Di Riccardo

Cantami, o Diva, del Pelide Achille

l’ira funesta che infiniti addusse

lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco

generose travolse alme d’eroi

Così inizia il più famoso poema epico dell’intera cultura occidentale, l’Iliade. Amata e odiata da centinaia di generazioni studentesche, l’opera di Omero risulta essere un inno alla guerra e agli eroi che la combatterono. Infatti fin dall’inizio viene posta al centro dell’attenzione la figura del Pelide Achille, che prima porterà scompiglio tra gli Achei abbandonandoli e poi farà strage di nemici mosso da un sentimento di vendetta implacabile. 

L’intera storia è composta e mossa dagli eroi. Uomini e non che vivono nella così chiamata dalla classicista Eva Cantarella “Società della vergogna”, dove l’eroe è la sua fama ed è costretto a seguire un codice comportamentale rigido. Kalos kai agathos, bello e buono. Queste sono le principali caratteristiche che il poeta cieco attribuisce ai suoi personaggi, che dotati di lucenti armi compiono stragi di nemici sotto le alte mura di Troia. Imbattibili e audaci gli eroi si scontrano tra loro, seguendo una specifica ritualità nel combattimento, e fanno carneficina delle indifese masse di uomini comuni. L’Eroe contrapposto alla massa

Già per gli ascoltatori dell’opera nell’Atene del V secolo a. C. ciò risultava essere lo specchio di una società andata, che aveva lasciato il posto a una nuova. Le monarchie erano ormai abbattute e gli eroi già sostituiti dai cittadini. Il cambiamento non è solo politico, ma anche militare e culturale. Vengono istituite assemblee popolari e viene introdotta la falange come formazione da combattimento. Il singolo acquista importanza nella comunità, dove ha l’onere di compiere i suoi doveri civili e mantenere la formazione rigida difendendo il suo vicino in guerra. 

La figura dell’eroe omerico finisce e rinasce con Euripide nella sua Andromaca. Nel finale della tragedia Peleo, ultimo ed anziano baluardo di questa società, dopo aver perso tutto ciò che aveva si trova a vivere un sogno dove l’amata Teti gli profetizza la rinascita di una nuova stirpe di eroi, i Molossi. 

Con il passare del tempo le tematiche della letteratura greca si spostarono su temi ben diversi. I problemi della neonata classe borghese di età ellenistica divennero i topoi preferiti dei nuovi autori, ma la promessa fatta dalla divinità, al padre di colui che divenne uno dei guerrieri più famosi del mondo Occidentale, a ripensarci oggi è ancora valida e viva: una nuova stirpe di eroi è pronta alla nascita?