Di Andrea

Uno tra i principali processi che hanno caratterizzato la storia degli ultimi trent’anni è il fenomeno della globalizzazione, il quale ha portato con sé conseguenze economiche e sociali disastrose. In questi ultimi anni alcune contingenze storiche hanno ormai posto fine alla globalizzazione classica, a quell’espansione sia economica sia ideologica impregnata di neoliberismo e colonizzazione a stelle a strisce che oggi sembrerebbe essere arrivata alle sue colonne d’Ercole. Ma secondo diversi economisti, ormai si deve parlare di un diverso tipo di globalizzazione, spinta dal digitale e dall’intelligenza artificiale, come evidenziato da Baldwin nel suo “Rivoluzione globotica”.

La rivoluzione digitale spalanca moltissime porte, con un vasto numero di possibilità e sentieri percorribili, può essere terrificante o ancora di salvezza, sicuramente è inarrestabile. La diffusione massiccia di Internet e della banda larga ha permesso tra le altre cose di poter lavorare da casa, una vera a propria globalizzazione degli uffici: mentre è possibile porre barriere alle merci, molto meno facile è porle alla circolazione delle informazioni, rendendo così questo processo molto funzionale alle prerogative del mercato capitalista e deregolamentato. Il continuo scambio di merci ha subito delle battute di arresto per le crisi finanziarie, pandemia, guerre e mancanza di materie prime, quello che non si ferma è la crescita di scambi di servizi, inglobati anch’essi nella sfera delle transizioni economiche costi-benefici.

L’industrializzazione digitale, voluta in primis da quei pochi governi/gruppi di interessi che governano la tecnologia, sembra essere a loro completo favore. Nazioni come Usa e Cina ma soprattutto aziende come Meta, Amazon, Microsoft, Netflix, Apple e le cinesi Baidu, Alibaba e Tencent diventeranno i padroni incontrastati di questa nuova fetta del mercato. Il capitalismo sta attuando una mutazione interna a seguito di contingenze che hanno portato delle difficoltà nel suo processo di autoaccrescimento: in tutto questo l’uomo è l’elemento maggiormente sacrificabile alle logiche di mercato, con esiti sempre più oscuri.

La sfida epocale del nostro tempo sarà quella di slegare lo sviluppo della tecnica dal dominio del capitalismo e della liberaldemocrazia, la quale ogni giorno diventa sempre più autoritaria e repressiva. L’essenza dell’uomo europeo è indissolubilmente legata alla tecnica e all’incremento progressivo della stessa, un processo da incentivare e non osteggiare, ma l’ombra del profitto e del guadagno si abbatte su ogni nuova potenzialità. Contrastare, all’insegna del fuoco della tecnica e dello spirito europeo, il tecnocapitalismo e la società distopica che si sta delineando, è il compito che ci aspetta.