di Saturno

Un aspetto davvero incredibile della recente escalation del conflitto israelo-palestinese è la spettacolarizzazione dei crimini di guerra israeliani su tik tok. I video fatti e caricati su questa piattaforma dagli stessi militari israeliani coinvolti nel conflitto sembrano surreali, solo per citare alcuni esempi del genere di video in questione: dei soldati israeliani su un furgone che guidano, sorridono e cantano a voce alta una canzoncina mentre trasportano dietro dei palestinesi imbavagliati, bendati e legati con mani dietro la schiena; un video edit di una ruspa manovrata da un israeliano mentre demolisce edifici sulla striscia di Gaza montato per andare a ritmo con la musica; un soldato israeliano che riprendendosi con le rovine di Gaza alle spalle dice ironicamente “per tutti quelli che si chiedono come mai non c’è educazione a Gaza, ops, è perché gli abbiamo fatto cadere missili addosso, ooh che peccato”. A tal riguardo consiglio questo video youtube che mostra diversi di questi video parlando del fenomeno.

Già Progetto Razzia ha recentemente fatto un video dove ha parlato in modo ampio di Israele e l’uso strategico del terrore (vi consiglio di vedere anche tale video). Prendendo spunto da esso volevo aggiungere un ulteriore chiave di lettura alla vicenda, facendo un  ragionamento a riguardo molto più circoscritto e da un punto vi vista che forse non è stato fatto abbastanza presente.

Per quanto sia vero che l’uso sistematico di azioni terroristiche in guerra può effettivamente portare ad un vantaggio militare in quanto col tempo si indebolisce la volontà di combattere della popolazione dello Stato nemico (esempi storici di questo possono essere visti nei bombardamenti terroristici degli alleati in Italia durante la seconda guerra mondiale, oppure nei massacri di civili bianchi e di “collaborazionisti” neri che i comunisti facevano in Rhodesia durante la guerra civile), la spettacolarizzazione dei crimini di guerra israeliani su tik tok che stanno attuando i soldati israeliani senza troppe restrizioni della piattaforma e con l’evidente tacita approvazione da parte delle autorità israeliane, è un fenomeno che andrebbe forse visto più in funzione di una pulizia etnica che di motivi strettamente militari.

Israele ha ampiamente dimostrato la sua storica volontà di attuare una sostituzione etnica della componente araba nella regione palestinese con una ebraica, partendo con le espulsioni di massa degli anni ‘40 durante la nascita dello Stato di Israele per arrivare al fenomeno ancora attuale dell’invio di coloni in insediamenti ebraici illegali in espansione su territori esterni all’autorità israeliana. Oltretutto da quando è iniziata la recente crisi vi sono stati vari politici israeliani (solo per citarne alcuni: Galit Distel-Atbaryan, Bezalel Smotrich, Nissim Vaturi, Itamar Ben-Gvir) che hanno pubblicamente invocato la distruzione totale di Gaza, anche l’ex ambasciatore israeliano in Italia ha affermato pubblicamente in TV che “Per noi c’è uno scopo: distruggere Gaza, distruggere questo male assoluto”.

Mostrare ai palestinesi (e al mondo intero) che i soldati israeliani non hanno pietà nemmeno di civili affamati che vanno a raccogliere aiuti umanitari, e che mentre distruggono le case degli arabi con un pezzo d’artiglieria caricato da uno vestito in costume da dinosauro, e le saccheggiano prendonoli pure per il culo con musichette, balletti, e “sketch comici” in mezzo alle rovine, è un tipo di comunicazione che, vendendo per lo meno tollerata sia dall’esercito che dalle autorità civili (se così non fosse, se gli autori di questi video fossero puniti, non ce ne sarebbero così tanti online) è quindi un messaggio chiarissimo rivolto ai palestinesi: andatevene.

L’uccisione di ogni singolo arabo nei territori di Gaza sarebbe troppo persino per Israele, sia per motivi tecnici, che in termini di conseguenze in politica interna ed estera. Dunque il modo più realistico per raggiungere l’eliminazione della componente araba in quei territori è quello di “convincere” gli arabi stessi ad andarsene rendendogli la vita impossibile, tramite soprusi di tutti i tipi nei momenti più tranquilli e tramite distruzioni e uccisioni arbitrarie di massa nei momenti di scontro come questo. La diffusione di tali video, talvolta anche demenziali e creati per iniziativa di singoli individui ignobili, può servire quindi come strumento per moltiplicare l’effetto psicologico che hanno questi crimini di guerra verso la componente etnica che li subisce e che si vuole mandare via. Rendendo ancora più plateali i massacri, le violenze e i saccheggi si aumenta la pressione (anche verso altri Stati e organizzazioni internazionali) affinché vi sia una fuga (permanente) di masse rifugiati verso altre parti del mondo.