di Alessia

Nelle ultime settimane, a far discutere, è stato il caso di una ragazza di 28 anni, che 6 anni fa all’età di 22, ha deciso di sottoporsi a un intervento di sterilizzazione, la salpingectomia.

Il motivo della scelta è pressoché semplice, la ragazza fin da molto giovane era già pienamente cosciente di non volere figli.

Per lei gli anticoncezionali tradizionali non bastavano, legati soprattutto agli effetti collaterali causati da quelli ormonali, che a suo dire, da persona salutista la portavano a sentirsi dopata.

Sui Social, ha dichiarato quanto sia stato difficoltoso e travagliato il percorso per accedere all’intervento di sterilizzazione anticoncezionale, dato in particolare dai medici obiettori che hanno rifiutato di eseguire l’intervento ad una donna così giovane e in salute.

L’operazione in questione, la salpingectomia, consiste nella sezione o legatura delle tube uterine, nella pratica, viene reciso il ponte che gli spermatozoi percorrono per fecondare l’ovulo, impedendo così la gravidanza. 

L’intervento è di per sé poco invasivo e con una percentuale di successo del 99%.

In Italia la sterilizzazione tubarica è poco diffusa, ciò nonostante, al contrario di quanto si possa pensare, rientra fra le prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale ed eseguita dunque in regime mutualistico. 

A sottoporsi all’intervento, infatti, sono soprattutto donne con validi motivi sanitari, con diagnosi di cancro ovarico o altre patologie ginecologiche.

Secondo il Dottor Stefano Vitali, ginecologo del San Camillo di Roma, l’accesso alla salpingectomia è un diritto del cittadino, gratuito su tutto il territorio sanitario, ed è un vero e proprio sistema contraccettivo che può ridurre notevolmente il numero e i costi conseguenti dalle numerose domande di interruzione volontaria di gravidanza, oltre che prevenire una diagnosi di carcinoma ovarico riducendo l’insorgenza, i costi e il tasso di mortalità ad esso legati.

In Italia in realtà, la sterilizzazione tubarica senza indicazione terapeutica rimane un metodo contraccettivo poco utilizzato nonostante sia un intervento legittimo e consentito a tutti gli effetti.

Rimane però oggetto di dibattiti etici.

Secondo il Codice Deontologico Medico ogni atto medico in materia di sessualità e di riproduzione è consentito unicamente al fine di tutela della salute.

Pertanto, la libertà personale e il principio di autodeterminazione del paziente hanno valore di diritto fondamentale.

Esso però, ci dice anche che  il medico al quale vengano richieste prestazioni che contrastino con la sua coscienza o con il suo convincimento clinico, può rifiutare la propria opera, a meno che questo comportamento non sia di grave e immediato nocumento per la salute della persona assistita e deve fornire al cittadino ogni utile informazione e chiarimento. in cui entra in gioco anche il diritto riconosciuto dalla legge italiana di sollevare obiezione di coscienza.

Nel diretto conflitto tra le due parti, però, una cosa è certa, la libertà di autodeterminarsi in merito ad atti che coinvolgono il proprio corpo ha un diretto fondamento costituzionale.

Fuori dall’Italia, la sterilizzazione femminile è il metodo contraccettivo più utilizzato del mondo, il più largo impiego è registrato in Cina, India, USA e Canada.

Negli Stati Uniti il 23,3% delle donne si sottopongono all’intervento.

Altri dati contrastanti, ci dicono invece che per le donne statunitensi farsi sterilizzare è un’impresa, in particolare dopo “l’annullamento del diritto nazionale all’aborto che porta sempre più donne a richiedere la chiusura delle tube e a trovarsi di fronte medici obiettori.”

Le donne di colore, latine e native hanno il doppio delle probabilità di ottenere l’approvazione per la sterilizzazione rispetto alle donne bianche…il modo in cui si legifera su questo tema rappresenta solo un mezzo per perpetuare questa idea molto bianca, ricca, abilista e cisgender di chi dovrebbe avere figli.

Questa solita tendenza dominante e semplicistica del mondo, sempre applicata per dare spiegazione ad ogni accadimento, a detta loro, discriminante verso qualcuno, è in realtà falsata e riduttiva se si parla di sterilizzazione femminile contraccettiva, soprattutto se si contrappone ad essa l’altra faccia della medaglia, la sterilizzazione forzata.

Nello stesso paese, infatti, la sterilizzazione forzata esiste, ed è soltanto per una categoria di persone, chi affetto da disabilità

Se da un lato i medici obiettori si rifiutano di sterilizzare donne giovani e sane, dall’altro, negli USA, tale pratica verso donne con disabilità è legale e legittima in ben 31 paesi, 17 dei quali lo rendono legale anche verso i minori.

Senza proprio consenso né volontà, bambine e ragazze vengono violate e private del diritto di poter scegliere della propria vita e del proprio futuro.

Oggi, in Europa, sono 14 i paesi nei quali è consentita.

La retorica femminista, che più conosciamo, sappiamo spersi concentrare molto sull’acquisizione di sempre nuovi diritti, perdendo talvolta di vista, quei diritti umani millantati sulla carta dalle Nazioni Unite ma molto spesso negati.

Secondo la loro logica, potranno mai i diritti sociali per la difesa della salute sessuale essere possibili finché quelli umani continueranno ad essere violati e selettivi?

Potrà mai dirsi una conquista delle donne, l’accesso, senza vincoli etici da parte dei medici, a una sterilizzazione contraccettiva, finché nella stessa Europa i diritti riproduttivi di molte donne vengono invece violati e negati?