Di Luca

Il disinteresse nei confronti della politica è sempre più accentuato mano a mano che il tempo passa, specialmente nei giovani. Non si può fare a meno di chiedersi come sia possibile che nel giro di qualche decennio si sia passati da un enorme fermento politico negli ambienti studenteschi e universitari ad un periodo di nulla cosmico (ideologico) come quello che viviamo oggi.

Non è solo il male di chi non segue o non si appassiona di politica ma l’assenza vera e propria nel panorama partitico, di una spinta ideologica e di laboratori meta-politici, da destra fino a sinistra. Non si può biasimare chi sono le braccia nel leggere programmi dei partiti alle ultime elezioni, pesanti e pieni di tecnicismi…

I movimenti mainstream muovono le loro “lotte” e programmi appiattiti sul tema dei diritti e dell’ambientalismo (per convenienza) o poco altro, da bravi burattini con le fila che fanno capo a multinazionali di quel capitalismo che dicono di detestare.

Oppure attaccano una destra liberale e remissiva che se attaccata con l’accusa di fascismo retrocede su qualunque  sua posizione.

Bisogna chiedersi come mai si sia arrivati a questo punto ma soprattutto capire cosa abbia causato una tale distacco da parte delle nuove generazioni, la politica non è una moda che può passare negli anni, come ribadito più volte, non ci si può sottrarre ad essa in quanto riveste la nostra vita di tutti giorni ed il suo futuro.

Non comprendere il peso delle scelte politiche e delle relative conseguenze equivale ad accettare ciò che accade, bello o brutto che sia, come qualcosa di fatale e inevitabile quando invece è frutto di una serie di scelte fatte da uomini con nomi cognomi ed appartenenti ad uno specifico tipo ideologico. Per questa ragione è nell’interesse dei sistemi avere persone spoliticizzate che non si interrogano sulle scelte dei governi, sulla situazione in cui vivono e su come poterla cambiare. Meno il popolo parla di ciò che non va meno problemi ci saranno da parte dei potentati di perseguire i propri obiettivi. Serve solo che le persone si informino per accettare la narrazione che gli viene proposta.

Per essere liberi bisogna essere politicizzati.

L’affluenza alle urne del 25 settembre è la riprova di ciò che abbiamo detto poco fa, ma è importante non confondere la politica con le elezioni. E’ partendo da questa differenza che si può riaccendere una fiamma nei nostri cuori.

C’è una differenza abissale fra le due cose, si può fare politica senza partecipare una sola volta alle elezioni, come si può partecipare alle elezioni senza aver mai fatto politica.

Il problema più grande è che se le due cose vengono associate automaticamente l’entusiasmante e coinvolgente politica viene affiancata alla noia ed alla burocrazia del processo elettorale e non c’è da stupirsi che perda di appetibilità.

Per avvicinarsi alla politica è fondamentale formarsi una propria weltanschauung ovvero la propria concezione del mondo ed il ruolo che l’uomo ha in esso. Per dare vita alla propria idea non servono tecnicismi, documenti o titoli di studio, ciò che serve alla base di tutto è un sogno, il sogno di vedere il mondo andare in un certo modo.

La propria visione del mondo può trovare spazio su tanti altri campi oltre a quello elettorale: cultura, comunità, sport, solidarietà sono alcuni esempi di dove si concretizza la nostra.

Una weltanschauung si può formare senza studio e senza leggere una tonnellata di libroni su politica e filosofia, la scintilla può scattare semplicemente da cose più leggere come un romanzo, un certo film o anche ascoltare una canzone.

Un poema omerico, un romanzo di Tolkien, Star Wars, Avatar, Fight Club, una sinfonia di Vivaldi   o un canto militare ad esempio possono potenzialmente suscitare qualcosa nella mente e nel cuore di qualcuno, forte sentimento dal quale si può partire per formare la propria identità politica.

Solo una volta stabilita questa base di partenza attorno vi si può costruire: studiando, leggendo, discutendo per dare vita a idee, programmi e all’azione che nascerà dalla volontà di realizzare quel sogno che ci sede nel petto.