni come «meglio aspettare la fine dell’evento e il naturale deflusso dei partecipanti».

Insomma, alla fine tocca proprio dare ragione al buon Salmo, ma non per quello che pensate voi: già nel 2017 aveva scritto “Estate dimme*da” e arrivati a questo punto come contraddirlo?