di Saturno

Il progressismo, come ideologia e come movimento politico, tenta di unire sotto la stessa bandiera gruppi e idee apertamente compatibili l’uno con l’altro, ma che ad un più attento sguardo si rivelano essere inconciliabili e incoerenti. Molte di queste contraddizioni vanno a danno delle donne, ovvero di una delle categorie che esso dichiara spesso di rappresentare.

Si guardi ad esempio alle posizioni di rivendicazione dei diritti delle donne e dei transessuali. Se chiunque può definirsi donna, parlare di diritti delle donne non ha più senso. Ad esempio che senso ha parlare di “quote rosa” se anche chi ha il pene può definirsi donna? Che senso ha dire che riguardo l’aborto, essendo una questione che riguarda il corpo della donna, gli uomini non dovrebbero giudicare e dare opinioni, se allo stesso tempo si accetta che degli uomini possono identificarsi in donna (e viceversa, facendo sì quindi che “uomini” possano restare incinta e partorire)? Che senso ha parlare di un problema di violenza sulle donne se la definizione accettabile di “donna” è “chi identifica se stesso in donna”?

Tra le tematiche care ai transessuali che vanno a danno delle donne c’è anche il voler eliminare quegli spazi privati separati per maschio e femmina come bagni, dormitori studenteschi e carceri. Quali sono i risultati di tutto questo? Per citarne qualcuno, è di qualche giorno fa la notizia che ha fatto scalpore riguardo una confraternita collegiale femminile con dentro un transessuale, le testimonianze delle ragazze costrette a conviverci sono del tipo “ha erezioni continue mentre ci guarda e lo vediamo perché indossa sempre i leggins” e “ogni sguardo e ogni azione ci mettono in soggezione, ci sentiamo vittime di violenza e abbiamo paura di stare in casa”. Le notizie che riguardano i transessuali nei carceri sono numerose ma ne citerò solo due, all’inizio di quest’anno è accaduto nel Regno Unito che un uomo, processato per aver stuprato due donne, è stato rinchiuso in un carcere femminile perché si identificava in donna. Nel luglio dell’anno scorso è capitato che in una prigione femminile statunitense un trans ha messo incinta due compagne di cella. Ma chi lo avrebbe mai detto che queste iniziative avrebbero portato ad un aumento di abusi e molestie sulle donne? Chissà perché in principio era stata creata questa separazione di certi spazi basata sul sesso, probabilmente per malvagità e bigotteria della società patriarcale.

Questo tipo di mentalità sta portando anche all’accettazione dei transessuali nelle categorie femminili di quegli sport tipicamente separati per sessi. Nel 2018 un (uomo) trans si è iscritto ad una competizione di sollevamento pesi femminile e, dovendo gareggiare contro sole donne, ha battuto 4 record. Ma oltre al sollevamento pesi è emblematico il caso degli sport di combattimento come la MMA, dove a uomini trans viene permesso di combattere contro delle donne. Come si fa a conciliare il diritto di un transessuale a poter partecipare negli sport femminili, col diritto delle donne vere a partecipare a competizioni organizzate in modo giusto, equilibrato ed onesto? La società occidentale è così malata che applaude al progresso e all’uguaglianza quando vede una donna ridotta col volto totalmente tumefatto e sanguinante poiché messa a combattere contro un atleta uomo fallito che ha voluto riciclarsi negli sport femminili dove è notevolmente avvantaggiato. “Il femminismo ha liberato le donne dalla dignità naturale del loro sesso e le ha trasformate in uomini inferiori” scriveva tempo fa un americano.

Poi vi è anche la questione dell’utero in affitto. Nella cultura omosessuale occidentale, i gay tentano sempre più di scimmiottare le coppie eterosessuali, ad esempio fondano loro chiese protestanti dove possono sposarsi con un rito religioso, ma anche cercando di procurarsi dei figli (altrui). In questo caso la donna viene strumentalizzata in funzione di incubatrice che deve sfornare un bambino da dare ad una coppia di omosessuali. E questo non è solo uno sfruttamento della donna, ma denota un forte lato classista. Quali sono le donne che accettano di prendere parte al processo di maternità surrogata per crescere in pancia un bambino da dare a degli sconosciuti? Non la moglie di Jeff Bezos o di Elon Musk, ma una qualche donna povera che ha disperato bisogno di soldi. E chi è che queste donne le paga? Chi quei soldi li ha. Oltretutto c’è anche una chiave di lettura “neocoloniale” in questa vicenda, visto che affittare una donna-incubatrice costa meno in quei Paesi relativamente poveri e poco sviluppati come l’India, il tutto per soddisfare un capriccio di coppie economicamente benestanti di omosessuali bianchi occidentali.

Infine vi è anche la questione dell’immigrazione. Piaccia o no, popoli estranei a una determinata civiltà hanno culture e valori talvolta incompatibili con quella civiltà. Ad esempio i Paesi islamici non hanno mai avuto quel passato storico che li ha portati a sviluppare una cultura che guardi a favore della parità dei sessi, bensì l’esatto opposto. Un fatto emblematico che dimostra come i progressisti, tutto sommato, si rendano conto di questo ma facciano finta di non vedere, è quando si parla (sia a livello mediatico che in discussioni comuni tra persone) di religione come pensiero bigotto, retrogrado, conservatore ed anti-progressista; ovviamente si parla sempre della religione dominante in Europa e in Occidente, ovvero il Cristianesimo. Quante volte ad esempio Fanpage ha cercato di mettere in ridicolo i cristiani integralisti nei loro eventi e nelle loro manifestazioni, facendo vedere come si oppongono a temi come l’aborto e l’omosessualità? Quante volte invece sono andati a rompere i coglioni ad un imam islamico e ai suoi fedeli? Beh dai forse è una buona idea promuovere idee progressiste e battersi anche per far arrivare in massa gente appartenente ad una cultura totalmente ostile a quelle idee. Recentemente ha fatto notizia che in Belgio un centinaio di studenti musulmani hanno assaltato un banchetto informativo LGBT accerchiandolo e gridando Allah akbar (“Allah è grande”) per poi lanciare bottiglie e sputare verso gli attivisti LGBT. Quando i fautori del mondialismo si renderanno conto di aver fatto una stronzata promuovendo le frontiere aperte per gli immigrati sarà ormai troppo tardi, peccato però che a rimetterci non sarà la comunità LGBT ma anche le donne in generale. È ormai un dato certo: in Europa c’è un enorme problema di criminalità commessa da allogeni a danno delle donne. Senza voler entrare nello specifico in caso per caso, si pensi ai fatti più gravi come quelli del capodanno di Colonia del 2016 o di Milano del capodanno 2022, si pensi alla gravità della situazione in Svezia, in Germania, in Francia e in certe zone dell’Italia.

Il progressismo ha creato, in nome della parità dei sessi e dei diritti delle donne, una società ostile alle stesse donne che diceva di voler rappresentare. Il dramma è che in molti ancora non se ne rendono conto.