Di Jean

Pisa, venerdì 23 febbraio. Centinaia di studenti perlopiù delle scuole superiori si radunano in Piazza Dante e danno il via ad un corteo non autorizzato tra bandiere palestinesi e slogan contro i bombardamenti a Gaza diretto verso la sede dell’Università Normale, ateneo accusato di sostenere lo Stato d’Israele e le violenze di quest’ultimo. Ad aspettare gli studenti c’è un cordone di celerini. Ne consegue una violenta carica: il bilancio è di diciotto studenti feriti, quasi tutti minorenni. Nelle stesse ore in altre città italiane hanno luogo cortei simili, organizzati principalmente dai centri sociali e dai collettivi studenteschi di sinistra. Così come a Pisa, anche in altri luoghi le forze dell’ordine brandiscono manganelli e feriscono decine di manifestanti. Con buona pace della destra filopoliziesca feticista di ordine e decoro, è doveroso condannare la violenza della celere specialmente se si considera la giovanissima età media dei partecipanti ai cortei. Fatti che ancora una volta mettono in evidenza la necessità di adottare misure di riconoscimento delle forze dell’ordine, una su tutte l’introduzione dei famosi codici identificativi sui caschi presenti sui caschi della stragrande maggioranza dei poliziotti europei. D’altronde non è una novità che tra le divise blu molto spesso si faccia un uso improprio della violenza: oltre ai più famosi omicidi di stato occorre ricordare le migliaia di manganellate distribuite a cortei pacifici (e a volte anche autorizzati) o a tifosi fuori dagli stadi. Prontamente l’intellighenzia di sinistra si è levata in difesa degli studenti manganellati. Persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una nota rivolta al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sostiene che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non giustifica la violenza. Certo è d’uopo condannare l’aggressività ingiustificata della polizia. Tuttavia non v’è stata la stessa indignazione quando nel 2020 e nel 2021 le vittime anziché essere i giovani di sinistra scesi in piazza a sostegno del popolo palestinese erano lavoratori autonomi che chiedevano di poter lavorare. Già dall’ottobre 2020 in diverse piazze si organizzarono manifestazioni contro l’imminente lockdown, da un lato misura contenitiva del contagio da covid19 (la cui validità scientifica è molto discutibile!) ma dall’altro lato il colpo di grazia alle piccole attività economiche già colpite da anni di crisi. Cortei, come quello delle Mascherine Tricolori partito da Campo de’Fiori a Roma, violentemente assaltati dalla celere. Un anno dopo i manganelli e gli idranti della polizia colpirono i portuali di Trieste che scioperavano contro il certificato vaccinale per poter lavorare. In queste occasioni nessuna levata di scudi a sinistra in difesa dei lavoratori, del proletariato tanto caro ai loro predecessori. Ma se da un lato è mancata la solidarietà con i piccoli imprenditori costretti a chiudere e con gli operai obbligati a vaccinarsi pur di lavorare, non sono mancati i vigliacchi incitamenti alla violenza ai danni dei manifestanti. Uno su tutti l’ex deputato di Più Europa Giuliano Cazzola che invocava i cannoni di Bava Beccaris (generale responsabile di oltre 1000 fucilazioni durante i moti di Milano nel 1898) contro i pericolosissimi “no vax”. Per non parlare delle decine di sedicenti intellettuali favorevoli non solo alle inutili misure restrittive ma giubilanti per assurde sanzioni nei confronti di chi usciva di casa o di chi non si vaccinava . La stragrande maggioranza della sinistra che in più occasioni ha condannato gli abusi di potere è finita in quegli anni per difendere ogni sopruso in nome della lotta ai non vaccinati. Non stupisce più tanto se si considerano tutte le volte in cui, con la scusa dell’antifascismo, anche le frange più estreme della sinistra solite a scendere in piazza con tanto di striscioni con scritte “acab”, invocano manganellate e carcere duro contro chi si raduna per commemorare i camerati caduti. Dal momento che gli studenti manganellati a Pisa appartengono però al mondo della sinistra, la polizia diventa automaticamente malvagia e serva dell’attuale governo di centrodestra, a detta loro “fascista”. Una ennesima dimostrazione del doppiopesismo della sinistra: la violenza della polizia è legittima e per di più sacrosanta solo se colpisce i loro avversari politici o chiunque osi ribellarsi ai loro assurdi divieti. In quel caso anche i guerriglieri più irriducibili potrebbero trasformarsi nei peggiori questurini. Se invece le manganellate invece colpiscono gli studenti di sinistra allora ogni poliziotto, anche il più indulgente che magari neanche ha partecipato alla carica, diventa il nemico assoluto.