di Patrizio

L’Italia é la terra dei grandi palazzi, di magnifici monumenti, maestose costruzioni edili. É evidente ormai però come, in molte zone, le infrastrutture cadano a pezzi.
Molte delle vecchie opere sono ancora in uso anche se di pericolosa agibilità, senza alcun piano di modernizzazione o di ristrutturazione.

Un esempio eclatante, sono le scuole: gli edifici sono infatti decadenti e fortemente pericolosi per gli studenti frequentanti. Altri esempi di grave negligenza possiamo trovarli negli stadi, nelle strade, negli ospedali e nelle stazioni di treni e autobus. Molte di queste strutture, costruite durante il fascismo, reggono ancora oggi. Alcuni acquedotti invece addirittura furono edificate in periodo romano antico. Questo, nonostante detti a favore della pregevole manifattura, é anche sintomo di assoluto menefreghismo delle istituzioni e delle classi dirigenti che si sono susseguite negli ultimi 80 anni.

Al centro-nord il problema é meno pesante, ma comunque presente: tra crolli, chiusure di intere zone degli edifici, infiniti lavori per piccole ristrutturazioni isolate. Secondo l’Osservatorio sicurezza nelle scuole, 18.889 edifici scolastici (pari al 47% del totale) sono stati costruite prima del 1976. Solo da settembre ad oggi ci sono stati 24 crolli strutturali nelle scuole italiane, da aggiungere ai 61 registrati durante lo scorso anno scolastico, per un totale di 85 crolli nel 2023. Numeri spaventosi se si pensa che sotto i tetti ci siano gli studenti, che tra problemi edili e rischi in alternanza scuola lavoro/PCTO sono sempre sul “chi va là?”.

Spesso sentiamo i detrattori del fascismo fare uscite irridenti verso il piano nazionale di costruzione di nuovi edifici e la fondazione di nuove città, ma questi sono i risultati: dopo 80 anni, ci si basa ancora su molte delle opere del periodo razionalista per tirare avanti.
La ripresa economica e sociale di una nazione parte anche dalla costruzione di vere e proprie colonne, dando spazio alla simbiosi Uomo-società tramite edifici degni. Un vero e proprio piano infrastrutturale per ridonare grandezza a una Terra che ha dato i natali a veri e propri geni dell’architettura pubblica.

In foto: Piazza dei Cavalli a Piacenza.

“Piacenza: il fascismo repubblicano confermò la destinazione di Piazza dei Cavalli a centro degli affari e dei commerci.
Le radici storiche, a cui sempre il fascismo si richiama, sono evocate dall’imponente
Palazzo Gotico di origine medioevale e dal
Palazzo del Comune -sede del Podestà, ora Commissario prefettizio – e dalla piazza Cavalli, orfana dall’aprile 1943 delle statue equestri di Ranuccio e Alessandro Farnese, capolavori d’epoca barocca realizzati da Francesco Mochi nei primi decenni del XVII secolo. I due possenti bronzi erano stati ricoverati in luogo sicuro per timore dei bombardamenti.
Sul lato nord si erge il neoclassico Palazzo del Governatore di Lotario Tomba, ridenominato Palazzo dell’Economia
Corporativa.
La modernità del governo fascista si palesa nei due grandi Palazzi dell’INA e dell’INPS con tanto di torre littoria, edificati nel 1937 e nel 1940 ed espressione al contempo di una visione tutta littoria del razionalismo architettonico e di interventismo statale.
La cittadinanza continuava a partecipare agli eventi pubblici del fascismo, con nuovi simboli ed eroi, sebbene le dure condizioni imposte dalla guerra, li rendessero sempre più rari.”