Di Bianca

Tutti ormai conosciamo il credito sociale, di ampio uso in Cina, che negli ultimi tempi ha già fatto parlare molto di sé, in quanto paragonato al green pass dagli oppositori dello stato di emergenza. E pare che nei prossimi mesi se ne parlerà ancora di più, visti cambiamenti che verranno messi in atto entro la fine dell’anno nel nostro Paese.

Risale a qualche settimana fa l’annuncio, da parte del comune di Bologna, dell’introduzione del cosiddetto smart citizen wallet, definito anche “portafoglio del cittadino virtuoso” come informa Massimo Bugani, l’Assessore all’Agenda Digitale da cui proviene l’iniziativa. 

Il sistema, ancora in fase sperimentale, è organizzato sull’attribuzione di particolari crediti comunali di cui potranno beneficiare i cittadini che rispetteranno alcuni requisiti stilati dall’amministrazione: niente multe dalla Polizia Municipale, raccolta differenziata eseguita a dovere, limitato uso della macchina e così via. In compenso si otterranno degli sconti sui trasporti, sulle attività culturali, sulla tassa dei rifiuti e la lista sembra doversi allungare.

Lo smart citizen wallet è in realtà solo la parte di un ambizioso progetto della città, che punta a  un’“alfabetizzazione digitale” dei cittadini (per il loro bene, ovviamente) tramite l’installazione di un’applicazione. Quest’ultima, che si vuole disponibile già dalla fine di quest’estate, renderà possibile l’accesso a tutti i servizi di cui si avrà bisogno attraverso degli sportelli virtuali. Sembra incluso anche l’aggiornamento in tempo reale delle condizioni del traffico per i trasporti pubblici, le linee bloccate da lavori in corso e così via. Bugani assicura che “nessuno sarà costretto a partecipare” e che l’obiettivo è far capire ai cittadini “virtuosi” che “non sono degli “sfigati”, ma che i loro comportamenti vengono premiati“. Nulla togliendo ai cittadini cattivi, dunque.

Una questione contro cui si sono espressi diversi partiti, riuscendo a superare per una volta la sempiterna e ritrita retorica del dualismo sinistra vs destra. Dichiarazioni decisamente contrarie sono state avanzate infatti sia dal consigliere comunale Stefano Cavedagna di Fratelli D’Italia che da Italia Viva, tramite Ernesto Carbone, con tanto di riferimenti alla società orwelliana de 1984 e di discriminazione nei confronti di chi ha preso la multa più banale.

La regione Emilia-Romagna, però, non è nuova a questo tipo di iniziative. Già dal 17 febbraio a Fidenza è stato introdotto questo nuovo metodo di sorveglianza virtuale, applicandolo però al sistema di assegnazione delle case popolari. A ogni nucleo familiare viene assegnata una carta dell’assegnatario, una patente a punti che rappresenta il diritto all’alloggio con un punteggio iniziale di 50 punti. A ogni divieto non rispettato corrisponde la perdita di uno o più punti, e quando la tessera arriva allo 0 si è costretti allo sfratto a favore di cittadini più meritevoli.

Uno scenario difficilmente immaginabile anche solo due anni fa, e riconducibile solo all’ambientazione del più apocalittico dei romanzi distopici. Eppure, eccoci qui. Il covid (cioè: la gestione della pandemia) ha offerto un’occasione imperdibile per introdurre un sistema di controllo digitale nella realtà di tutti i giorni, riuscendo addirittura a legittimizzarlo senza alcuna fatica, visto l’ardire di certi nel difendere il lasciapassare verde, da esibire come una medaglia. Che sia green pass o altro, non cambia il sistema ma il “premio”: e chi non vede un collegamento fra questo e le novità introdotte dalla regione, o è stupido o è in malafede.

Quel “dovere morale” del rispetto delle disposizioni che ci siamo sentiti ripetere fino alla nausea sta progressivamente, inevitabilmente diventando il rispetto della nuova legalità completamente al servizio di una classe politica. La libertà è diventata un lusso e i diritti si conquistano a punti, dove il bravo cittadino ha tutte le caselle spuntate. Se sembra un’esagerazione, basta anche solo pensare ai “requisiti di sicurezza” da rispettare per potersi esprimere liberamente sui social. 

Ma se oggi il cittadino “virtuoso” viene premiato con le consumazioni al chiuso, un domani solo lui avrà diritto a un tetto sulla testa o a un mezzo di guadagno per non morire di fame… anzi, sta già accadendo. Il concetto di meritocrazia viene completamente stravolto e svuotato di ogni senso logico: il meritevole era il migliore, il più visionario e rivoluzionario, che superava i limiti degli altri… ora invece si premia chi è più disposto ad assimilarsi alla massa per ricevere la lode dal governo. 

E questi nuovi strumenti non permetteranno solo un controllo ideologico capillare sulle masse, ma costituiranno anche un vero e proprio investimento sui cittadini. Perché oggi tutto ha un prezzo, un interesse e un margine di guadagno, tutto è in vendita, individui inclusi, anche se si tratta di una schiavitù ben diversa.  

Lo Stato ha reso l’individuo dipendente, in tutto e per tutto. Lo ha lusingato con comfort come i media, le piattaforme streaming, i servizi di consegna a domicilio di qualsiasi cosa, sommergendolo di tutele. Gli fa pensare di essere importante e coinvolto nella politica, della serie “spegniamo prima i termosifoni e poi i condizionatori per sconfiggere insieme Putin“, per usare un esempio attuale. Orienta e controlla le sue opinioni, i suoi desideri e le sue necessità, facendogli invece credere di assecondarli. 

Poi inizia a soffocare la sua autodeterminazione offrendogli alternative al faticoso, precario (e malpagato) lavoro con garanzie dovute (vedi il reddito di cittadinanza). È una condizione di cui il cittadino inizia a non poterne più fare a meno e per cui è disposto a fare tutto pur di mantenerla. Il minimo errore e niente più comfort, nessun accesso all’élite dei più bravi: ma d’altronde non ha altri mezzi di realizzazione di sé.

Lo Stato infine lo corrompe e lo ricatta finché gli interessa sfruttarlo, per poi ridurlo a capro espiatorio per introdurre la prossima condizione conveniente da imporre. Ma al di là delle previsioni tutt’altro che rassicuranti su quello che sarà un futuro non troppo lontano, il punto è: fino a quanto si può essere corruttibili? Cosa si può essere disposti ad accettare per preservare uno status quo di cieca obbedienza elemosinato dall’alto? Qual è il limite?

Quest’ultimo, a vedere come gli italiani hanno reagito (e stanno ancora reagendo) alle disposizioni di sicurezza imposte dal governo negli ultimi anni, sembra molto più lontano di quel che mai avremmo potuto immaginare. La nuova impostazione della società si sta palesando sempre di più e a noi, schierati già da tempo, non resta che guardare quanti italiani saranno disposti ad aprire gli occhi sulla realtà, e soprattutto se saranno in grado di farlo.