Di Luca

Pochi giorni fa ci è giunta una interessante notizia dagli states. Il sindaco di New York ha fatto causa ai principali social network, in particolare Facebook, TikTok, Instagram e Youtube.

Sebbene siano proprio gli USA la culla di questa piaga anch’essi si stanno, seppur tardivamente, rendendo conto che la situazione è sfuggita di mano. Questo è ciò che vuole comunicare il sindaco di New York Eric Leroy Adams definendo la attuale situazione fra giovani e social una “Public health crysis“.
Depressione, ansia e disturbi dell’apprendimento sono la principale minaccia alla salute pubblica causata dai social.
A sostegno di questa tesi ci viene in aiuto la peculiare passione statunitense per le statistiche che dipingono un quadro a dir poco impressionante, ma che riflette ciò che avviene in maniera ridotta anche in Europa.
Secondo il dipartimento di salute e igiene mentale nel 2021 il 77% degli studenti delle scuole superiori della città passano oltre 3 ore al giorno davanti ad uno schermo (una media generale mondiale è di 2 ore giornaliere).
Al contempo il numero di studenti che ha mostrato sentimenti di arrendevolezza, sconforto è aumentato del 42% mentre il tasso di suicidio è incrementato di oltre il 34%.
Un altro dei più evidenti problemi sono legati alla soglia dell’attenzione che sono lievitati con il fenomeno dei video a breve durata con TikTok (inizialmente Musical.ly) poi diffusisi con i Reels di Instagram e gli Shorts su Youtube. Questo fenomeno definito “TikTok brain” dai ricercatori è stato analizzato da uno studio dell’Università cinese di Guizhou questi corti video autoconclusivi sono estremamente dannosi specialmente sui cervelli in via di sviluppo di bambini e adolescenti. In poche decine di secondi creano “brevi esplosioni di emozioni” che ricompensato il cervello. Il quale però si abitua a tenere alta la attenzione per solo brevi lassi di tempo, rendendo difficile per un soggetto rimanere concentrato su qualcosa di una durata superiore come ad esempio una lezione in aula.


Il sindaco newyorchese affronta i colossi social sul piano del rischio per la salute psicofisica degli utenti causato principalmente agli algoritmi creati dalle aziende che sono paragonabili a quelli impiegati nello sviluppo del gioco d’azzardo, per questo creano facilmente dipendenza. Un modo differente rispetto a quanto lo si sia visto fare negli ultimi anni dove sono stati criticati principalmente in merito a privacy, profilazione degli utenti e vendita dei dati personali. La cosa potrebbe avere dei risvolti decisamente positivi a livello globale. Creando un precedente di questo tipo potrebbero saltare all’occhio dei governi le problematiche legate all’aspetto sanitario causate dai social, ed adotteranno soluzioni che vadano oltre la banale sensibilizzazione. Un ottimo pretesto per finalmente legiferare norme che vadano a dettare linee guida o limitare gli algoritmi e le logiche delle piattaforme.
Di certo non si possono debellare i social network dal mondo di oggi ma quantomeno si può cercare di contenere gli effetti negativi che hanno sulla collettività causati dal design con cui sono sviluppati dalle aziende esclusivamente per innalzare i loro profitti.