di Patrizio

É passato ormai quasi un mese dal 26 febbraio, data del naufragio di Steccato di Cutro. In questo lasso di tempo abbiamo sentito qualsiasi cosa riguardo l’avvenimento, accuse, presunte responsabilità e discolpe, ma quasi nessuno ha analizzato la cosa in maniera razionale. Cutro è stata l’ennesima vetrina per alimentare il teatrino del dibattito politico. Ma dare colpe o discolpe non ci interessa, questo articolo pone il problema a monte: l’inefficiente gestione dell’immigrazione illegale del Governo

Cominciamo dall’inizio: Salvini, infatti, ha fatto carte false per ottenere, seppur ministro dei trasporti, la delega alla guardia costiera. Ma tra una diretta su Tiktok e una su Instagram, pare si sia dimenticato che la campagna elettorale è finita, e che al governo c’è lui, non la Lamorgese. Piantedosi invece era troppo occupato a fare bassa sbirraglia sugli sgomberi, nel nome di un finto legalitarismo securitario. Intanto secondo dati ISTAT, nel 2023 finora sono sbarcati ben 14.433 clandestini, senza alcun controllo delle coste e dei porti, contro i 5474 del 2022 e i 5033 del 2021 negli stessi periodi. Quasi il triplo, e in gran parte andati a foraggiare lo sfruttamento e il caporalato delle regioni del nord Italia. Storicamente infatti, è prima di tutto la destra a favorire l’immigrazione, per dare manodopera a basso costo alle aziende, mentre la sinistra solo dopo si accoda parlando di umanità e altre sciocchezze da anime belle, senza andare alla radice dei problemi. 

La soluzione del governo è fare una legge che dichiari universale il reato di traffico di esseri umani, secondo la Meloni per “fare la guerra agli scafisti in tutto il globo terracqueo”, ma in questo modo non si coglie il punto, curando il sintomo ma non la malattia: i paesi da cui i migranti partono sono tutti instabili, con una forte attività criminale che foraggia il business dell’immigrazione illegale. 

In Libia si parla spesso di “lager libici”, ma non si parla mai di chi li gestisce, ossia i gruppi di guerriglieri locali che fanno capo a un signore della guerra locale. L’occasione di risolvere questa infinita guerra fra bande c’era quando sembrava che il Generale Haftar (sostenuto anche dai francesi in barba agli altri membri dell’UE e della NATO) stesse per prendere il sopravvento, ma l’Italia ha preferito seguire Tripoli. Il miglior scenario per la nostra Nazione è infatti che una fazione prevalga, in modo tale che l’Italia come governo si mobiliti per riportare ordine in Libia fermando la rotta migratoria in accordo con un nuovo governo libico unitario, in modo anche da gestire le risorse provenienti dalla Libia (paese, ricordiamo, ricco di petrolio). Non certamente fare le “belle statuine” e guardare mentre gli altri nostri “alleati” fanno affari di fronte al nostro naso e a nostre spese. Il governo però non parla mai di influenza in Libia e in più non investe nelle forze armate e nella guardia costiera per bloccare le partenze.Siamo passati dal blocco navale all’ingresso totale, contro i nostri interessi geopolitici strategici, la nostra sicurezza interna e contro la credibilità di un governo che, ancora una volta, si dimostra bullo con chi non può opporre resistenza e pecora con quelli che invece consideriamo nostri alleati, andando a farci come sempre, del male.