Di Sara

Percy Wyndham Lewis: pittore, scrittore, rivoluzionario. Nato nel 1882 ad Amherst e scomparso nel 1957 a Londra, Lewis non si è mai accontentato di essere un semplice osservatore del suo tempo. Ha sfidato, infatti, le convenzioni artistiche con i suoi dipinti bellici ed il suo stile feroce e disumanizzante.

Wyndham Lewis, nel fervore artistico dei primi del Novecento, non si accontentò di seguire le correnti esistenti. Tra il 1913 e il 1915, guidato da un desiderio di novità e critica, forgiò il vorticismo. Unendosi a Ezra Pound, trasformò la sua attrazione per il cubismo e la sua insoddisfazione per il futurismo in una sintesi esplosiva, dando vita a un movimento che puntava a catturare l’essenza dinamica della modernità senza perdere in struttura. BLAST, la rivista vorticista, divenne la tromba di battaglia di questo nuovo ordine artistico, attaccando con veemenza le convenzioni e promuovendo una visione radicalmente nuova del mondo.

Una delle sue prime opere più importanti prende il nome di The Wild Body (1927), una collezione di racconti che emerge come una deflagrazione contro il convenzionalismo sia nel contenuto che nella forma. In The Wild Body, Lewis dipinge un panorama grottesco di figure disadattate, incarnazioni vivide dell’insofferenza dell’autore verso l’ordine sociale stabilito. Questo universo narrativo è abitato da personaggi che, nella loro primitività e natura predatrice, rappresentano una celebrazione dell’elemento selvaggio dell’esistenza. È una ribellione contro la sterilizzazione della vita moderna, un grido per il ritorno a un’energia più grezza e vitale, considerata da Lewis come fondamentale per la rigenerazione dello spirito umano. 

Tarr (1918) è considerato il capolavoro di Lewis. Ambientato nella Parigi prebellica, il romanzo esplora le dinamiche complesse tra i membri della comunità artistica di Montmartre, con un’enfasi particolare sulle relazioni interpersonali e sul contrasto tra autenticità artistica e pretensione. La storia si focalizza su due figure in particolare, l’inglese Frederick Tarr e il tedesco Otto Kreisler, ai quali equivalgono le due figure femminili di Bertha e Anastasya. All’intelligenza lucida e autenticamente artistica di Tarr equivale l’acutezza e intelligenza spregiudicata di Anastasya, mentre all’ottusità dello pseudo artista Otto equivale la superficialità della borghese Berta. La storia è condotta con sarcasmo e ironia, incentivata dal rifiuto sprezzante di Lewis nei confronti del mondo artistico dei suoi tempi, tipicamente socialista e freudiano. La figura di Frederick Tarr, con le sue qualità “meccaniche” di freddezza e lucidità, trasforma l’autolesionismo modernista in una forza distruttiva proiettata verso l’esterno, incarnando la tensione nietzscheana dello slancio vitale. Lewis, con Tarr, infatti, rifiuta l’immersione nell’introspezione psicologica a favore di un’esplorazione dell’esteriorità, utilizzando una prosa dura e “scabra” che mira a disumanizzare e oggettivizzare i personaggi per coglierne l’essenza attraverso la tangibilità degli oggetti piuttosto che attraverso analisi interne.

Parimenti sprezzante è il tono di Revenge for Love (1937) dove Lewis dipinge con disprezzo l’idealismo astratto degli intellettuali inglesi di sinistra, annoiati ed infatuati dal comunismo, negli anni precedenti lo scoppio della guerra civile spagnola, durante la quale è ambientato l’inizio del romanzo. 

Dei suoi scritti più “controversi” sicuramente si può ricordare Hitler (1931) che testimonia la sua adesione, soprattutto negli anni ‘30, all’ideologia fascista, consolidata poi dal suo contributo nella British Union Quarterly del partito di Mosley. Nel 1936, inoltre, scrisse Left Wings over Europe: or, How to Make a War About Nothing in cui si oppose alla guerra in corso, affermando che la popolazione inglese non aveva supportato la dichiarazione di guerra contro la Germania. 

In un’epoca che premiava la conformità e la debolezza, la sua arte e le sue parole erano granate lanciate nei salotti buoni dell’intellettualità, scandalizzando i benpensanti con le sue idee sempre controcorrente. La sua eredità non è tanto nei contenuti che ha creato, quanto nella sfida che ha lanciato: osare, sempre. Un maestro del contraccolpo culturale, la sua figura rimane un monito vivente che l’arte vera non cerca approvazione, ma genera discussione.