di Enrico

Ebbene pare sia tutto vero: a partire dal 2035 stop definitivo alle immatricolazioni di automobili a benzina e a gasolio (ibride incluse).

Una decisione apparentemente a favore dell’ambiente e quindi difficilmente contestabile. Tuttavia, questo è uno di quei casi in cui, oltre a delle evidenti contraddizioni sul versante politico della questione, “la riparazione è peggio del danno”. E ora vediamo perché.

Innanzitutto, se dal 2035 non potranno più essere vendute automobili a benzina o a diesel (ovvero quelle che emettono più CO2) l’unica soluzione parrebbero essere le auto elettriche. Ma quali sono i maggiori produttori ed esportatori di quei materiali rari (cobalto, manganese ecc…) necessari alla produzione delle batterie per le auto elettriche? Ebbene, si tratta di paesi come Cina e Russia, per non parlare di nazioni africane come il Congo: insomma, tutti paesi dove l’estrazione di questi materiali rari non viene eseguita esattamente con metodi ecosostenibili e green. Ed ecco dunque la prima contraddizione: inquiniamo meno in Europa e mettiamoci nelle mani di chi inquina il triplo se non il quadruplo di noi, semplice no?

E poi, piccola nota a margine: siamo solo noi europei a menarcela su mezzi di trasporto ecosostenibili e tutto quello che sappiamo. Mentre gran parte del mondo, come i paesi sopracitati, fa ancora largo uso di centrali a carbone e fuoristrada risalenti al periodo sovietico (quando va bene).

In secondo luogo, come per un colpo di bacchetta magica, tutti gli europei entro il 2035 saranno straricchi e potranno permettersi auto elettriche di ultima generazione? E soprattutto, entro il 2035 tutta Europa sarà disseminata di colonnine per il rifornimento, che salteranno fuori come se fossero funghi? Come disse Totò in un suo celebre film, “ma mi faccia il piacere”.

Tutta questa faccenda inoltre, porta con sé un’altra importante contraddizione politica. Ammesso e non concesso che tutti riuscissimo per il 2035 a comprarci l’auto elettrica, avremmo comunque un bisogno enormemente più grande di energia elettrica. E dove la prendiamo tutta questa energia elettrica? Con le pale eoliche? Con i pannelli fotovoltaici?  No. Con il gas, il quale adesso notoriamente costa poco, nevvero?

E soprattutto, dopo aver fatto i salti mortali per ridurre l’acquisto di gas russo, dovremmo nuovamente aumentarlo per far fronte ad un nuovo fabbisogno di energia. 

Le altre nazioni europee naturalmente potrebbero dirci: “cari italiani, ma ecco la soluzione: c’è l’energia nucleare”.

Certo, il nucleare lo hanno la Francia, la Germania, l’Olanda, il Belgio e persino l’Ungheria. Noi invece avevamo Marco Pannella e i Radicali e dagli anni Ottanta l’energia nucleare non ce l’abbiamo più.

Anche se ora decidessimo di ripristinare il nucleare, per costruire una centrale di quarta generazione ci vorrebbero circa dieci anni se non di più. E anche qui, è facile immaginarsi già gli ambientalisti d’accatto (quelli che esultano per questa risoluzione della UE) che protestano perché in quel tal posto non si può costruire la centrale nucleare per i motivi più futili.

Insomma, come abbiamo avuto modo di vedere, per essere ambientalisti non basta la bacchetta magica e soprattutto non ci si può focalizzare solo sull’ambiente, dimenticando tutto ciò che una risoluzione come questa può portare con sé sul piano politico, economico e non solo.